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Che potremo fare con il portafoglio digitale, quello vero ed europeo


Il vero It Wallet – portafoglio digitale italiano compatibile con l’Europa – ricco e rivoluzionario, sarà realtà presto per tutti gli italiani?

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Certo è che questa è una storia che parte da lontano.

Identità digitale: cos’è e la base giuridica

La disciplina giuridica dell’identità digitale in Italia si innesta sull’articolo 64-quater del Codice dell’Amministrazione Digitale (d.lgs. 82/2005), introdotto dal decreto-legge 76/2020 e successivamente modificato per recepire il quadro europeo delineato dal regolamento (UE) 2022/2065 (eIDAS 2).

A tale base primaria si affiancano le disposizioni in materia di interoperabilità, accesso telematico e sicurezza informatica, contenute nel corpus normativo del CAD e nei relativi allegati tecnici.

Tuttavia, la piena operatività del sistema IT-Wallet (che ora contiene la patente digitale e poco più ed è dentro app IO) dipende da un insieme di atti secondari, in particolare due decreti attuativi ancora in fase di elaborazione, da cui dipendono funzioni essenziali della nuova infrastruttura pubblica.

Quando il vero portafoglio digitale sarà realtà – entro il 2026 – le informazioni depositate negli archivi digitali pubblici diventano immediatamente operative.

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Cittadini

Per le persone questo significa che informazioni oggi custodite in archivi separati – come il reddito familiare, i titoli di studio, le esenzioni sanitarie – diventano immediatamente accessibili e legalmente validi in un unico spazio digitale.

A quel punto, bonus e sussidi non richiederanno più moduli cartacei o passaggi intermedi: sarà ad esempio l’INPS a depositare direttamente nel Wallet le informazioni sul reddito e, in base a quelle, scatterà in automatico l’accredito di agevolazioni come il bonus asilo nido o i contributi per la nascita, senza bisogno di domande, autocertificazioni o istruttorie lente.

La stessa logica si applicherà alla ricetta elettronica, che potrà essere visualizzata, validata e usata in farmacia con un solo QR code, anche offline, e senza SMS o PIN.

Imprese

Per le imprese, il salto è ancora più marcato: il Wallet diventa lo snodo centrale per digitalizzare processi come l’accesso al credito, la partecipazione a gare pubbliche, la selezione di candidati e fornitori, la gestione dei benefit, il procurement e la compliance normativa. Oggi, per chiedere un finanziamento o partecipare a una gara, un’azienda deve produrre visure camerali, DURC, bilanci certificati, attestati antimafia: documenti che vanno stampati, scannerizzati, firmati, inviati e poi controllati uno a uno. Con il Wallet, invece, questi dati sono già depositati, firmati digitalmente, standardizzati e leggibili via API.

L’istituto di credito, l’ente appaltante o il partner commerciale potrà consultarli direttamente e in modo sicuro, con accesso immediato a informazioni aggiornate e certificate. Questo riduce da settimane a poche ore la durata di una delibera di mutuo, di una valutazione di offerta, o di una due diligence aziendale.

Nella gestione interna, poi, il Wallet consente all’ufficio risorse umane di assegnare benefit (come buoni pasto o voucher carburante) direttamente al dipendente, che li usa tramite QR code e li registra in automatico. Anche i fornitori saranno più facilmente selezionabili, perché potranno condividere via Wallet certificazioni ISO, attestati ambientali o requisiti antimafia già validati alla fonte e quindi immediatamente accettabili nei sistemi aziendali.

Wallet europeo

Il wallet italiano poi sarà in grado di “parlare” con i portafogli digitali degli altri Paesi europei, secondo standard comuni (eIDAS 2), rendendo possibile usare la propria identità italiana per accedere a servizi pubblici o presentare documenti validi anche all’estero. Per esempio, un cittadino potrà utilizzare il proprio diploma digitale per iscriversi a un’università francese o la patente per noleggiare un’auto in Spagna senza passaggi intermedi, traduzioni o autenticazioni aggiuntive.

