Oneri e onori alla padrona di casa. Nel giardino di Villa Doria Pamphilj, alla presenza delle alte istituzioni europee e africane, la premier Giorgia Meloni ha annunciato di essere al lavoro per «affrontare la questione del debito delle nazioni africane».
Un progetto ambizioso quanto spigoloso che la presidente del Consiglio ha scelto di annunciare al termine del suo discorso, poco prima di «lasciare il floor» alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
«Voglio approfittare di questa occasione», il vertice The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway, «per annunciare che stiamo lavorando a un’iniziativa concreta per affrontare la questione del debito delle nazioni africane: un tema centrale per lo sviluppo del Continente che se non affrontato rischia di vanificare tutti gli altri sforzi che stiamo portando avanti».
Il progetto ha come deadline il 2035. «L’iniziativa prevede di convertire, l’intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate (secondo i criteri della Banca Mondiale), di abbattere del 50% quello delle nazioni a reddito medio basso. L’intera operazione, nei dieci anni, ci consentirà di convertire in progetti di sviluppo, da attuare in loco, circa 235 milioni di euro di debito».
I tre progetti pilota: infrastrutture, agricoltura ed energia
Quello del debito africano, comunque, è solo l’ultimo dei «successi della giornata». Prima della conferenza stampa ha avuto luogo la cerimonia di scambio degli accordi siglati tra Unione Europea, Italia e Africa. Impegni che coinvolgono capitali pubblici e privati per un totale di 1,2 miliardi di euro.
Tre i progetti strategici che uniscono il Piano Mattei dell’Italia al Global Gateway europeo. Il primo riguarda il Corridoio di Lobito, definito dalla premier «un’imponente infrastruttura fisica e digitale che ha come obiettivo quello di collegare l’Africa occidentale con quella orientale».
Una sfida il cui obiettivo è connettere i mercati africani con quelli globali e il cui successo dipende non solo dalla politica ma anche dalla «capacità che avremo di coinvolgere i privati». In questa cornice si inquadra il finanziamento da 250 milioni di Cassa Depositi e Prestiti, con garanzia Sace, in favore di Africa Finance Corporation siglato durante il summit romano.
«Il secondo progetto riguarda l’agricoltura, in particolare abbiamo scelto lo sviluppo delle filiere della coltivazione del caffè», ha detto Meloni. «E lo facciamo sottoscrivendo un accordo che prevede una garanzia europea da 110 milioni di euro a sostegno degli sforzi italiani per il ripristino di un’agricoltura sostenibile in diverse nazioni africane».
Il terzo grande capitolo attorno al quale ruota la cooperazione tra Ue e Italia è lo sviluppo delle interconnessioni digitali. Capitolo in cui svolgerà ruolo da protagonista l’azienda italiana Sparkle: «Questo vertice ha visto la sottoscrizione dell’intesa, con il sostegno dell’Ue e della Bei, che consentirà a Sparkle di inserire nell’interconnessione Blue Raman ((la dorsale marittima che punta a collegare l’India alle economie europee passando per il Medio Oriente, ndr) anche l’Africa».
«Non parliamo di un’iniziativa spot, parliamo di un percorso, estremamente concreto», ha rivendicato la premier Meloni prima di annunciare i prossimi impegni che la vedranno coinvolta in prima persona nel Continente: «A luglio sarò in Etiopia e tornerò ancora nel prossimo semestre del 2026, per la seconda edizione del Vertice Italia-Africa».
Ursula von der Leyen: più capitale privato in Africa
«Il successo più grande è riuscire a portare il capitale privato europeo in Africa. E queste firme testimoniano la strada che abbiamo percorso e quella che dobbiamo ancora percorrere», raccoglie così il testimone la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, intervenendo a Villa Doria Pamphilj.
Per la presidente il Piano Mattei è «un esempio perfetto del modo in cui insieme possiamo dare forma al Global Gateway, il programma di investimenti dell’Ue da 300 miliardi di euro di cui 150 miliardi che vanno dedicati all’Africa». Un continente «ricco di risorse» ma privo di infrastrutture. (riproduzione riservata)
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