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Alosi: “Siracusa sta diventando troppo cara per chi ci vive” – Smart TV – Amazon FireTV


Da troppo tempo Siracusa e la sua provincia occupano stabilmente le ultime posizioni in tutte le classifiche ufficiali su qualità della vita, reddito, occupazione. Lo certificano con regolarità istituti pubblici come ISTAT, INPS e numerosi studi statistici e sociali. Oggi arriva un ulteriore, allarmante segnale: secondo i dati più recenti, Siracusa è la seconda città più cara d’Italia, con un’inflazione annua del +3% e una spesa aggiuntiva di quasi 700 euro a famiglia. Non è più possibile restare immobili. Serve un cambio di passo, immediato e condiviso.

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Questo dato non è solo un numero. È il riflesso di una realtà sociale sempre più difficile, in cui a pagare sono i più fragili: lavoratori, pensionati, giovani, famiglie. In un contesto di disuguaglianze crescenti, l’aumento dei prezzi rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale. Occorre che Siracusa prenda in mano le redini della sua economia e che strutture appositamente costituite dal mondo delle istituzioni, delle imprese e dal sindacato, studino costantemente i fenomeni ed individuino strade da percorrere per tornare allo sviluppo, ad un progetto condiviso e resiliente di una nuova crescita.

La CGIL invita tutti i soggetti citati ad un confronto per individuare le strade da percorrere. Tenendo conto che avremo fra poco la sede di Via Sele il cui progetto di ristrutturazione fu lanciato dalla Camera di Commercio ed oggi un possibile incubatore di idee, studi ed analisi. Come anche la sede del Libero Consorzio dei Comuni potrebbe assolvere a compiti simili.

L’idea è quella di rimettere in mano alle competenze locali lo studio dei fenomeni economici provinciali e da li partire per progetti di sviluppo, nei vari settori, nei comparti produttivi. Per arrivare ad un marketing territoriale costante e ben strutturato. Questo progetto è una esigenza non più rinviabile. Un dato che, se letto dentro il contesto sociale, assume i contorni di una vera e propria emergenza. Non si tratta solo di numeri: sono le vite delle persone a essere messe in ginocchio.

La CGIL di Siracusa ha già lanciato un allarme chiaro: questa impennata dei prezzi, in una città già attraversata da forti diseguaglianze, colpisce con violenza proprio chi è più fragile. Lavoratori, pensionati, giovani e intere famiglie già in difficoltà economica stanno affrontando un impoverimento silenzioso ma devastante.I lavoratori poveri aumentano, anche tra chi ha un contratto regolare. Con salari tra i più bassi d’Italia – intorno ai 16.000 euro lordi annui – e un tasso di occupazione tra i più bassi della penisola, aumentare il costo della vita significa cancellare ogni margine di dignità economica. I pensionati vivono con assegni spesso insufficienti anche solo per coprire bollette e farmaci. Molti anziani sono costretti a scegliere se mangiare o curarsi, mentre crescono le richieste d’aiuto alle strutture assistenziali.

I giovani, privati di prospettive di lavoro e di autonomia, vedono svanire ogni possibilità di restare. Siracusa rischia di perdere intere generazioni a causa di un modello economico che produce precarietà, costi insostenibili e marginalità. Le famiglie vivono questa crisi non solo economicamente, ma anche psicologicamente e socialmente. Aumentano le tensioni domestiche, il disagio educativo, il ricorso al credito, l’indebitamento. Aumenta il senso di abbandono. L’inflazione non è un fenomeno astratto: è una tassa occulta sulla povertà, una pressione costante che schiaccia chi non ha tutele e non ha voce.

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Eppure, le Istituzioni, la politica e l’Amministrazione Comunale continuano a restare inerti. Nessuna misura per contenere i prezzi, nessun intervento sugli affitti, nessuna strategia di sostegno alle famiglie e ai lavoratori. Si lascia che il mercato, anche quello speculativo, faccia il suo corso. Ma il “corso” di questo mercato è la desertificazione sociale.

Siracusa sta diventando troppo cara per chi ci vive e troppo comoda per chi ci specula. Come CGIL diciamo basta. Serve una reazione collettiva, un patto per la giustizia sociale. Chiediamo con forza il calmieramento degli affitti e prezzi dei beni essenziali e l’ introduzione di controlli e sanzioni contro speculatori. Occorre inoltre potenziare politiche attive del lavoro: incentivi per contratti stabili, introduzione salario minimo, formazione professionale e sostegno alle start-up locali.

Serve rafforzare la rete di protezione sociale: sostegni economici mirati alle famiglie più vulnerabili, ampliamento dei servizi di welfare. E quindi avviare, dopo anni di disinteresse anche istituzionale, un piano di sviluppo economico locale, che promuova investimenti pubblici, valorizzi il turismo sostenibile e non predatorio e rilanci il manifatturiero e l’agroalimentare. Servono politiche pubbliche per il lavoro stabile e per il diritto all’abitare contro la rendita e la speculazione. La provincia non può vivere solo di turismo scomposto e soffocante e consumare le sue risorse in un’economia povera e precaria. Serve una visione nuova, strutturata e resiliente, che rimetta al centro le persone e il loro diritto a vivere con dignità.

Per farlo, occorre riattivare strumenti locali di studio e progettazione economica. È tempo che le competenze del territorio tornino protagoniste.  Serve un’economia più strutturata e resiliente che metta al centro le persone. E serve ora, prima che il disagio si trasformi in rottura sociale.

Roberto Alosi

Segretario generale Cgil Siracusa

 

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