Nel 2025, l’88% delle aziende europee di medie dimensioni sta adottando misure a sostegno della transizione ecologica nonostante l’instabilità del contesto politico e quasi la metà di esse (48%) sta investendo nella decarbonizzazione. Il loro approccio ha raggiunto un nuovo livello di maturità, con il 32% che investe secondo un piano strutturato e predispone roadmap chiare: un dato tre volte superiore rispetto al 2023. Lo slancio sta crescendo, anche tra le aziende che non hanno ancora investito nella decarbonizzazione, con il 65% che prevede di valutare la propria impronta di carbonio nei prossimi tre anni. È quanto emerge dal Barometro Argos x BCG, che giunto alla terza edizione ha incluso per la prima volta il Regno Unito e ha coinvolto 700 aziende di medie dimensioni in sette paesi europei. L’analisi mostra risultati incoraggianti: oltre ogni aspettativa, dettata dallo scenario socioeconomico e politico attuale, le piccole e medie imprese europee non rallentano la corsa verso la sostenibilità, bensì registrano una crescita netta in termini di investimenti, maturità strategica e consapevolezza ambientale. Una spinta green che coinvolge anche le PMI italiane dove il tasso di imprese attivamente impegnate ha raggiunto il 54%, colmando il divario storico rispetto ai Paesi più avanzati.
In particolare, l’85% delle aziende intervistate (in aumento di 18 punti percentuali rispetto al 2024) considera la decarbonizzazione un’opportunità strategica e sta strutturando di conseguenza le proprie strategie per ridurre le emissioni. Questa percentuale è aumentata in tutti i settori, comprese le aziende del settore agricolo e agroalimentare, dove ha raggiunto l’80% nel 2025, rispetto al 50% nel 2024. La transizione climatica, stando ai dati dell’analisi è oggi una priorità per le aziende di medie dimensioni con l’88% che la considera “importante” o “critica”. I loro obiettivi principali riguardano la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG), la prevenzione dell’inquinamento e lo sviluppo dell’economia circolare.
Mossi dalla domanda dei clienti e dai requisiti normativi, le aziende intervistate affermano che i vincoli finanziari rappresentano il principale ostacolo ad intraprendere azioni per favorire la transizione ecologica.
La decarbonizzazione diventa leva strategica per le PMI europee
Per la quasi totalità delle aziende (88%), la transizione climatica non è più un tema secondario, ma una priorità critica. Le aziende di medie dimensioni hanno raggiunto un nuovo livello di maturità ambientale, infatti tra i principali obiettivi perseguiti oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) e la prevenzione dell’inquinamento, circa il 60% ha iniziato a integrare anche pratiche di economia circolare nelle proprie strategie. Questo cambiamento è spinto da una combinazione di fattori, tra cui la prossima regolamentazione europea su imballaggi e rifiuti da imballaggio prevista per il 2025, la pressione sui costi delle materie prime e una crescente consapevolezza tra i consumatori. Temi come la gestione dell’acqua e la tutela della biodiversità restano in secondo piano, ma entrano gradualmente nell’agenda ambientale delle imprese.
Nel 2025, il 48% delle PMI europee ha già avviato investimenti concreti nella decarbonizzazione, spesso con un approccio strutturato. Il 32% delle aziende ha definito roadmap dettagliate per l’implementazione delle azioni: un valore triplicato rispetto al 2023. Secondo i dati del Barometro Argos x BCG l’80% delle PMI è fiducioso che i vantaggi competitivi ottenuti grazie alla transizione ecologica resisteranno anche in un contesto turbolento.
Nonostante l’incertezza geopolitica e i costi energetici, il livello di impegno non si attenua. La percezione della decarbonizzazione come opportunità è cresciuta trasversalmente in tutti i settori, compreso l’agroalimentare, dove è salita dal 50% al 80% in un solo anno.
I limiti economici restano la principale barriera
A frenare la transizione ecologica, però, sono soprattutto i vincoli finanziari, indicati dal 62% degli intervistati come principale ostacolo. In un contesto politico ed economico instabile, le aziende di medie dimensioni sono oggi più attente che mai al ritorno sugli investimenti (ROI) e alla gestione dei costi di capitale (capex), indicati da oltre il 50% degli intervistati come fattori limitanti delle iniziative ambientali.
