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LA VIGILANZA MACROPRUDENZIALE IN ITALIA: attività del Comitato per le politiche macroprudenziali e le condizioni del sistema finanziario nel 2024 | Studio Legale Tidona e Associati


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Di Antonio Pezzuto, ex Dirigente della Banca d’Italia

 

Il d.lgs. 207/2023, dando attuazione alla Raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico (European Systemic Risk Board, ESRB)[1], ha istituito anche in Italia un comitato, denominato Comitato per le politiche macroprudenziali, con il compito di contribuire, attraverso la sua azione, a contrastare l’accumulazione e la propagazione dei rischi, promuovendo la capacità del sistema finanziario italiano di assorbire shock esterni che possono minacciarne il corretto finanziamento.

Più in dettaglio, il Comitato, che agisce in maniera indipendente:

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  • analizza i rischi per la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso e definisce strategie e obiettivi intermedi per il suo perseguimento, con facoltà di effettuare segnalazioni al Governo in materia di rischio sistemico;
  • indirizza raccomandazioni alle autorità che lo compongono;
  • invia segnalazioni al Parlamento, al Governo, ad altre autorità, enti pubblici e organismi dello Stato in merito all’opportunità di adottare misure, anche normative, volte a salvaguardare la stabilità del sistema finanziario italiano;
  • esprime pareri sulle proposte di atti normativi rilevanti per i suoi obiettivi;
  • elabora e attua metodologie e procedure per identificare le istituzioni e le strutture finanziarie con rilevanza sistemica.

Inoltre, può richiedere dati e informazioni necessari all’esercizio delle sue funzioni a soggetti pubblici e privati che svolgono attività di rilievo ai fini della stabilità finanziaria, anche se non sottoposti a vigilanza prudenziale.

Al Comitato partecipano il Presidente della Consob, il Governatore della Banca d’Italia, che lo presiede, il Presidente dell’IVASS e il Presidente della Covip in rappresentanza delle rispettive autorità. Alle sedute assiste il Direttore generale del Tesoro, senza diritto di voto.

Il Comitato si riunisce almeno due volte l’anno e dà conto del suo operato presentando al Governo e alle Camere una relazione annuale.

Nel 2024 il Comitato si è riunito due volte. Nella riunione del 5 luglio il Comitato ha discusso la bozza del regolamento interno[2] e ha esaminato i rischi derivanti dalla congiuntura economica, dall’evoluzione dei mercati immobiliari internazionali e dall’andamento delle condizioni sui mercati finanziari, sottolineando che le principali vulnerabilità dell’Italia sono riconducibili al possibile acuirsi delle tensioni geopolitiche, a una crescita dell’economia debole e a fattori strutturali, come la bassa produttività del lavoro. E’ stata inoltre sottolineata la necessità di attuare politiche di bilancio responsabili per ridurre la vulnerabilità del Paese a possibili episodi di contagio associati a tensioni provenienti dall’estero.

Nella riunione del 13 dicembre, il Comitato ha rilevato che i principali rischi di breve termine per l’Italia derivano dal contesto esterno, a causa del perdurare di tensioni geopolitiche internazionali, dall’introduzione di misure più protezionistiche e da incertezze politiche in alcune economie avanzate.

Il 7 marzo scorso il Comitato ha pubblicato la relazione sulla propria attività, dalla quale si ricavano informazioni utili sulle condizioni del sistema finanziario italiano e sui rischi potenziali a cui è esposto il nostro paese. L’esposizione a questi rischi, prevalentemente di natura esogena, è amplificata dalla scarsa crescita economica e dall’elevata consistenza del debito pubblico.

Nel corso del 2024 il Comitato non ha adottate decisioni di politica macroprudenziale, valutando sufficienti quelle poste in essere dalle singole autorità di settore[3].

Nel 2024 le condizioni macrofinanziarie del nostro Paese sono rimaste stabili. In presenza di forti tensioni internazionali e di una elevata incertezza politica in alcuni paesi avanzati, la debolezza della crescita del PIL (0,7 per cento nell’anno) e il consistente debito pubblico (135,2 per cento in rapporto al prodotto, in lieve aumento rispetto al 2023) rappresentano i principali elementi di rischio per il sistema finanziario italiano.

