Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

A Trame il magistrato Strangis con Paride Leporace per ricordare i 50 anni del delitto Ferlaino


LAMEZIA TERME La popolazione diminuisce in Calabria, ma la ‘Ndrangheta resta qui, più forte che mai. Anzi, «maggiormente imperante» dice Giovanni Strangis, magistrato lamentino, il referente della sezione locale dell’Anm.
«Questo deve indurci a una riflessione», dice. «Il sistema delle imprese è debole ma il fenomeno mafioso in Calabria è sempre ben radicato». Al festival Trame, in un panel che ricorda l’omicidio impunito del giudice Ferlaino, sul palco insieme a Paride Leporace, autore del libro “Toghe rosso sangue” sulla storia di tutti i magistrati uccisi in Italia, il magistrato va oltre il dovere della memoria. E analizza come sebbene «i proventi illeciti della’Ndrangheta non siano investiti in Calabria, è qui che rimangono ancora impregiudicate la sua esistenza e la sua forza. Abbiamo elaborato il concetto di casa madre per questo. C’è un mutamento dei centri di interesse ma il centro, la casa madre rimane la Calabria».

Microcredito

per le aziende

 

Pur tuttavia il magistrato lancia un appello all’«impegno di ciascun calabrese a restare. Io sono di Lamezia e ho deciso di restare come tanti colleghi. Ci vuole un po’ più di coraggio per far fronte a un futuro meno ricco di possibilità, di possibilità di riscatto. Ma il riscatto quando arriva qui ha un sapore migliore. Posso essere testimone di questo senso del successo». La platea applaude, attenta, in un’ora di dialogo serrato tra il magistrato e il giornalista sull’evoluzione del fenomeno mafioso calabrese, dagli anni in cui – per restare all’omicidio Ferlaino avvenuto il 3 luglio 1975, 50 anni fa, non esisteva la legislazione di oggi, non esisteva l’elaborazione concettuale e giurisprudenziale di oggi, non esisteva la legge sui collaboranti. Ma soprattutto, è la domanda, senza i delitti eccellenti, quelli di Falcone e Borsellino, il Paese avrebbe mai avuto la forza della reazione? «È indubbio – dice Leporace – che la guerra alle mafie sia frutto di quel sangue». Era un’Italia distratta dalla corsa all’industrializzazione e alle nuove infrastrutture. I primi omicidi eccellenti avrebbero reso il sistema investigativo italiano tra i più competenti. È ancora così, si chiederà qualche minuto dopo Nicola Gratteri?
«Ho deciso di scrivere “Toghe rosso sangue” perché mi sono reso conto di un dato drammatico ma scarsamente percepito: nessuna democrazia occidentale aveva un numero così alto di magistrati uccisi come in Italia. Ci sono ancora pagine oscure, come quella del giudice Adinolfi. Ci sono casi irrisolti, come quello del giudice Ferlaino, anche se proprio su questo delitto ci sono piste che ancora si possono indagare. Lo dobbiamo a lui, a Lamezia, alla Calabria».
E proprio a Lamezia, il 7 luglio, al teatro Grandinetti, sarà riportato in scena lo spettacolo di Francesco Marino tratto dal libro di Leporace e scritto da Giacomo Carbone con Sebastiano Gavasso, Francesco Polizzi, Diego Migeni, Emanuela Valiante. Lo spettacolo (ingresso gratuito per 21) è stato promosso dalla Giunta esecutiva dell’associazione nazionale magistrati di Catanzaro.

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link

Contabilità

Buste paga