L’impatto si riflette chiaramente nei livelli di investimento: se da un lato il 48% delle aziende continua a investire nella transizione climatica, come anticipato, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2024, dall’altro lato la quota di chi destina oltre il 10% dei propri investimenti annuali alla decarbonizzazione è scesa al 12% (-8 punti). In questo scenario, risulta sempre più cruciale orientare le risorse verso investimenti mirati, capaci di trasformare l’impegno per il clima in un vero vantaggio competitivo.
Da questo punto di vista, Simon Guichard, partner di Argos Wityu, sottolinea il ruolo crescente dei fondi di investimento: “Le aziende supportate da fondi mostrano un +13% di impegno per la decarbonizzazione rispetto a quelle non partecipate. Il nostro ecosistema sta diventando decisivo per sostenere la transizione ambientale”.
Nonostante ciò, cresce anche la propensione futura: il 65% delle aziende non ancora attive prevede di misurare la propria impronta di carbonio entro tre anni.
Clienti e normative spingono la transizione ecologica
Secondo il Barometro Argos x BCG alla base della spinta “verde” ci sono due motori principali: la domanda dei clienti e la pressione normativa. La pressione esercitata dalla clientela sta aumentando rapidamente su aziende B2B e B2C in tutti i settori, affermandosi come il secondo principale fattore motivante per l’azione climatica, con il 63% delle imprese che la indica come leva determinante, in crescita di 7 punti rispetto al 2024.
Le aziende europee di medie dimensioni svolgono un ruolo cruciale nel supportare le grandi imprese nella decarbonizzazione delle proprie catene del valore. Nell’UE, oltre il 95% delle emissioni aziendali rientra nello Scope 3, e circa il 60% di queste emissioni indirette è attribuibile alle PMI. La loro capacità di ridurre le emissioni è quindi fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi climatici da parte dei grandi gruppi. “Coinvolgerle nella transizione ecologica non è solo auspicabile: è indispensabile” ha evidenziato il Managing Director di BCG, Ferrante Benvenuti. L’interdipendenza tra le imprese lungo la catena del valore sta aumentando la pressione in particolare nel mercato B2B, ma anche il consumatore finale inizia a premiare le scelte sostenibili.
Questa interdipendenza sta infatti generando una crescente pressione da parte dei clienti, in particolare nel settore B2B, dove le aspettative sono aumentate di 9 punti percentuali rispetto al 2024. Anche nel B2C, la domanda dei consumatori resta un fattore stabile: 1 azienda su 2 la cita tra le principali motivazioni per adottare azioni climatiche.
Tra i limiti alla decarbonizzazione rimangono in testa anche i requisiti normativi europei e nazionali, citati dal 76% degli intervistati. La difficoltà a interpretare regole spesso opache frena l’efficacia delle strategie aziendali, sottolineando la necessità di maggiore chiarezza regolatoria.
Italia tra i Paesi europei con più PMI attive nella decarbonizzazione
Le PMI europee stanno rafforzando in modo deciso il proprio impegno verso la decarbonizzazione, un trend in crescita costante dal 2023. In Germania e Italia, il tasso di imprese attivamente impegnate ha raggiunto il 54%, colmando il divario storico rispetto ai Paesi più avanzati.
Nei Paesi del Benelux e in Francia, dove la sostenibilità è da tempo una priorità, le aziende continuano a destinare risorse alla transizione, pur con maggiore cautela: il 35% delle PMI in queste aree ha infatti pianificato azioni ma non ha ancora avviato investimenti. In Francia, si registra inoltre un aumento del pessimismo, con un terzo delle imprese che percepisce la decarbonizzazione come un vincolo o un rischio, riflesso dell’incertezza politica e normativa. Tuttavia, i segnali di maturità restano solidi: il 95% delle PMI del Benelux ritiene la decarbonizzazione “importante” o “critica” e in Francia il 35% delle aziende investitrici sta già osservando progressi concreti.
Nel Regno Unito, il 42% delle PMI ha avviato investimenti, mentre il 40% dichiara di aver accelerato le proprie iniziative climatiche in risposta alle crescenti pressioni esterne. La decarbonizzazione è riconosciuta come una priorità nazionale e ben l’87% delle aziende britanniche la considera oggi un’opportunità strategica.
Complessivamente, in tutti i Paesi analizzati attraverso il Barometro Argos x BCG, oltre l’80% delle PMI sta mantenendo o aumentando il passo nella transizione climatica, dimostrando resilienza e visione di lungo periodo nonostante l’instabilità del contesto.
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