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I porti, asse strategico per l’economia nazionale: il settore terminalistico italiano chiede riforme, investimenti e visione industriale


“I porti: spina dorsale d’Italia”. Con questo titolo programmatico si è svolta a Roma, nella storica Sala Longhi di Unioncamere, l’Assemblea pubblica annuale di Assiterminal, l’associazione che rappresenta i terminalisti portuali italiani. Un evento che ha riunito istituzioni, imprese e stakeholder per discutere del presente e soprattutto del futuro del comparto terminalistico, sempre più strategico per l’economia nazionale e per la competitività del sistema logistico del Paese.

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Promossa con il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’Assemblea ha evidenziato un’esigenza chiara: ricostruire una politica industriale della portualità, fondata su una governance efficace, investimenti mirati e una cooperazione pubblico-privato orientata alla crescita. “Serve un approccio pragmatico e condiviso”, ha dichiarato nel suo intervento di apertura Tomaso Cognolato, Presidente di Assiterminal. “I terminal portuali non sono solo luoghi fisici di transito merci o passeggeri, ma nodi vitali della catena del valore, della produzione, dell’import-export e del turismo”.

La sfida della competitività

La centralità della portualità è emersa con forza durante i lavori articolati in tre panel – merci e ferroviario, passeggeri, ro-ro e autotrasporto – che hanno messo a fuoco le potenzialità del settore, ma anche le sue fragilità sistemiche: frammentazione normativa, lentezze burocratiche, carenza di manodopera specializzata, gap infrastrutturali e necessità di digitalizzazione diffusa.

Al centro del dibattito, la ricerca di una maggiore integrazione tra il sistema dei terminal, la logistica terrestre e ferroviaria, e le politiche nazionali ed europee per i trasporti. “La competitività dei nostri porti – è stato più volte ribadito – non può prescindere da un ecosistema logistico efficiente, interoperabile e sostenibile”.

Un’alleanza tra istituzioni e imprese

L’evento ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Ministro del Turismo Daniela Santanchè, del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi e dell’On. Salvatore Deidda, Presidente della Commissione Trasporti della Camera. Un videomessaggio del Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha rafforzato l’impronta istituzionale dell’iniziativa, che ha voluto lanciare un segnale chiaro alla politica: servono visione e coordinamento per trasformare i porti italiani in piattaforme logistiche integrate e resilienti.

Accanto ai rappresentanti delle istituzioni, sono intervenuti anche protagonisti del mondo associativo e industriale, come l’Ammiraglio Ispettore Capo Nicola Carlone, Comandante della Guardia Costiera, Giovanni Acampora (Assonautica e Si.Camera), Mario Zanetti (delegato Economia del Mare di Confindustria) e Lamia Kerdjoudi-Belkaid, Segretario Generale di FEPORT.

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Le parole chiave: squadra, crescita, persone

“Squadra, responsabilità, competitività, crescita. E persone.” Queste le parole d’ordine ribadite da Assiterminal, che ha voluto dedicare un pensiero ai lavoratori del settore e a chi oggi soffre nei contesti di conflitto. Una dimensione umana, spesso invisibile, ma centrale per un comparto che muove oltre il 70% delle merci italiane e rappresenta un pezzo fondamentale del PIL nazionale.

Il valore strategico dei terminal

Nel complesso, l’Assemblea ha restituito l’immagine di un settore maturo, pronto a contribuire in maniera decisiva alla transizione industriale e logistica del Paese. Ma ha anche messo in luce la necessità di riforme strutturali e di una cornice normativa che valorizzi le competenze, favorisca gli investimenti privati e acceleri i tempi decisionali.

Per l’Italia, che vanta oltre 8.000 km di coste e una posizione geografica privilegiata nel Mediterraneo, il sistema portuale può e deve rappresentare una leva di rilancio. I porti come fabbriche di valore, non solo di transito. Questa, in sintesi, la visione che Assiterminal ha consegnato a Governo, Parlamento e industria.

In un’Europa che corre verso la decarbonizzazione e la reshoring produttiva, i porti italiani – se sostenuti da una strategia coerente – possono tornare ad essere un asset geopolitico e industriale, oltre che logistico. A patto di non perdere tempo.



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