Un ribilanciamento delle priorità in chiave europea. Illycaffè ha acquisito il controllo del 100% del distributore svizzero con sede a Thalwil, nella Svizzera tedesca. Dal 1° luglio anche nel Paese elvetico sarà una filiale dell’azienda triestina a occuparsi direttamente di immettere sul mercato della grande distribuzione e nel canale Ho.re.ca il caffè prodotto nello stabilimento di via Flavia. «Ci permetterà di aumentare la nostra penetrazione, acquisendo nuovi clienti sia nel fuori casa sia nel domestico», promette l’ad Cristina Scocchia.
Perché puntare sulla Svizzera?
«È un mercato strategico: è grande, perché gli svizzeri sono buoni consumatori di caffè, è molto premium, perché il costo medio del caffè è il doppio rispetto all’Italia, ed è un mercato in cui la nostra distribuzione è ancora limitata. Per dimensioni, premiumness e potenziale, riteniamo che il mercato svizzero sia un’area di crescita importante per la nostra azienda».
La priorità strategica oggi è presidiare l’Europa?
«Essere un’azienda globale significa saper giocare su tutti i principali mercati, cambiando focus a seconda del contesto macroeconomico e geopolitico. Il primo messaggio è che, in un momento in cui molte aziende sono costrette a rallentare a causa della volatilità del contesto macroeconomico, noi decidiamo di accelerare alla luce dei risultati economici e finanziari raggiunti negli ultimi tre anni. Ìl secondo messaggio dietro l’operazione è un ribilanciamento delle priorità sullo scacchiere mondiale».
«L’Italia resta il primo mercato. Gli Usa sono e rimangono il secondo e sono un mercato strategico, tanto che anche quest’anno aumentiamo gli investimenti e stiamo crescendo di oltre il 20% nei primi mesi del 2025. Però torniamo a dare un peso maggiore all’Europa. Significa aumentare gli investimenti in Spagna, Francia, Germania e Inghilterra, in cui siamo già presenti con le nostre filiali, ma anche conquistare questo nuovo tassello in Svizzera».
La vostra strategia prevede altre possibili acquisizioni?
«Abbiamo deciso che era opportuno accelerare la crescita e abbiamo visto un’opportunità in Svizzera. Ciò non significa che nei prossimi mesi non saremo pronti ad accelerare anche in altre aree geografiche o con altri interventi».
Che peso ha avuto su questa scelta il contesto globale?
«Stiamo seguendo l’evolversi della situazione con l’attenzione e l’apprensione che il contesto geopolitico richiede in questo momento storico come persone, aziende e cittadini. In questa fase riteniamo che l’Italia e l’Europa debbano avere una percentuale superiore dei nostri investimenti».
Il progetto di aprire uno stabilimento produttivo negli Stati Uniti, per servire quel mercato, resta valido?
«Stiamo valutando la possibilità di produrre una parte del prodotto dedicato a quel mercato negli Usa, ma è un ragionamento che va oltre il discorso dazi. Non decidi di aprire una fabbrica in un Paese per evitare i dazi, ma per un ragionamento strategico di lungo termine. È un progetto che se si farà, e lo stiamo ancora valutando, nulla avrà a che fare con gli investimenti e i posti di lavoro che stiamo costruendo a Trieste».
Quando sarà pronta la nuova tosteria a Trieste?
«Contiamo di arrivare al taglio del nastro entro i prossimi 12 mesi. Confermiamo i 120 milioni di investimenti. Negli ultimi mesi abbiamo assunto oltre 50 persone a Trieste e continueremo ad assumere a ritmi sostenuti anche nei prossimi mesi».
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