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vertice coi sindacati per evitare i licenziamenti


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Crisi Magneti Marelli, si teme per i posti di lavoro. Si è svolto giovedì scorso a Palazzo Piacentini (Roma) un incontro per vigilare sulla situazione del gruppo Marelli (componenti elettronici per auto), a seguito dell’avvio ufficiale della procedura di Chapter 11 (la riorganizzazione del debito per chi è in difficoltà finanziaria) negli Stati Uniti, annunciato dall’azienda lo scorso 11 giugno.

La crisi Marelli

Magneti Marelli, in estrema sintesi, sta attraversato una profonda crisi dovuta all’elevato indebitamento post-acquisizione (oggi è controllata dalla Ck Holdings), a una strategia debole e alle difficoltà di adattamento alla transizione del settore auto verso l’elettrico.

“Su questa vicenda siamo attenti e vigili, ben consapevoli del valore strategico dell’azienda – ha assicurato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso -. In questa fase possiamo agire su tre fronti: esercitare una moral suasion per garantire la continuità delle commesse, sensibilizzare eventuali attori industriali a partecipare alla procedura americana e valutare, se necessario, l’uso della golden power, strumento che ci consentirebbe di tutelare l’operatività e la strategicità dell’azienda nel comparto dell’automotive nazionale”.

La ristrutturazione del debito

Durante il tavolo, è stata esaminata la situazione industriale e finanziaria del gruppo Marelli, che ha avviato la procedura di ristrutturazione del debito con l’obiettivo di mantenere la continuità operativa e salvaguardare i livelli occupazionali. L’attenzione delle parti sociali si è focalizzata in particolare sui siti produttivi di Caivano, Sulmona e Melfi, considerate le loro forti interconnessioni con la filiera di Stellantis. È stata ribadita la necessità di garantire un presidio industriale e occupazionale in territori strategici per il comparto dell’automotive nazionale, in un momento di transizione tecnologica particolarmente delicato.

Il Mimit ha fatto sapere che promuoverà una regia istituzionale unitaria per la salvaguardia dell’occupazione e della capacità produttiva nazionale.

I licenziamenti

I sindacati si sono detti preoccupati sia dai “possibili problemi coi fornitori capaci di incidere sulla normalità produttiva” che da quelli con i clienti, in particolare Stellantis. “Alcuni stabilimenti, a iniziare da Melfi, Sulmona, Bari e Caivano, stanno facendo ampio ricorso alla cassa integrazione, anche a causa della dipendenza in tutto o in parte da Stellantis: sarà decisiva per il loro futuro la assegnazione di nuove forniture, o quanto meno la precisazione dei volumi delle forniture già pattuite”, hanno sottolineato in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr.

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“Il Governo deve attivarsi per individuare e promuovere l’arrivo di un possibile solido soggetto industriale nazionale ed in mancanza di esso non escludere la possibilità dell’ingresso dello Stato nella compagine societaria”, hanno detto. I sindacati hanno fatto sapere che l’incontro si è chiuso con un aggiornamento tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.



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