Allo stesso modo, un’azienda potrà partecipare a un bando in un altro Stato membro semplicemente condividendo le proprie credenziali fiscali o le certificazioni di qualità già registrate nel proprio Wallet.

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Il portafoglio digitale It-wallet è una nuova architettura istituzionale

L’identità digitale non costituisce più un’opzione tecnica, né un servizio accessorio. Assume ormai la struttura di una condizione giuridica primaria, fondativa dell’esercizio dei diritti nel dominio digitale e analogico.

Il processo inaugurato con l’IT-Wallet conduce a una trasformazione sistemica dell’architettura istituzionale, in cui ogni documento, ogni qualifica, ogni attributo personale diventa elemento attivo all’interno di un’infrastruttura pubblica, interoperabile, responsabile, dotata di valore legale e capacità operativa.

L’app IO, sviluppata da PagoPA S.p.A., costituisce la piattaforma pubblica ufficiale dell’IT-Wallet. La proprietà statale dell’infrastruttura garantisce una condizione tecnica e giuridica essenziale: ogni funzione di identificazione, autenticazione, sottoscrizione e attestazione viene esercitata all’interno di un perimetro normativo trasparente, verificabile e controllabile.

L’infrastruttura, infatti, custodisce documenti come patente, tessera sanitaria e carta della disabilità, assicurando una tracciabilità pubblica degli accessi, una responsabilità giuridicamente riconoscibile e una tutela effettiva dei dati personali.

La disciplina europea introdotta dal regolamento eIDAS 2 impone a tutti gli Stati membri l’adozione di un portafoglio digitale nazionale interoperabile. L’Italia partecipa ai progetti pilota europei con l’obiettivo di armonizzare funzioni tecniche, garantire l’equivalenza giuridica degli attributi, e rendere possibile l’uso dei documenti digitali nazionali in tutto lo spazio dell’Unione. Questa convergenza implica la costruzione di un’infrastruttura pubblica integrata, unitaria, capace di superare ogni frammentazione, ogni barriera amministrativa, ogni incertezza di validazione.

La cittadinanza digitale, in questo scenario, assume la forma di una presenza giuridica piena nello spazio pubblico: il cittadino accede, documenta, firma, autorizza, partecipa.

Ogni documento diventa parte di un’identità verificabile; ogni attestazione riceve validità immediata; ogni diritto si attiva mediante una relazione tracciabile tra attributo e funzione. L’intero ciclo dei diritti digitali, dal bonus fiscale al titolo di studio, dalla prescrizione medica al contratto professionale, si organizza intorno al Wallet come dispositivo istituzionale.

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I decreti attuativi mancanti per IT Wallet

L’effettività di questo sistema dipende interamente dall’adozione dei decreti attuativi previsti dalla normativa nazionale.

Sono in arrivo, idem per le linee guida che Agid dovrà formulare (ora disponibili in bozza, fornita dall’Agenzia al dipartimento innovazione).

Due sono gli snodi fondamentali: la disciplina tecnica del catalogo degli attributi e la regolazione delle modalità di emissione, verifica, aggiornamento e revoca delle attestazioni digitali.

Ogni attributo, per entrare nel circuito operativo, necessita di una fonte certificatrice legittimata, di una struttura semantica unificata, di una durata certa, di un regime giuridico controllabile. In assenza di questa tassonomia normativa, il dato rimane sterile; con essa diventa fattore abilitante: genera prestazioni, consente erogazioni, attiva mobilità, fonda diritti.

Un attributo reddituale conforme, depositato dall’INPS nel Wallet, consente l’erogazione automatica di un bonus per la nascita. Il valore giuridico del diploma digitale, per una selezione pubblica o una mobilità universitaria, dipende dalla norma che definisce la fonte abilitata, il formato interoperabile, l’efficacia probatoria. L’accesso a un’esenzione sanitaria diventa possibile quando il medico consulta, tramite l’identità digitale, un’informazione legittimamente attestata da un ente pubblico. Ogni funzione richiede una disciplina. Ogni disciplina costruisce la relazione tra cittadino, dato e diritto.

