«Sostegno alla casa per i nuovi lavoratori e stretti controlli di filiera del sistema che lavora per noi»: così il presidente di Confservizi Lombardia e Gruppo CAP Yuri Santagostino è intervenuto alla tre giorni organizzata a Santa Caterina Valfurva (SO), da Azione Cattolica Ambrosiana, Acli e Caritas Ambrosiana, con la collaborazione di Confservizi Lombardia, sull’ampia riflessione su «”Lavoro Povero, Povero Lavoro”. L’esperienza delle imprese lombarde».
«Nel contesto diretto dei servizi pubblici locali, non possiamo parlare di occupazione povera, ma esiste una zona grigia, soprattutto tra gli operatori in outsourcing, nella filiera dei cantieri, precari, sottopagati o scarsamente rappresentati su cui noi, come aziende che gestiscono servizi di pubblica utilità dobbiamo e possiamo intervenire», ha detto Santagostino, portando l’esempio di aziende come Gruppo CAP e spiegando dettagliatamente una serie di misure strutturate per garantire la qualità del lavoro sotto diversi punti di vista per contrastare il lavoro non equo e insicuro: dal sistema di qualificazione delle imprese all’applicazione di clausole contrattuali a tutela del lavoro regolare, ai controlli operativi.
Le procedure da seguire
Le imprese che lavorano con CAP, inclusi i subappaltatori (come da Codice Appalti), devono superare per esempio una procedura di qualificazione che prevede la verifica di requisiti generali (regolarità contributiva, iscrizioni, white list), applicazione del corretto contratto collettivo di settore, adeguatezza organizzativa in termini di sicurezza e gestione del personale. Vengono applicate negli appalti clausole stringenti tracciabilità dei pagamenti lungo tutta la filiera (appalto e subappalto), obbligo di autorizzazione per il subappalto, estendendo gli stessi standard normativi e contrattuali anche ai subappaltatori, possibilità di effettuare verifiche e sopralluoghi nei cantieri anche in tema di sicurezza sul lavoro. Un sistema di misure che a partire da grandi e strutturate imprese potrebbe essere estesa in maniera capillare anche altrove.
Fare i conti con il caro-casa
La rete delle imprese di Confservizi Lombardia, oltre ad avere introdotto una serie di misure di welfare aziendale e sostegno alla famiglia e persone con assicurazioni sanitarie, si è attivata inoltre per contribuire a dare una risposta al tema del costo della Casa, soprattutto a Milano e nei capoluoghi di provincia lombardi, dove occorre fare i conti con il caro casa e la carenza di abitazioni in locazione.
È stato avviato un confronto con i vertici delle aziende associate e le istituzioni del territorio, su un progetto chiamato AlloggiInRete, in stretta collaborazione con l’Assessorato alla Casa e all’Housing Sociale di Regione Lombardia. L’iniziativa è stata aperta a tutte le aziende associate, per valutare l’adesione al progetto di messa a disposizione di alloggi Aler da ristrutturare, da destinare – con canone concordato e a costi quasi dimezzati rispetto al mercato – al personale delle nostre imprese. Le aziende che aderiranno (alcune hanno già dato la loro disponibilità) potrebbero prendersi in carico la ristrutturazione di alcuni appartamenti, da utilizzare come foresterie per i propri lavoratori.
La tavola rotonda
Oltre a Santagostino, nella tavola rotonda (vedi qui) moderata da Sergio Colomberotto (segretario ai diritti del lavoro delle Acli Milanesi), sono intervenuti: Rosetta Battista, presidente di Acli Colf – Milano, Monza e Brianza (con un focus sul lavoro povero e le criticità del mondo delle badanti, tra lavoro nero e grigio, solitudine, difficoltà psicologiche connesse al lavoro usurante e lontananza dal Paese d’origine); Francesca Canovi di Anci Lombardia e vicesindaco di Sondrio (sull’attività dei Piani di Zona e del Comune di Sondrio in materia di nuove povertà, migranti e fragilità); Danilo Malaguti, presidente di Acli Terra Milano, Monza e Brianza (con un focus dell’emergenza del lavoro agricolo tra insicurezza lavorativa, lavoro nero e sottopagato, caporalato).
Infine Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha illustrato il Rapporto Povertà di Caritas Ambrosiana. Secondo il Report, negli ultimi 10 anni i territori con l’aumento più marcato delle richieste di aiuto a Caritas sono quelli del Nord Italia (+77%). Oggi tra gli utenti degli sportelli Caritas gli occupati rappresentano quasi un quarto, un beneficiario su 4 delle misure Caritas rientra nella categoria del working poor, con punte che superano il 30% nella fascia tra i 35-54 anni. il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato. E in questi contesti la bassa scolarizzazione fa la differenza: oltre 2/3 delle persone ascoltate da Caritas hanno livello di istruzione pari o inferiore alla Scuola secondaria.
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