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Finanziare le imprenditrici | inGenere


In Italia le imprese guidate da donne che fanno ricorso a finanziamenti e prestiti bancari o ad altre forme di sostegno finanziario sono ancora una minoranza. Un fattore che influenza negativamente le loro opportunità di crescita, come dimostrano i tassi di sopravvivenza, ancora più bassi rispetto a quelli delle imprese guidate da uomini. 

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A dirlo è l’ultima indagine sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, realizzata tramite il Centro studi Tagliacarne e la società di sistema Si.Camera, e presentata il 18 giugno 2025 a Roma nel corso dell’Audizione presso la Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio e sul contrasto alla violenza di genere.

L’impegno di Unioncamere per favorire uno sviluppo paritario e sostenibile delle imprese si affianca infatti a quello per la promozione di una cultura delle pari opportunità, attraverso il progetto per la Certificazione della parità di genere nelle imprese, finanziato tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). 

“Accompagnare le donne nel percorso imprenditoriale – dalla fase dell’idea fino alla crescita su mercati più ampi – significa non solo favorire lo sviluppo economico inclusivo, ma anche dotarle di strumenti di autodeterminazione” ha sottolineato Tiziana Pompei, vicesegretaria generale di Unioncamere. “In quest’ottica, investire sulle donne che fanno impresa costituisce a tutti gli effetti una strategia di prevenzione della violenza di genere: promuovere l’empowerment economico femminile equivale a rimuovere alcuni dei presupposti che alimentano le disparità e possono sfociare in abusi”.

L’indagine ci racconta che le imprese femminili continuano ad avere caratteristiche peculiari, sostanzialmente coerenti con quelle registrate negli ultimi anni. Si tratta perlopiù di realtà di piccole dimensioni, giovani, attive nel settore terziario e localizzate al Centro-Sud, corrispondenti al 22,2% del totale delle imprese italiane.

Con una crescita dello 0,4% rispetto al 2014, quello dell’imprenditoria femminile si conferma un universo in crescita, dove prevalgono però ancora le realtà poco strutturate: il 60,5% delle imprese femminili è costituito da aziende individuali, contro il 47,3% di quelle non guidate da donne. Combinata con lo scarso accesso a risorse esterne di finanziamento, questa peculiarità determina tassi di sopravvivenza inferiori per le imprese femminili rispetto a quelle maschili. 

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I dati diffusi da Unioncamere ci dicono infatti che, a 5 anni dalla nascita, rimane attivo il 72,3% delle imprese guidate da donne, contro il 77,3% di quelle maschili. Un divario che si accentua nel lungo termine: dopo i primi cinque anni di attività, le imprese femminili hanno un tasso di sopravvivenza del 67,5%, a fronte del 73,1% di quelle guidate da uomini.

Per quanto riguarda i finanziamenti bancari, i dati di Unioncamere indicano che vi ricorre poco più di un’impresa femminile su tre, e che solo una su quattro ha usufruito di un prestito bancario per l’avvio delle proprie attività. 

Dati, questi ultimi, in realtà linea con quelli relativi alle imprese guidate da uomini, come quelli riguardanti l’utilizzo di strumenti finanziari alternativi o complementari al credito bancario – business angels, venture capital o piattaforme di microcredito e crowdfunding. Il fatto che meno dell’1% delle imprese in Italia abbia fatto uso di questi canali, ci parla di un ecosistema finanziario ancora poco diversificato per le piccole imprese, sottolinea Unioncamere. 

Sullo scarso accesso delle imprenditrici a incentivi pubblici e agevolazioni pesano sicuramente anche le complessità legate alla burocrazia e le tempistiche eccessivamente lunghe.

Segnali positivi arrivano invece sul fronte delle certificazioni di genere rilasciate da Unioncamere alle imprese negli ultimi tre anni. Le certificazioni sono infatti aumentate sensibilmente rispetto al 2022, passando da circa un centinaio a quasi 8.000. 

Sebbene ci sia ancora molto da fare per superare pregiudizi e stereotipi di genere e far crescere l’occupazione femminile, questi numeri ci parlano di un sistema che si sta muovendo nella direzione di una maggiore trasparenza e attenzione alla parità di genere e al suo riconoscimento.

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