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Incertezze geopolitiche frenano il mercato del lavoro in Svizzera


Il mercato del lavoro in Svizzera rischia di degradarsi entro la fine dell’anno a causa delle numerose incertezze geopolitiche. È l’avvertimento lanciato dagli esperti del settore, che rilevano come, in attesa di un quadro più chiaro, molte aziende abbiano bloccato le assunzioni.

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I tagli agli impieghi si sono moltiplicati negli ultimi mesi: il gruppo mediatico TX Group, l’azienda energetica Groupe E, lo specialista del trasporto ferroviario FFS Cargo, La Posta, la sua filiale Postfinance, il gestore patrimoniale Julius Bär e altri. Questa tendenza non ha risparmiato il settore pubblico: anche l’Ufficio federale di statistica (UST) ha annunciato un giro di vite.

Questi licenziamenti non si riflettono ancora nel tasso di disoccupazione compilato mensilmente dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco). A maggio era stabile al 2,8%. I dati di giugno sono attesi per il 4 luglio.

Ma la tendenza è più visibile se si analizzano le cifre assolute: a maggio, il numero di disoccupati era aumentato del 21,3% rispetto a un anno prima, ovvero di 22’479 individui, per un totale di 127’944 persone in cerca di lavoro.

L’impennata di assunzioni registrata fino al 2024 si è normalizzata e la crescita è notevolmente rallentata, osserva Michael Siegenthaler, esperto del mercato del lavoro presso il Centro di ricerca economica del Politecnico federale di Zurigo (KOF), interpellato dall’agenzia Awp. “Il periodo di forte crescita dopo la pandemia di Covid è finito e le nubi si stanno addensando”.

“Le incertezze provocate dall’amministrazione Trump pesano sull’economia mondiale e quindi sulla Svizzera”, prosegue Siegenthaler, per il quale l’andamento del mercato del lavoro dipenderà molto dall’applicazione o meno dei dazi annunciati dal presidente americano. A suo avviso, il mercato del lavoro svizzero dovrebbe cavarsela se i dazi saranno misurati, ma se saranno elevati, il tasso di disoccupazione potrebbe superare il 3,5%.

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“Di fronte alle numerose incertezze che si sovrappongono ai dazi doganali, al conflitto in Medio Oriente e alla crisi economica in Europa, le imprese frenano i loro investimenti”, osserva dal canto suo Anne Donou, direttrice per la Romandia della società di consulenza von Rundstedt. “Siamo in un periodo di attesa, sia in termini di assunzioni che di licenziamenti. Di conseguenza, le aziende stanno optando per la mobilità interna o per il lavoro temporaneo”. Le nuove assunzioni sono state congelate.

Diversi settori sono colpiti da questo rallentamento, in particolare l’industria, ma anche i settori alberghiero, delle esportazioni e dell’informatica, elenca Donou, rilevando che la congiuntura non permette di creare domanda e posti di lavoro.

Dopo una crescita moderata quest’estate e in autunno, la situazione potrebbe migliorare verso la fine dell’anno, prevede Siegenthaler. La Germania e altri Paesi vicini, così come gli Stati Uniti, hanno annunciato programmi di investimento nella difesa e nelle infrastrutture, “di cui beneficerà anche la Svizzera”, secondo l’esperto del KOF.

Paradossalmente, la carenza di manodopera qualificata rimane all’ordine del giorno. Siamo tornati al livello del 2019, secondo Siegenthaler, che sottolinea come quasi tutti i settori siano interessati dal fenomeno, in particolare l’edilizia, la sanità e i servizi sociali.

Per l’intero anno in corso, la Seco ha alzato le previsioni sul tasso di disoccupazione al 2,9% in media e al 3,2% per il 2026, rispetto al 2,8% per ciascuno dei due periodi precedenti. Nel 2024, il tasso di disoccupazione era del 2,4%. Il KOF prevede un tasso di disoccupazione del 2,9% nel 2025 e del 3,0% l’anno successivo.



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