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In prospettiva, la riduzione dei tassi di interesse, in conseguenza dell’allentamento della politica monetaria, e il recupero del potere d’acquisto delle famiglie, favorito dal calo dell’inflazione e dalla graduale ripresa della retribuzione, potrebbero dare un impulso positivo all’economia.

Nel 2024 le condizioni dei mercati finanziari italiani si sono mantenute distese, favorite dalla prospettiva di riduzione dei tassi di interesse di riferimento della politica monetaria. L’indicatore delle condizioni di stress finanziario (financial stress conditions index, FSCI) per l’Italia si è mantenuto su valori contenuti. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e i corrispondenti bund tedeschi (spread) è sceso di circa 50 punti base, collocandosi intorno a 115 punti alla fine dell’anno. L’ offerta di titoli di Stato sul mercato primario si è confermata elevata e le condizioni di liquidità su quello secondario sono migliorate. Il mercato azionario ha registrato una dinamica positiva: l’indice generale è cresciuto del 10,3 per cento, trainato dal settore bancario. Le vulnerabilità provenienti dal mercato immobiliare sono state giudicate contenute, pur in presenza di squilibri accumulati in questo comparto in altri paesi che potrebbero provocare episodi di contagio.

La condizione finanziaria delle famiglie si mantiene solida, in virtù di un indebitamento molto basso nel confronto internazionale e di un lieve aumento del reddito disponibile. Qualche perplessità ha suscitato tuttavia la tendenza espansiva degli investimenti in certificates e in cripto-attività, strumenti finanziari caratterizzati da un’elevata carica di rischio. I primi perché possono cagionare ai detentori perdite, anche ingenti, al verificarsi di scenari di mercato sfavorevoli; le seconde perché i loro prezzi tendono ad essere spesso molto volatili. In considerazione di ciò, il Comitato ha rimarcato la necessità di continuare a seguire con attenzione gli sviluppi del fenomeno, anche con riferimento all’adeguatezza delle competenze finanziarie dei sottoscrittori e alla loro capacità di fronteggiare eventuali perdite.

La redditività delle imprese ha mostrato una flessione, dopo tre anni di crescita, ma rimane elevata: il margine operativo lordo (MOL) si è ridotto del 5 per cento. E’ proseguita la riduzione della leva finanziaria, misurata dal rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto valutato ai prezzi di mercato, che ha toccato il livello più basso degli ultimi venti anni[4]

Le condizioni del settore bancario si mantengono buone, pur in presenza di criticità legate al perdurare di una forte incertezza del contesto geopolitico internazionale e dalla bassa crescita dell’economia italiana.

La qualità degli attivi rimane nel complesso soddisfacente (il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale dei finanziamenti erogati (non performing loans ratio, NPL ratio) a giugno si commisurava all’1,5 per cento al netto delle rettifiche), la redditività, sostenuta dall’aumento del margine d’interesse e, in misura minore, delle commissioni, ha raggiunto livelli apprezzabili (il ROE (return on equity) è risultato pari al 14,3 per cento nel primo semestre), il costo marginale della raccolta è diminuito, pur restando su livelli superiori a quelli registrati prima della fase di rialzo dei tassi di policy iniziata nel 2022, le condizioni di liquidità e la posizione patrimoniale si sono confermate solide (il liquidity coverage ratio e il net stable funding ratio si sono mantenuti su valori alti (in media 177 e 134 per cento, rispettivamente) e comunque superiori al minimo regolamentare (100 per cento) per tutte le banche; il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio (CET 1 ratio) del settore ha raggiunto nel primo semestre il 15,9 per cento, in aumento di 30 punti rispetto alla fine del 2023. A giugno il livello medio di patrimonializzazione delle banche significative italiane era superiore di 40 punti a quello medio del complesso degli intermediari dei paesi partecipanti al Meccanismo di vigilanza unico.

