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Finanza sostenibile: una road map per la transizione – 2duerighe


L’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti e la transizione ecologica è sempre più urgente. Il riscaldamento globale si intensifica e aumentano gli eventi meteorologici estremi: il consenso scientifico su cause ed effetti della crisi climatica è ormai indiscusso. Questo scenario ha impatti negativi sia sulla crescita economica, sia sull’aumento delle disuguaglianze:  lo scenario globale dimostra che con l’aumento delle temperature medie entro i 2°C si registrerebbe una perdita del Pil mondiale del 16%, che arriverebbe al 40% a fine secolo con un incremento di 4°C, mentre affrontare il problema in maniera congiunta, determinata e senza continui ripensamenti dei governi nazionali sarebbe oltremodo conveniente. Eppure sono sempre più diffuse le resistenze e le critiche alla transizione, per cui cresce la percentuale di persone con posizioni scettiche o addirittura negazioniste.

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Verso una transizione giusta

In questo contesto diventa cruciale coniugare aspetti ambientali e sociali, in modo da rendere la transizione non solo efficace e rapida, ma anche equa. Nel panorama finanziario, quindi, risulta fondamentale il ruolo degli operatori finanziari, al fine di orientare i capitali verso gli emittenti e i progetti con impatti ambientali e sociali positivi: gli strumenti a disposizione di investitori, istituti di credito e assicurazioni sono numerosi e possono offrire importanti opportunità. 

Per contribuire ad una maggior conoscenza della just transition e a una più diffusa consapevolezza del suo valore economico e finanziario, il Forum per la finanza sostenibile – con il supporto di Cdp, la Cassa depositi e prestiti, e di Etica Sgr – ha realizzato il paper “Verso una transizione giusta: una bussola per gli operatori finanziari”, presentato il 19 giugno a Milano. Il report fornisce linee guida per l’inclusione dei principi della transizione giusta nelle politiche, nei processi e nei prodotti finanziari. 

Nel 2024, registrato come l’anno più caldo di sempre, gli investimenti nella transizione energetica sono cresciuti dell’11% su scala globale, raggiungendo la cifra record di 2,1 miliardi di dollari: tuttavia, sebbene in crescita, gli investimenti attuali rappresentano solo il 37% di quelli necessari per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In questo quadro, gli attori finanziari ricoprono un ruolo chiave e possono contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi ambientali e sociali, sempre più cruciali anche per la stabilità finanziaria. Le normative sulla finanza sostenibile costituiscono un punto di riferimento imprescindibile, insieme a iniziative quali standard internazionali, reti e coalizioni, azioni di engagement. 

Riprendendo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, da cui peraltro sono trascorsi 10 anni, c’è da registrare anche un’asimmetria temporale: per raggiungere tali obiettivi il 60% degli investimenti dovrebbe concentrarsi prima del 2050, mentre il 95% dei costi dell’inazione (evitabili, se si raggiungono gli obiettivi climatici) si concretizzerà dopo tale anno. 

Le soluzioni a disposizione

Le soluzioni tecnologiche sono disponibili (l’elettrificazione, l’efficienza energetica, l’aumento della generazione elettrica da fonti rinnovabili e la produzione di idrogeno verde) e nel 2024 il 32% dell’energia globale è già stato generato dalle fonti rinnovabili, mentre è rallentata la crescita della domanda di petrolio.

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Tuttavia, diverse sono le sfide che i processi di decarbonizzazione devono superare: in primo luogo lo sviluppo delle tecnologie necessarie per la transizione e le tensioni geopolitiche rendono sempre più strategico il controllo delle catene di approvvigionamento, comprese quelle di minerali e metalli critici. Inoltre, i costi della transizione (inevitabili, per quanto di gran lunga inferiori ai costi dell’inazione) rischiano di gravare maggiormente sulle classi e i contesti più fragili, aumentando le disuguaglianze socioeconomiche, riducendo il consenso sociale e rallentando il cambiamento.

È fondamentale garantire che la transizione sia giusta, assicurando un’equa ripartizione di costi, benefici e sacrifici tra tutti gli stakeholder e incorporando obiettivi sociali fondamentali quali la tutela dei diritti umani, la creazione di lavoro dignitoso e la riduzione delle disuguaglianze. 

Mentre continuano ad aumentare le temperature e si rafforzano le disuguaglianze socioeconomiche, è fondamentale non rallentare nel processo di transizione”, ha sottolineato Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum. “Gli operatori finanziari hanno un ruolo chiave, orientando i capitali verso iniziative e progetti capaci di coniugare riduzione delle emissioni e maggiore equità”. Solo in questo modo sarà possibile ridurre i rischi e massimizzare le opportunità insite nella decarbonizzazione, tra cui la crescita occupazionale e la qualificazione della forza lavoro, la modernizzazione e la competitività dei sistemi produttivi, l’inclusività del mercato del lavoro, lo sviluppo locale”.





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