Altro che ultimi della classe. C’è un settore economico in cui l’Italia eccelle a livello europeo, tanto da figurare ai vertici in tutti i principali parametri di produttività e di bilancio: quello delle medie imprese industriali.
Un rapporto dell’Area Studi di Mediobanca, condotto insieme a Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, mostra che tra il 2014 e il 2023 le 3.650 aziende oggetto dell’analisi hanno registrato un incremento della produttività del lavoro (cioè il valore aggiunto per dipendente) del 31,3%: meglio di Spagna (+29,9%), ma anche di Germania (+25,8%) e Francia (+20,2%).
Italia seconda per fatturato e innovazione
Le medie imprese tricolore, spiega lo studio, sono perlopiù aziende familiari attive in tutti i settori del made in Italy: ma non per questo rinunciano alla crescita e all’innovazione. In termini di fatturato, nell’ultimo decennio le aziende della penisola sono cresciute del 54,9%, superate solo dalle mid cap spagnole, che hanno registrato un robusto +80,8%. Hanno comunque fatto meglio ancora una volta di Francia (+41%) e Germania (+38,5%).
Medaglia d’argento poi sul fronte dell’innovazione: quasi una media impresa italiana ogni due (45,8%) possiede un brevetto. In Francia e Spagna non si arriva neanche a un’azienda su tre, mentre la Germania, per ora difficilmente raggiungibile, si attesta al 61,2%.
Chi non va all’estero resta indietro
La priorità assoluta affinché questi numeri vengano mantenuti anche in futuro è uscire dalla dimensione nazionale ed espandersi nei mercati globali.
Lo sanno bene gli stessi imprenditori: il 70% di loro intende espandersi verso nuovi mercati oltreconfine, più di quelli (55%) che hanno in programma un potenziamento della tecnologia e del 52% che punta sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Poche donne, giovani e comprtenze tecniche
Ovviamente, spiega il report di Mediobanca, non è tutto oro quel che luccica. A fronte delle tante assunzioni dell’ultimo decennio, che hanno portato le mid cap tricolori a impegare quasi 540 mila persone, la presenza femminile è ancora inferiore al 25% del totale, e quella degli under 30 si riduce a un ancor più modesto 18,3%.
Il problema più grave però, secondo lo studio, è il mancato incontro tra domanda degli imprenditori e competenze effettive. L’80% dei capi azienda dichiara di un riuscire a trovare sul mercato abilità adeguate, soprattutto in campo tecnico-scientifico. Per far fronte al problema però solo il 40% delle imprese è pronto a correre ai ripari investendo in formazione, mentre un 37% lo vuole fare aumentando l’automazione dei processi produttivi.
Occhi puntati sui dazi
Guardando al futuro, dopo aver superato con le ossa rotte la crisi energetica del 2022-23 (una media impresa su cinque ha avuto un impatto sui margini significativo, dice lo studio), l’attenzione è tutta sull’effetto che potrà avere sui bilanci un’eventuale implementazione dei dazi di Donald Trump.
Nel complesso, quasi due medie imprese su tre vendono negli Usa, un mercato che vale il 10% del loro export. Per far fronte alla minaccia un terzo delle mid cap italiane ha programmato un aumento dei prezzi di vendita dei beni venduti negli Stati Uniti, un’azienda su quattro punterà maggiormente al mercato Ue e il 18% sta già vagliando mercati alternativi. (riproduzione riservata)
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