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“Sì a incentivi per l’economia circolare”




La Commissione Ue ha presentato il nuovo quadro sugli aiuti di Stato, valido fino al 2030, per sostenere la decarbonizzazione e rilanciare la competitività industriale nel contesto del Clean Industrial Deal. Gli Stati membri potranno finanziare progetti legati alle tecnologie pulite, incluso il riciclo e l’utilizzo di materie prime secondarie, con prestiti o garanzie per i privati fino a 250 milioni di euro


Gli Stati membri potranno attivare incentivi per promuovere la sostituzione di materie secondarie alle risorse vergini e per ridurre i rischi legati agli investimenti privati nello sviluppo di soluzioni di economia circolare. Lo chiarisce la nuova disciplina sugli aiuti di Stato, presentata ieri dalla Commissione Ue con una comunicazione inserita nel quadro delle misure di supporto al Clean Industrial Deal, la strategia di sviluppo con la quale Bruxelles punta a tenere assieme decarbonizzazione e rilancio della competitività industriale. Il nuovo quadro regolatorio sarà attivo fino al 31 dicembre 2030 e, chiarisce Bruxelles, dovrà aiutare gli Stati membri a “promuovere lo sviluppo dell’energia pulita, della decarbonizzazione industriale e delle tecnologie pulite”.

Proprio nell’ottica del connubio tra spinta alla decarbonizzazione e rilancio della competitività, i nuovi regimi statali di sostegno dovranno puntare a sviluppare ulteriore capacità produttiva nell’industria delle ‘clean tech’, incluso un ampio ventaglio di tecnologie di decarbonizzazione: dalle rinnovabili all’elettrificazione, passando per idrogeno, biomassa e stoccaggio del carbonio. Gli aiuti potranno essere rivolti anche a progetti di investimento che prevedano l’utilizzo di materie prime secondarie o la produzione di materie prime critiche naturali o riciclate.

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Pur non prevedendo un capitolo specifico sul riciclo, il nuovo quadro di aiuti chiarisce che questo “non pregiudica la possibilità degli Stati membri di istituire regimi di aiuto volti a sostenere investimenti che rafforzino l’economia circolare“, così come previsto dalla disciplina sugli aiuti per clima ambiente ed energia del 2022. Anche se esclusi dall’ambito di applicazione della comunicazione, assicura Bruxelles, i regimi di sostegno all’economia circolare attivati dagli Stati membri saranno valutati “in via prioritaria” e potranno essere attivati senza notifica preventiva nel rispetto delle condizioni previste dal regolamento europeo su aiuti di Stato e mercato interno del 2014. In più, sia in materia di economia circolare che di energia, gli Stati membri potranno offrire prestiti o garanzie fino a un massimo di 250 milioni di euro (cumulabili con altre forme di aiuto) per ridurre il rischio dei progetti di investimento privati.

Se riciclo ed economia circolare restano tutto sommato marginali nel nuovo quadro di aiuti disegnato da Bruxelles – che in sostanza si limita a ricordare la validità del regime di supporti ambientali disciplinato nel 2022 – a fare la parte del leone, come ampiamente atteso, è invece lo snellimento delle norme sugli aiuti di Stato in materia di energia, sia sul fronte del sostegno agli investimenti che del supporto ai prezzi. Il nuovo quadro di aiuti prevede procedure semplificate per i sostegni a rinnovabili e combustibili a basse emissioni di carbonio, mentre in materia di nucleare, Bruxelles riconosce agli Stati membri il diritto “di determinare il proprio mix energetico”, assicurando la valutazione tempestiva delle proposte di aiuto alla produzione di energia dall’atomo, “compresi i piccoli reattori modulari e i reattori modulari avanzati”.

Nelle intenzioni della Commissione, il nuovo quadro di aiuti dovrà servire anche a dare una spinta decisa alla decarbonizzazione industriale, con un ampio ventaglio di tecnologie che include tra i progetti incentivabili, oltre a quelli basati su rinnovabili ed elettrificazione, anche quelli per la cattura del carbonio e, a determinate condizioni, quelli che utilizzano gas naturale per aumentare l’efficienza di processo. Via libera anche al sostegno dei prezzi dell’energia elettrica delle imprese che operano in settori particolarmente esposti al commercio internazionale o in comparti ad alta intensità energetica, che in cambio, chiarisce la Commissione, “saranno tenute a investire nella decarbonizzazione”.





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