Nel secondo giorno dell’evento organizzato dall’Osservatorio Giovani Editori, ospiti i governatori delle banche centrali di Francia, Olanda, Spagna. Messina (Intesa Sanpaolo): “L’Europa parli di povertà e giovani, non di riarmo”
La platea è di giovani e giovanissimi. I temi trattati sono quelli di più stretta attualità. Nella seconda giornata di Young Factor, il dialogo tra giovani, economia e finanza, promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani Editori, in partnership con Intesa Sanpaolo, è intervenuto il governatore di Bankitalia Fabio Panetta. “Non vi è alcun vantaggio per un Paese a isolarsi” nel commercio. “Non ha mai funzionato e mai funzionerà”, ha detto Panetta riferendosi allo scontro sui dazi aperto da Donald Trump. “Vale ancora di più – ha continuato – per un Paese come gli Stati Uniti, che in questo modo non risolveranno il problema della bilancia dei pagamenti o dell’industria”. “La strategia Usa – ha continuato – sembra poco razionale pero’ cerco di attribuire razionalità ai comportamenti. È ovvio che in prospettiva la Cina diventerà la prima economia mondiale e la competizione sarà fra Cina e Stati Uniti e ora il presidente Trump cerca di limitare influenza internazionale della Cina e lo fa cercando di recidere il rapporto molto stretto che si e’ creato fra Cina e Russia con le sanzioni”.
Poi Panetta è passato a parlare delle diseguaglianze che, “quando diventano estreme, non vanno bene al funzionamento dell’economia”. La globalizzazione, messa in crisi da più fronti, ha consentito a molti Paesi in via di sviluppo di ridurre il divario con quelli più sviluppati ed evitare un aumento della povertà ma “all’interno dei Paesi, per quanto possa sembrare strano, le diseguaglianze sono aumentate”. “Nel nostro Paese ad esempio – ha proseguito il numero uno di Bankitalia – i lavoratori delle imprese manifatturiere” a basso valore sono stati colpiti. Il governatore ha quindi rilevato come, “per evitare di interrompere l’ascensore sociale per le imprese come per gli studenti ci sono strumenti quali l’Antitrust, la politica fiscale e misure per favorire gli studenti più capaci”. E infine un messaggio ai giovani, affinché credano “nell’euro digitale”.
Altro ospite, il Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina: “Abbiamo la povertà, i giovani che devono trovare lavoro, problemi di stipendi e oggi tutti parlano della necessità di riarmarsi. Mi trovo poco a mio agio con queste considerazioni. Ho un approccio realista e sono convinto che esiste la necessità di un coordinamento nei meccanismi di difesa, la necessità di potenziamenti”, ma da “questo a far diventare che tutto il dibattito è sulla trasformazione delle fabbriche in strumenti di preparazione delle armi, io non riesco a trovarmici a mio agio in un approccio che ragiona in questo modo”, ha ribadito Messina. Il giudizio è netto: ”Se hai poveri in Italia e negli altri Paesi del mondo, questa dovrebbe essere la priorità, non parlare in continuazione di riarmo”. L’attuale contesto geopolitico, ha continuato il Ceo di Intesa Sanpaolo, è di “grande turbolenza per ora concentrato a livello locale” anche se “la capacità di propagarsi a livello mondiale può essere importante”. “Se non ci sarà un deterioramento ulteriore con un allargamento dei conflitti, la mia aspettativa è di una riduzione dei tassi di crescita” e non di “recessione”. Sui dazi, Messina non è così pessimista: “Il presidente americano è un negoziatore e la mia impressione è che si ricomporrà un mondo normale nell’arco dei prossimi mesi”. Poi, a margine dell’evento, Messina ha detto la sua sul risiko bancario che impazza ormai da mesi, sottolineando l’intenzione di non “posizionare la banca in questi combattimenti da Far West italiano. Quello che sta accadendo – ha continuato – lo giudico veramente un caos”.
