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Ex Ilva, di nuovo a Roma: sul tavolo la cigs per 4.050 lavoratori. Il Pd: “Chiarezza dal governo”


Cassa integrazione all’ex Ilva avanti tutta. È dai numeri dei lavoratori da avviare alla cigs, presentati da non più di una settimana fa (era il 12 giugno infatti) dai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, che si ripartirà mercoledì 25 giugno quando alle ore 11 governo e sindacati di categoria torneranno ad incontrarsi.

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La riunione si terrà in modalità ibrida sia nella sede del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in via Flavia a Roma, che in videoconferenza.

 

4.050 dipendenti (di cui 3.500 a Taranto) rispetto alle 3.062 unità ad oggi autorizzate. Queste le richieste avanzate dai commissari di AdI in as che, nello specifico, sono 885 nell’Area fusione, 1.275 nell’Area laminazione, 1.340 nell’Area servizi e staff. Per quanto riguarda gli altri stabilimenti del gruppo, le richieste riguardano 20 unità a Racconigi, 15 a Legnaro, 175 a Novi Ligure, 35 a Marghera, 270 a Genova, 25 a Milano e 10 a Paderno.

Si preannuncia un confronto teso viste le posizioni già espresse dai sindacati nei precedenti incontri quando Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia Fiom-Cgil, ha ribadito la contrarietà del suo sindacato all’aumento della cassa integrazione, e Gugliemo Gambardella, segretario generale della Uilm, ha battuto sul tasto della decarbonizzazione e di una legge speciale per la gestione dell’occupazione, prepensionamenti e strumenti di risarcimento per tutti i lavoratori diretti, dell’appalto e in Ilva as. Posizioni condivise dalla Fim-Cisl, che con il suo segretario generale Valerio D’Alò ha sottolineato che occorre garantire sostegno e rilancio del gruppo, e dall’Usb per il quale servono soluzioni strutturali.

Ma soprattutto perché le rsu di Fim, Fiom e Uilm dello stabilimento ex Ilva hanno chiesto un incontro urgente alla direzione e all’Ufficio relazioni industriali perché vengano chiariti gli attuali assetti di marcia degli impianti e il numero dei lavoratori in cassa integrazione, in particolare nelle aree in fermata e in ripartenza. I rappresentanti sindacali, infatti, hanno segnalato che tra il personale attualmente in cassa integrazione ci sarebbero numerosi manutentori nonostante, spiegano «quanto previsto dal decreto-legge n. 4 del 2024, che esclude tale possibilità per chi è coinvolto in attività legate alla sicurezza degli impianti».

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Ex Ilva, Filippetti (Pd): “Il governo dica la verità su tempi, risorse e garanzie per cittadini, lavoratori e ambiente”
«In un momento così delicato per il futuro dello stabilimento ex Ilva e per l’intera città, è essenziale che ogni confronto istituzionale avvenga nel segno della trasparenza e del coinvolgimento della comunità. Ma ancora una volta dobbiamo constatare come il Governo continua a presentare bozze, piani e intese senza affrontare in modo diretto e concreto la condizione dei lavoratori».

Così la segretaria provinciale del Pd, Anna Filippetti, nel commentare l’esito dell’incontro, tenutosi nel primo pomeriggio del 18 giugno, tra il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e il sindaco di Taranto, Piero Bitetti.
«Nel cosiddetto accordo di programma, illustrato dal ministro – commenta Filippetti -, non c’è alcuna traccia del destino dei lavoratori diretti, dei cassintegrati né delle migliaia di persone dell’indotto che da anni vivono in un limbo di incertezza, precarietà e disillusione. È inaccettabile».
E nel chiedere che salute e lavoro tornino ad essere il punto di partenza, Filippetti e il Pd aggiungono che qualsiasi piano di riconversione o rilancio industriale «deve garantire la tutela piena dell’occupazione esistente, un piano chiaro di riqualificazione professionale, risorse certe e vincolate per l’indotto e la manutenzione degli impianti e una governance partecipata, che includa sindacati e rappresentanze dei lavoratori».
Altro quesito che agita il Pd è quello legato alle risorse economiche realmente disponibili e immediatamente esigibili per la decarbonizzazione così come la domanda che il partito e la sua segretaria si pongono è: «quali tutele sono previste per i lavoratori diretti e dell’indotto, che restano nell’incertezza più assoluta? Come si intende conciliare la vendita degli asset con il rispetto delle prescrizioni ambientali e il rispetto delle decisioni della magistratura?».

Ecco perché il Pd, conclude Anna Filippetti, chiede che l’accordo di programma «venga finalmente discusso pubblicamente con il coinvolgimento reale della comunità locale, dei sindacati, delle associazioni, dell’università e di tutte le forze sociali».



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