Ha ancora un valore il Made in Italy? Come si è evoluto nel tempo? E cosa rappresenta oggi? A queste domande risponde il libro dal titolo Bello e ben fatto – Il prodotto italiano rilancia la Manifattura (Autori vari, ESTE, 2025), opera corale che indaga l’essenza e le trasformazioni del Made in Italy, mettendone in luce sfide e prospettive. Come sottolinea nella sua introduzione Chiara Lupi, Direttrice Editoriale della casa editrice ESTE e curatrice del volume, il Made in Italy incarna una cultura millenaria ed è espressione di un saper fare unico per eccellenza. Ma se la sua forza simbolica e valoriale è intatta, la Manifattura italiana si trova in una fase di contrazione. Da qui l’urgenza di un rilancio del settore, ma anche di una riflessione consapevole.
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Il libro accompagna il lettore in un viaggio attraverso il concetto di prodotto italiano, sottolineando come il futuro della nostra economia e della società italiana dipenda dalla capacità di affrontare con lucidità le trasformazioni tecnologiche, organizzative e culturali in atto. Il messaggio principale è che le fondamenta di un nuovo Made in Italy – più evoluto, completo e sostenibile – sono già presenti, ma spetta al mercato riconoscerle e tradurle in azioni concrete. “Il volume non propone soluzioni semplicistiche, ma stimola riflessioni profonde e offre strumenti concreti per affrontare con lungimiranza le sfide attuali e future”, scrive nella prefazione Gianni Dal Pozzo, Amministratore Delegato di Considi, società di consulenza specializzata in lean management che ha sostenuto il progetto del libro.
Il Made in Italy evolve con la transizione tecnologica
Tra i fili conduttori principali dell’opera emergono la centralità del prodotto come leva strategica, la necessità di investire in Ricerca e Sviluppo, l’adozione di tecnologie digitali, la sostenibilità dei processi e la valorizzazione del lavoro come fondamento dell’identità manifatturiera. Il saggio di apertura di Fabio Cappellozza, Presidente di Considi, definisce il perimetro concettuale della proposta, sottolineando come il prodotto debba tornare al centro delle strategie industriali, in una prospettiva che valorizza l’artigianalità evoluta e la capacità di rinnovarsi senza perdere le radici. Seguono le riflessioni di Nicola Costantino, Professore di Ingegneria Economico Gestionale, già Rettore di Politecnico Di Bari, che esamina la proiezione del prodotto italiano sui mercati globali.
Successivamente Marco Taisch, Professore di Advanced & Sustainable Manufacturing del Politecnico di Milano, affronta il tema cruciale della ricerca, innovazione e proprietà intellettuale, evidenziando le sfide del Made in Italy nella transizione tecnologica. Con un taglio più sociologico, Flaviano Celaschi, Professore di Disegno Industriale dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, esplora la nozione di “neomerci”, oggetti che incarnano nuove forme di relazione e significato, mentre Bianca Maria Colosimo, Professoressa presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica del Politecnico di Milano, si concentra sull’impatto della manifattura additiva nel ridefinire la forma e la funzione del prodotto italiano.
Prendersi cura del prodotto e delle persone
Il rapporto tra Intelligenza Artificiale (AI) e Manifattura è al centro di due contributi: Emanuele Frontoni, Professore di Informatica e Co-Director del Vision, Robotics & AI Lab all’Università di Macerata, esplora come la cultura del dato possa potenziare il Made in Italy; Benedetta Giovanola, Professoressa di Etica dell’Università degli Studi di Macerata, riflette sul ruolo dell’etica dell’AI, con particolare attenzione alle Piccole e medie imprese (PMI).
La sostenibilità, altra direttrice strategica del futuro industriale, è approfondita da Giovanni Francesco Massari, Ricercatore Tenure-Track di Ingegneria Economico-Gestionale presso il Politecnico di Bari, e da Ilaria Giannoccaro, Professoressa di Ingegneria Economico-Gestionale del Politecnico di Bari, che propongono l’economia circolare come motore di competitività.
Il libro si chiude con due saggi più orientati al capitale umano e ai modelli organizzativi: Marco Bentivogli, Coordinatore Nazionale di Base Italia rilancia il “lavoro ben fatto” come leva per una manifattura di qualità; Alfredo De Massis, Professore di Imprenditorialità e Family Business della Libera Università di Bolzano, e Vittoria Magrelli, Ricercatrice presso il Centre for Family Business Management della Libera Università di Bolzano, introducono la “grammatica della cura”, secondo la quale fare bene non significa solo produrre qualità, ma anche prendersi cura del lavoro, delle persone, dell’ambiente, delle idee – come nuovo principio organizzativo, capace di armonizzare produttività, benessere e senso del lavoro.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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