All’interno di questo circuito, la catena di responsabilità riveste un rilievo costituzionale. Ogni documento attraversa una sequenza di soggetti: ente emittente, piattaforma pubblica, soggetto verificatore. Un errore anagrafico nel punto di rilascio può escludere un candidato da un concorso. Un controllo carente può determinare l’erogazione di una prestazione indebita. Un’omissione nell’audit può compromettere la fiducia pubblica. La responsabilità distribuita, accompagnata da tracciabilità indelebile dei log e da rimedi procedurali tempestivi, assicura proporzionalità, trasparenza e affidabilità del sistema.

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Il wallet europeo

Sul versante europeo, la sfida consiste nel garantire l’equivalenza giuridica e semantica degli attributi. Ogni portafoglio nazionale dovrà contenere credenziali riconoscibili da tutti gli altri sistemi: solo così un diploma digitale rilasciato in Italia potrà valere in Germania; solo così una qualifica professionale potrà essere letta da un committente francese; solo così una patente potrà abilitare al noleggio in Spagna. Ogni discrepanza nello standard dei metadati produce rifiuti operativi, ostacola la mobilità, paralizza il mercato unico digitale.

Il sistema, per garantire effettività costituzionale, richiede una governance trasparente. Ogni wallet gestisce identità sensibili, firme digitali, credenziali sanitarie, attestazioni reddituali. Il codice sorgente necessita di revisione indipendente. Gli standard devono rimanere aperti. I registri delle attività vanno resi accessibili alle autorità di garanzia. I piani di sicurezza devono risultare pubblici. La continuità operativa deve essere assicurata. Solo un’infrastruttura pienamente controllabile risponde ai requisiti di legittimità democratica, solo un’architettura trasparente regge la funzione pubblica.

I nodi da superare

Le risorse umane costituiscono però un punto critico. Molte amministrazioni, soprattutto locali, non hanno ancora aggiornato i propri sistemi agli standard di interoperabilità previsti da AgID. La frammentazione ostacola l’automazione. La carenza di competenze digitali rallenta i processi.

Il Piano per l’informatica nella PA prevede la nomina obbligatoria di responsabili per la transizione digitale, l’adozione di API standard, la migrazione su cloud, l’integrazione di meccanismi di cyber security. L’AgID ha avviato laboratori sperimentali presso alcune amministrazioni pilota per formare nuove figure strutturali come i Data Steward.

Un nodo ulteriore concerne il rapporto tra il wallet pubblico, custodito tramite IO, e i wallet privati previsti dalla disciplina europea. Il Governo ha annunciato l’apertura al mercato, ma non ha ancora definito criteri certi per l’autorizzazione, né stabilito le condizioni di sicurezza, né chiarito i limiti alla commercializzazione dei dati. In assenza di regole, il rischio di perdita di controllo informativo, di opacità funzionale e di dipendenza strutturale da operatori privati diventa concreto.

IT wallet è cittadinanza digitale a pieno titolo

L’IT-Wallet costituisce un’infrastruttura di cittadinanza. La sua funzione non si esaurisce nella digitalizzazione di documenti. Produce effetti giuridici, attiva diritti, genera responsabilità.

Ogni scelta normativa, ogni standard operativo, ogni procedura di verifica incide sulla coerenza dell’ordinamento e sulla fiducia dei cittadini. L’identità digitale, per funzionare, ha bisogno di regole. Le regole, per garantire giustizia, hanno bisogno di architetture pubbliche. L’architettura pubblica, per essere legittima, deve essere trasparente, accessibile, interoperabile, responsabile. Nessuna innovazione istituzionale può eludere questa sequenza.

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