I Vertici dell’Associazione commentano i dati del rapporto Symbola-Unioncamere
Perugia, 23 giugno 2025 – “L’Umbria viaggia ma a fari spenti”: è quanto ha comunicato la Camera di Commercio dell’Umbria rispetto al recente rapporto “Coesione è Competizione” realizzato da Symbola e Unioncamere. Una fotografia dell’economia regionale che mette in luce un sistema imprenditoriale coesivo, ma ancora poco riconosciuto e scarsamente valorizzato. Un appello forte, a cui risponde prontamente il sistema cooperativo.
Carlo Di Somma, Presidente di Confcooperative Umbria, sottolinea che
“Le imprese coesive non sono un’anomalia: sono il nostro orizzonte. Il modello cooperativo nasce proprio sulla coesione tra persone, territori, bisogni e competenze. Questo rapporto conferma quanto sosteniamo da tempo: che laddove ci sono legami solidi, collaborazione intersettoriale e radicamento comunitario, la competitività non è un ostacolo, ma una naturale conseguenza. Il vero nodo non è creare coesione, ma riconoscerla e promuoverla come strategia di sviluppo regionale. L’Umbria può diventare un laboratorio nazionale della cooperazione evoluta, purché si smetta di trattare le imprese relazionali come realtà marginali o residuali.”
A conferma di ciò, i dati del rapporto indicano che l’Umbria ha una percentuale sopra la media nazionale di imprese manifatturiere coesive (circa il 40%), ma rimane soltanto all’11° posto in classifica. Un posizionamento che non rispecchia appieno il potenziale del territorio.
“Ci colpisce il dato sul divario territoriale tra il Nord e il Sud dell’Umbria” dichiara Lorenzo Mariani, Segretario Regionale di Confcooperative Umbria. “Come Confcooperative, siamo convinti che la risposta debba partire dal rafforzamento delle reti: cooperative di comunità, filiere corte, partenariati tra imprese e soggetti sociali, giovani e università. La cooperazione, con la sua capacità di ricucire, può essere motore di rinascita per l’Umbria meridionale. E non si tratta solo di creare nuove imprese, ma di attivare vocazioni territoriali latenti, far emergere capitale umano, rendere produttivo il senso civico che il rapporto stesso riconosce come patrimonio diffuso della nostra regione.”
Le riflessioni di Confcooperative si saldano anche con quanto emerso dal recente rapporto andamentale regionale della Banca d’Italia, che ha dedicato particolare attenzione alle performance positive degli Enti del Terzo Settore nell’economia umbra. In un contesto caratterizzato da fragilità demografiche, rallentamento della produttività e divari territoriali, le organizzazioni del Terzo Settore si rivelano fondamentali per generare occupazione inclusiva, servizi di prossimità, innovazione sociale e coesione territoriale.
“Gli Enti del Terzo Settore rappresentano una dorsale silenziosa dello sviluppo umbro – prosegue Di Somma – capace di tenere insieme le esigenze delle comunità e le sfide dell’economia. La loro presenza diffusa, il radicamento nei territori e la capacità di attivare capitale umano spesso inespresso, li rendono partner strategici non solo del sistema cooperativo, ma anche delle istituzioni regionali.”
Il documento di Unioncamere evidenzia diverse criticità significative: la scarsa natalità d’impresa (17° posto in Italia) e un valore aggiunto pro capite inferiore rispetto ai territori più coesi. Ma proprio qui si apre uno spazio strategico per l’impresa cooperativa, capace di conciliare sostenibilità economica, legami comunitari e innovazione sociale. In conclusione, i vertici di Confcooperative Umbria ribadiscono con forza la necessità di una narrazione nuova per l’Umbria.
“Non abbiamo bisogno di raccontare una favola – affermano Di Somma e Mariani – ma di riconoscere ciò che già esiste e funziona: imprese cooperative che tengono insieme crescita, lavoro, inclusione e responsabilità. Vogliamo che queste realtà siano poste al centro delle politiche di sviluppo, premiate fiscalmente, riconosciute nelle strategie regionali. La coesione è un fattore produttivo, non un lusso etico. E la cooperazione ne è la più concreta espressione.”
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