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La Nato al vertice decisivo: più fondi e maggiore capacità difensiva. La Cina ospita la Davos d’estate


Martedì 24 giugno – Appuntamento con la storia

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Appuntamento decisamente importante oggi all’Aja, dove avrà luogo fino al 25 giugno il summit della Nato. Attesi tutti i 32 capi di governo dell’Alleanza Atlantica, incluso il presidente Usa Donald Trump. Sul tavolo il tema è quello del contributo spese (oggi previsto al 2% del Pil ma ancora non raggiunto da tutti) fino a un possibile 5%, come pretendono gli Usa e come però è difficile per molti Stati europei. “Anche dopo il summit nessun Paese sarà obbligato a raggiungere il 3% o il 3,5% o il 4% già dal prossimo anno: dipenderà da scelte politiche che possono variare, dai governi che si succederanno”, è stato il commento di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri, per quello che riguarda l’Italia. Secondo Bloomberg che ha avuto accesso alla bozza finale della risoluzione del summit, la Nato sta chiedendo ai membri europei di aumentare di cinque volte le loro capacità di difesa terra-aria. Il documento visionato, appunto, sottoporrebbe tutti i membri dell’Alleanza a impegnarsi nello spendere almeno il 3,5% del Pil “per le esigenze fondamentali della difesa” entro il 2032, più un altro 1,5% “per la protezione delle infrastrutture, delle reti e per garantire la preparazione civile”, il che sarebbe in linea con la soglia del 5% richiesta dagli Stati Uniti.

Felicitazioni (forse) a Bezos!

Questo matrimonio non s’ha da fare. Non hanno dubbi (alcuni) veneziani che stanno facendo una campagna accanita contro lo sfarzoso matrimonio tra Jeff Bezos, patron Amazon, tra gli uomini più ricchi mondo, e la sua compagna l’ex giornalista Lauren Sánchez. “Venezia non è in vendita” è lo slogan più ricorrente. Ed è proprio il tema economico che spinge moltissimi a manifestare contro questa celebrazione, usata come pretesto per criticare invece quello che è l’impatto di un business come quello di Bezos sulle economie locali. “Non siamo contro il matrimonio, ma contro l’arroganza con cui questo ‘tecno-feudatario’ si muove come fosse a casa sua”, spiega Tommaso Cacciari, uno dei portavoce del comitato “No space for Bezos”. “Sicuramente dal banchetto del Re Sole cadrà qualche osso che farà gola a qualcuno, ma noi vogliamo difendere la dignità di Venezia che non può fare da sfondo a una persona che sfrutta i lavoratori, appoggia Trump e occupa di fatto la città”. Ma, in fondo, è il capitalismo, bellezza.

L’assemblea dei soci di Nippon Steel

Bocciato prima dal presidente Joe Biden poi dal successore Donald Trump, il matrimonio dell’acciaio da 15 miliardi di dollari tra la giapponese Nippon Steel e Us Steel alla fine si terrà. Grazie proprio a Trump. Che ha cambiato idea (non è una novità) ma stavolta in presenza di una robusta contropartita. Se infatti, i timori di Biden erano di perdere il controllo nazionale di un settore strategico come la produzione di acciaio, adesso il gruppo giapponese ha concesso agli Usa una golden share che permetterà al presidente di mettere il veto a diverse decisioni gestionali come la scelta dei top manager e una supervisione generale. Per l’amministrazione Usa “tutte le condizioni per vendere Us Steel sono soddisfatte”. Oggi a Tokio, all’assemblea dei soci di Nippon Steel c’è motivo di fare festa.

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La città cinese di Tianjin diventa la Davos d’estate

Nel gennaio scorso sui monti svizzeri la municipalità cinese aveva organizzato un galà a base di ravioli e noodles. Si celebrava il Capodanno lunare del Dragone ma è anche stata l’occasione per lanciare la nuova edizione del Forum, al via da oggi e fino a giovedì 26. Si tratta dell’incontro numero 16 che riunirà in Cina capi di governo e imprese, mondo accademico, media, organizzazioni internazionali e società civile. L’iniziativa mira soprattutto a consentire la messa in comune delle esperienze d’imprese, il confronto e l’ascolto. Certo, nessuno nega che nel mezzo di una guerra commerciale a colpi di dazi e blocchi alle dogane, i rapporti tra i Paesi dell’Occidente e la Cina non siano ai loro massimi livelli. Ma, almeno finché la parola ha diritto di cittadinanza, c’è la possibilità di una crescita economica con benefici per tutti.

Giovedì 26 giugno – L’udienza contro Luigi Mangione

Accusato di un reato gravissimo come l’omicidio di Brian Thompson, padre di famiglia con due figli piccoli, Luigi Mangione in carcere gode di una certa popolarità. Sarà perché il gesto di cui è accusato ha interrotto la vita del Brian Thompson, ceo di                 

UnitedHeathcare, una delle compagnie assicurative più grandi e odiate d’America. Sarà per la fuga, in bicicletta dentro Central Park a New York, o per quell’aria da bravo ragazzo della porta accanto. Sulla sua vita in carcere hanno già montato un musical dal discreto successo: Mangione sta nella stessa cella di un tizio accusato di molestie sessuali, poco lontano era rinchiuso anche Sam Bankman-Fried, il truffatore di criptovalute. Ma la commedia potrebbe volgere in tragedia: Mangione è accusato di omicidio da due giurisdizioni, quella dello Stato di New York e quella federale. All’inizio sembrava che il caso statale con pena massima l’ergastolo, avrebbe avuto la precedenza. Ma l’amministrazione Trump ha depositato documenti che indicano che chiederà la pena di morte nel caso federale, che sembra ora essere il primo a emettere la sentenza. Nell’udienza di oggi dovrebbe chiarirsi meglio l’iter del processo.



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