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Casteldoria, terme al collasso – La Nuova Sardegna


Sassari Un sito termale di eccellenza, ridotto a un guscio vuoto, devastato dall’abbandono e dall’incuria. È quello che l’amministratore straordinario della Città Metropolitana, Gavino Arru, ha trovato ieri mattina entrando nello stabilimento delle terme di Casteldoria, a Santa Maria Coghinas.

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«Tutto è fermo, è distrutto, ma abbiamo il dovere di farlo ripartire. E lo faremo». Accompagnato dal dirigente del settore Patrimonio, architetto Vittoria Loddoni, e dai funzionari, Arru ha effettuato una ricognizione del complesso, rientrato da poche settimane in possesso della Città Metropolitana dopo oltre quattro anni di chiusura, seguiti a un contenzioso legale fra la società di gestione e l’ex Provincia di Sassari.

A fare gli onori di casa il sindaco Pietro Carbini, che da anni lancia appelli per la riapertura del sito. La situazione è desolante: «Ogni area visitata – ha raccontato Arru – dalle camere alle sale di idroterapia, dal ristorante ai bar, dal reparto malattie respiratorie alle zone per balneoterapia e fangoterapia, è solo un ricordo della fiorente meta del turismo termale che fu». La struttura è completamente in disuso, sorvegliata solo da un servizio di vigilanza incaricato dalla Città Metropolitana.

«Sono qui perché voglio vedere di persona i luoghi abbandonati ma strategici per il futuro del nostro territorio», ha detto Arru, che ha inserito Casteldoria tra le tappe di un programma di visite ai Comuni dell’area metropolitana con alto potenziale economico. L’obiettivo è avviare una vera ripartenza. «Servirà uno sforzo congiunto e impegnativo – ha dichiarato – ma dobbiamo agire insieme, connessi fra tutti gli enti. Coscienti che ogni euro investito nel riportare in vita le terme darà ritorni immediati in termini di occupazione e sviluppo economico, non solo per l’Anglona e la Bassa Valle del Coghinas, ma per l’intera Sardegna».

Dopo Casteldoria, la delegazione si è spostata a Viddalba, dove ha visitato il complesso delle piscine termali, insieme al sindaco Giovanni Andrea Oggiano. Qui, il quadro è meno grave. «Lo stato del complesso è molto meno degradato rispetto alle terme», ha rilevato Arru. Ma l’urgenza non manca: la piscina coperta semiolimpionica da 25 metri è chiusa, e la comunità attende di poterne tornare a usufruire. Oggiano ha annunciato che «a breve sarà presentato un progetto di gestione». E Arru ha assicurato che «già dalla prossima settimana partiranno le interlocuzioni tra gli enti per decidere il percorso più rapido e concreto».

Le opzioni sul tavolo: fondi propri, Pnrr, bandi regionali, europei o statali, e partenariati pubblico-privati. La missione è chiara: riportare il turismo termale al centro delle politiche di sviluppo. «Non è solo un luogo di cura e relax – ha detto Arru – ma un punto di riferimento per l’economia del territorio».

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Le terme di Casteldoria, sulle sponde del fiume Coghinas, sono alimentate da acque calde tra i 60 e i 70 gradi, ricche di proprietà terapeutiche, hanno ospitato fino al 2020 pazienti e turisti, offrendo servizi sanitari e benessere, albergo, ristorazione e trattamenti specialistici. Poi, il silenzio. Il lungo contenzioso con la società di gestione ha bloccato tutto, mentre la struttura si deteriorava sotto gli occhi di enti immobili.

Nel 2023, un primo tentativo di rilancio si era affacciato con l’accordo tra Provincia, Comune e Unione dei Comuni dell’Anglona per rimettere ordine nelle carte e riaprire la concessione. Ora, con il ritorno ufficiale alla Città Metropolitana, parte la seconda fase: capire quanto serve, dove trovarlo e come restituire alla Sardegna settentrionale un asset turistico, sanitario ed economico di valore strategico.



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