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per avere successo deve integrare politiche climatiche, sviluppo economico e cooperazione


Il Piano Mattei rappresenta una significativa opportunità per ridefinire i rapporti tra Italia e Africa su basi più eque e sostenibili. Criticità inerenti ad esso sono state recentemente sottolineate dall’Osservatorio conti pubblici italiani. E ormai è evidente che la chiave per il suo successo risiederà nella capacità di integrare le politiche climatiche, lo sviluppo economico e la cooperazione politica in un unico disegno strategico. Solo attraverso un approccio inclusivo e multilaterale sarà infatti possibile promuovere la pace, la sicurezza e la crescita condivisa tra i due continenti. È dunque ora urgente tradurre le intenzioni in azioni concrete, coinvolgendo sia le istituzioni italiane che i partner africani e internazionali.

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Di questo e di molto altro si è parlato questa mattina alla Camera nel corso di un confronto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, della politica ed esperti. Ad organizzarlo è stato ECCO, il think tank italiano per il clima. E obiettivo dell’appuntamento è stato quello di comprendere meglio la direzione strategica del governo italiano nei confronti del continente africano.

Il vicepresidente della Camera Sergio Costa, la cui collaborazione ha reso possibile lo svolgimento dell’evento a Montecitorio, ha ricordato la figura di Enrico Mattei e sottolineato la sua lungimiranza affermando che oggi avrebbe scommesso sulle energie rinnovabili come strumento di co-sviluppo, per garantire un accesso diffuso e non centralizzato all’energia, capace di generare sviluppo e stabilità e avrebbe compreso che la transizione verde non è solo una priorità ambientale, ma una leva strategica per ricostruire le relazioni tra Nord e Sud del mondo.

Giulia Giordano, direttrice strategica Mediterraneo e globale ECCO, ha detto: «Gli impatti del cambiamento climatico vanno ben oltre la sfera ambientale, incidono sulla sicurezza idrica, alimentare, hanno un impatto diretto sulle nostre economie e sulla stabilità dei nostri Paesi. In contesti particolarmente fragili, il cambiamento climatico ha delle ripercussioni profonde. In Africa, ad esempio, agisce come moltiplicatore di rischi e minacce, alimentando disuguaglianze, tensioni sociali, dinamiche migratorie e anche nuovi conflitti. Per questo, è necessario superare i modelli del passato e puntare su uno sviluppo che crei valore aggiunto, rafforzi le economie locali e riduca la dipendenza esterna. È necessario anticipare l’economia del futuro, costruendo con l’Africa un partenariato fondato su resilienza e visione condivisa».

A sottolineare l’importanza di tracciare «una nuova rotta per lo sviluppo globale» integrando crescita economica e sostenibilità ambientale è stata l’economista Vera Songwe: «Oggi tracciamo una nuova rotta per lo sviluppo globale, integrando crescita economica e sostenibilità ambientale. Il Piano Mattei rappresenta una proposta strategica e operativa per la cooperazione multilaterale. Investimenti in energia rinnovabile e infrastrutture resilienti sono essenziali per ridurre le emissioni e rafforzare le catene di approvvigionamento. Meccanismi di ristrutturazione del debito e regolamentazioni finanziarie adeguate sono prerequisiti per attrarre capitale. L’efficacia del piano dipenderà dalla velocità di implementazione e dall’allineamento con il Global Gateway europeo».

Anche Joseph Nganga, vicepresidente di Africa at the global energy alliance for people and planet ha lanciato un appello importante dicendo: «L’intelligenza artificiale unita all’ingegno africano può portare abbondanza e stabilità. Il Piano Mattei è un’occasione per investire in pace e sicurezza, aiutando l’Africa e proteggendo l’Italia. Servono soluzioni climatiche guidate dall’AI e politiche che favoriscano l’innovazione. Siate leader del cambiamento, per un futuro di prosperità condivisa».

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Nel confronto sul Piano Mattei è anche emersa la visione di un Corridoio Imec non come semplice infrastruttura, ma come rete strategica tra India, Medio Oriente ed Europa, dal quale può trarre benefici anche l’Africa. L’Italia, Paese al centro del Mediterraneo, può svolgere un ruolo chiave in questo spazio “indo-mediterraneo”, ha ricordato nel suo intervento Francesco Maria Talò, inviato speciale dell’Italia per il Corridoio India-Medio Oriente-Europa. È, quindi, fondamentale superare approcci predicatori verso l’Africa e promuovere partenariati paritari. Le migrazioni, che hanno anche un legame con i cambiamenti climatici, richiedono una visione complessa e integrata. L’Italia, snodo del 20% del traffico marittimo mondiale, conferma così la sua rilevanza geopolitica.

Il successo del Piano Mattei, è stato evidenziato in conclusione, non dovrà passare solo attraverso l’investimento economico, ma anche e soprattutto attraverso un cambiamento di paradigma: un modello di cooperazione non paternalistico, non predatorio, ma costruito su rispetto, reciprocità e visione condivisa. Un indirizzo in questo senso è stato offerto da Confindustria Assafrica & Mediterraneo che, come ha spiegato il suo presidente, Enrico Maria Bagnasco, lavora per facilitare l’ingresso e la presenza delle imprese italiane nei territori africani, seguendo come principi guida la sostenibilità, la cooperazione e sviluppo locale.





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