Prima di Messina e Panetta, era stato il turno del governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, che ha fatto un elogio all’Unione europea e una critica agli Usa: “Gli Stati Uniti tradizionalmente sono stati considerati una terra di libertà. Oggi, mi spiace dirlo, questo è meno ovvio, meno vero. Noi oggi in Europa siamo la terra della libertà”. “La democrazia – ha sottolineato – sembra un po’ data per scontata, ovvia, noiosa. Ma purtroppo è meno ovvia oggi di quanto non lo fosse in passato. La democrazia significa rifiutare il potere e abbracciare lo stato di diritto. Si tratta di rifiutare l’individualismo eccessivo. La libertà che a tutti sta a cuore non è individualismo, ma significa combattere insieme per dei valori”. “Penso che i nostri valori condivisi, in Europa, siano molto più importanti di quanto non fossero prima degli shock” come il Covid, ha proseguito Villeroy de Galhau. “Abbiamo divergenze – ha aggiunto – ma questa è la storia dell’Europa da decenni. Questa idea che c’era un’epoca d’oro in cui tedeschi, francesi e italiani andavano sempre d’accordo era falsa. Io ho abbastanza anni per dirvi che non è mai stato così: ho partecipato a negoziati sull’euro negli anni Novanta e non è stato per nulla facile. È normale avere divergenze, ma i nostri valori comuni sono necessari non solo per l’Europa, ma per il resto del mondo”.
Nel susseguirsi dei governatori delle banche europee, ospite di Young Factor anche lo spagnolo José Luis Escrivá, che ha fatto un appello per preservare l’indipendenza politica delle banche centrali, nello stesso giorno in cui Trump ha attaccato nuovamente il numero uno della Fed, Jerome Powell, pretendendo un abbassamento dei tassi d’interesse. “Le decisioni” delle banche centrali “hanno un tale impatto sulle economie che devono essere preservate dalle questioni private, questioni di politiche di breve termine. È per questo che l’indipendenza politica è così importante e deve essere preservata”.
Il governatore della Banca d’Olanda Klaas Knot, invece, in un passaggio del suo intervento è tornato sulla crisi economico-finanziaria del 2008-2009, di cui ieri – 17 giugno – ha parlato anche l’ex presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che ha fatto un mea culpa sull’eccessivo laissez-faire di quegli anni. “Oggi è più difficile risolvere le crisi, nel 2008-2009 c’è stata una crisi bancaria e finanziaria globale ma nel G20 i Paesi si sono uniti e c’è stata una risposta concertata alla crisi. Invece oggi dove c’è tanta frammentazione geopolitica sarebbe molto più difficile trovare una risposta coesa”, ha spiegato Knot.
Al dare il via ai lavori della seconda giornata di Young Factor è stato il Ceo de Il Sole 24 Ore, Federico Silvestri, che si è rivolto direttamente ai tanti giovani presenti in platea: “Una cosa che mi fa paura è quando vedo nel mondo del socialnetworking alcuni sedicenti influencer che danno consigli su che investimenti effettuare o sui significati di alcuni trend. “Questo è pericolosissimo, ci sono alcune persone preparate ma un sacco che parlano a sproposito. Attenzione ragazzi – ha detto rivolgendosi alla platea di studenti – perché quelli sono i vostri risparmi e i vostri soldi, decidete bene chi è credibile”. Oggi la sfida, ha proseguito, “è prendere coscienza della finanza, con strumenti della tecnologia. Il punto non è maggiore o minore alfabetizzazione rispetto al passato, ma oggi i ragazzi devono affrontare complessità mai affrontate prima: pensiamo alle criptovalute”, ha detto Silvestri. “Abbiamo bisogno di una preparazione più profonda e di maggiori strumenti. Lo stato dell’arte – ha proseguito il Ceo de Il Sole 24 Ore – ci racconta un mondo in cui dati recenti indicano come il 37% degli italiani si sente più o meno in grado di parlare di o comprendere temi di natura economico-finanziaria. Per quanto riguarda i ragazzi ci sono alcuni dati confortanti, altri meno. Citando dati recenti, circa due terzi dei ragazzi non è confidente con strumenti finanziari e solo 17% ritiene di avere una preparazione adeguata per gestire un budget mensile”, ha sottolineato.
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