I rischi derivanti dal comparto assicurativo sono ritenuti moderati. La situazione patrimoniale delle compagnie poggia su basi solide, la redditività è migliorata e le condizioni di liquidità appaiono soddisfacenti, grazie all’aumento della raccolta e alla flessione dei rischi di liquidità, che permangono tuttavia rilevanti per il persistere dei riscatti di polizza vita su livelli ragguardevoli.

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A giugno 2024 l’indice di solvibilità è sceso lievemente rispetto a dicembre 2023 (dal 258 al 253 per cento), mantenendosi peraltro su valori elevati. I risultati dello stress test condotto in ambito europeo nel 2024 confermano che il sistema assicurativo italiano rimarrebbe solvibile anche in presenza di uno shock particolarmente avverso.

La redditività della gestione vita è stata negativa (-9 per cento), ma in miglioramento nel confronto con l’analogo periodo del 2023, grazie anche all’aumento della raccolta premi. La gestione danni ha registrato un incremento della redditività (8 per cento), riconducibile prevalentemente alla crescita della raccolta premi nei settori non auto. Il rischio di liquidità è in diminuzione, ma ancora rilevante: la raccolta è aumentata e il rapporto tra riscatti e premi è migliorato.

I rischi per la stabilità finanziaria riconducibili all’attività dei fondi pensione sono bassi. Nei primi nove mesi del 2024 i contributi ricevuti dalle forme pensionistiche complementari sono aumentati del 7.9 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. nell’analogo periodo i risultati delle gestioni sono stati positivi, sospinti dall’andamento favorevole dei mercati finanziari.

Alla fine del trimestre del 2024 l’ammontare complessivo delle risorse del settore della previdenza complementare si ragguagliava a 238 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 6 per cento rispetto a dicembre 2023.

I fondi pensione sono esposti a rischi di liquidità contenuti poiché, a fronte di investimenti di medio e lungo termine, sussistono stringenti limiti alla possibilità di ritirare in anticipo i risparmi accumulati.

La solidità del sistema dei fondi pensione trova spiegazione anche nella scelta compiuta dal legislatore nazionale di adottare come unico regime di funzionamento quello della contribuzione definita, eliminando la possibilità di squilibri tra attività e passività,

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In sintesi, lo stato di salute del sistema finanziario italiano è nel complesso soddisfacente: il settore bancario può contare su elevati livelli di redditività e su una posizione patrimoniale solida; il comparto assicurativo ha registrato un aumento della raccolta e una flessione dei rischi di liquidità, e denota un grado consistente di patrimonializzazione; i rischi del settore del risparmio gestito e quello dei fondi pensione sono contenuti, anche per effetto delle loro caratteristiche strutturali.

Cosicché i principali rischi per la stabilità finanziaria del nostro Paese appaiono riconducibili al contesto esterno, contraddistinto da diffuse incertezze e dall’intensificarsi delle tensioni geopolitiche.

 

Note:

[1] In ambito europeo, l’ESRB analizza i rischi sistemici all’interno dell’unione e ha il potere di indirizzare segnalazioni e raccomandazioni all’Unione, agli Stati membri e alle autorità di vigilanza europee e nazionali per promuovere l’adozione di misure correttive.

[2] Il Regolamento è stato approvato in via definitiva il 12 luglio 2024.

[3] Nell’ambito delle sue competenze, la Banca d’Italia può: i) imporre le riserve di capitale previste dalla normativa europea (la riserva di capitale anticiclica, le riserve di capitale a fronte del rischio sistemico e le riserve di capitale per le istituzioni creditizie a rilevanza sistemica); ii) utilizzare strumenti macroprudenziali non armonizzati della normativa europea, come quelli basati sulle caratteristiche della clientela bancaria e dei finanziamenti (c.d. misure borrower based); iii) vietare o limitare la commercializzazione, la distribuzione o la vendita di strumenti finanziari. Nell’anno di riferimento ha attivato una riserva di capitale a fronte del rischio sistemico dell’1 per cento, di cui lo 0,5 per cento da costituire entro la fine del 2024 e la parte rimanente entro il 30 giugno 2025.

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[4] Comitato per le politiche macroprudenziali, Comunicato stampa del 13.6.2025.

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