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Riduzione orario di lavoro in Italia: la proposta di legge


Negli ultimi mesi, il tema della riduzione dell’orario di lavoro è tornato sotto i riflettori.

Una Proposta di Legge ora all’esame del Parlamento, infatti, intende promuovere, tramite la contrattazione collettiva, una nuova organizzazione del lavoro più flessibile e sostenibile.

L’obiettivo è arrivare gradualmente a 32 ore settimanali, garantendo la piena retribuzione.

In questo articolo vi spieghiamo cosa prevede la Proposta di Legge e quando potrebbe entrare in vigore.

RIDUZIONE ORARIO DI LAVORO IN ITALIA: LA PROPOSTA DI LEGGE ARRIVA IN PARLAMENTO

La Proposta di Legge di riduzione dell’orario di lavoro in Italia, presentata dal Deputato Nicola Fratoianni è in discussione in Parlamento dal 25 giugno 2025. Il testo normativo, ossia la PdL n. 2067, punta a introdurre, attraverso la contrattazione collettiva nazionale, territoriale e aziendale, una progressiva riduzione dell’orario settimanale ordinario di lavoro fino a 32 ore, mantenendo invariata la retribuzione.

A oggi, ricordiamo, l’orario settimanale ordinario di lavoro in Italia è generalmente fissato a 40 ore, ma può essere inferiore a seconda del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicabile. La norma prevede anche investimenti strategici in formazione e un possibile passaggio a una settimana lavorativa di 4 giorni.

In attesa che la PdL n. 2067 riceva l’ok in Parlamento, scopriamo insieme cosa prevede nel dettaglio.

COSA PREVEDE

Il testo della PdL n. 2067 che vuole rivoluzionare il mondo del lavoro in Italia, prevede:

  • la riduzione progressiva dell’orario normale di lavoro a 32 ore settimanali, a parità di salario, promuovendo turni di 4 giorni e accompagnando la riforma con investimenti in formazione e innovazione. I contratti collettivi saranno lo strumento centrale per definire i nuovi modelli organizzativi. Inoltre, non si potranno compensare la riduzione oraria con maggiori straordinari;

  • l’introduzione di un esonero contributivo per i datori di lavoro privati (esclusi settore agricolo e lavoro domestico) della durata di 36 mesi e in misura pari al 30% dei contributi previdenziali dovuti, proporzionato alla riduzione oraria concordata. L’aliquota dell’esonero salirebbe al 50% per le piccole e medie imprese e al 60% per attività particolarmente pesanti o gravose;

  • in mancanza di contratti collettivi, che la riduzione dell’orario di lavoro possa essere proposta anche da rappresentanze sindacali o da almeno il 20% dei lavoratori. La proposta, resa pubblica, deve essere approvata tramite referendum aziendale a maggioranza. Se l’iniziativa parte dai lavoratori, serve anche l’assenso del datore di lavoro entro 30 giorni. Se respinta, può essere ripresentata solo dopo sei mesi;

  • il potenziamento del Fondo Nuove Competenze per sostenere la stipula dei contratti collettivi legati alla riduzione dell’orario di lavoro. Per questo, il Fondo riceverà un aumento di risorse pari a 275 milioni annui nel 2025 e 2026;

  • l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sull’orario di lavoro, con sede presso l’INAPP, e senza nuovi costi per la finanza pubblica. Il suo compito è monitorare gli effetti economici e organizzativi dei contratti collettivi che riducono l’orario di lavoro, valutando anche l’impatto della formazione, della riqualificazione professionale e dell’innovazione tecnologica;

  • l’orario normale di lavoro potrà essere ufficialmente ridotto con Decreto del Presidente del Consiglio, sulla base delle valutazioni dell’Osservatorio e con il parere delle Commissioni parlamentari. In ogni settore dove almeno il 20% dei lavoratori sia stato coinvolto nei contratti di riduzione oraria previsti, la riduzione dell’orario sarà obbligatoriamente di almeno il 10%.

La proposta lascia aperta la questione dell’applicazione al settore pubblico. Non è escluso quindi, che il testo potrebbe essere modificato in Parlamento. E noi, vi faremo sapere.

QUANDO ENTRA IN VIGORE

La Proposta di Legge è stata presentata ufficialmente e analizzata in Commissione Lavoro, ma non è ancora stata approvata. Non si sa quindi, quando entrerà in vigore. La sua discussione alla Camera è stata fissata per il 25 Giugno 2025. In caso di ok alla Camera, dovrà poi passare al vaglio del Senato. Se approvata, l’attuazione sarà graduale.

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