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L’Asia-Pacifico area chiave per il business attuale del made in Italy



Lorenzo Riccardi (al centro) con l’ambasciatore Ambrosetti (con la barba) e i presidenti delle Camere partecipanti al forum


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In concomitanza con la XIV edizione del Panda D’oro si è svolto a Shanghai il primo Asia-Pacific Business Roundtable che, con un parterre de rois estremamente qualificato, ha visto la presenza di 300 partecipanti.

Il focus del convegno seguiva due direttrici: il ruolo della regione dell’Asia Pacific in quanto momento critico nello scacchiere geopolitico mondiale e quello del posizionamento dell’Italia nelle economie di questo quadrante sia dal punto di vista delle esportazioni che di quello produttivo -manufatturiero.

Una prima istantanea degli speakers ha focalizzato in primo luogo Cina e India, ricchi entrambi di storia, con un potenziale espresso nell’ultimo ventennio e parimenti con prospettive future in rapporto all’evolversi della situazione geopolitica ed economica. A latere, Thailandia, Vietnam e la regione a statuto speciale di Hong Kong, da una posizione ancillare rispetto soprattutto alla Cina, auspicano una crescita e una marcata visione identitaria rispetto al mondo.

Se la situazione mondiale muove di fatto la sua centralità verso Oriente a causa delle debolezze e fragilità dell’Occidente come ha testimoniato la riunione del G7 appena conclusosi, il tema che trasversalmente ha guidato il convegno è stato: Liberare il potenziale del Made in Italy.

«La regione Asia-Pacifico si distingue come la più grande al mondo in termini di popolazione, scala geografica e integrazione del libero scambio», ha sottolineato Lorenzo Riccardi, presidente Cicc, in apertura della tavola rotonda, «è anche leader globale nella crescita del pil, è quindi un’area fondamentale per lo sviluppo economico del Made in Italy. La Cina è la forza trainante dietro la crescita attuale e futura della regione Asia-Pacifico».

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Dopo i saluti istituzionali dell’ Ambasciatore d’Italia in Cina Massimo Ambrosetti e della presentazione delle dinamiche commerciali tra Cina e Italia a cura di Francesco Pensabene, Commissario per il Commercio Italiano in Cina e Mongolia, sono stati aperti i lavori che comprendevano i panels e i casi di successo di imprese italiane in Cina quali Ducati, Exprivia, Intesa Sanpaolo, Brembo e Beretta. 

Due sono stati i panels che hanno composto il mosaico delle opportunità: il primo verteva sulla finanza, commercio e partnerships strategiche con la partecipazione di Antonio Adinolfi, direttore AIIB, Davide Follador, trade counselor della delegazione EU in Cina, Donato Morea, responsabile Sace della Cina e dell’East Asia, Giuseppe Corcelli, direttore Simest Asean e Wang Qiong, senior vice president Luxe Co.

Moderato da Mauro Maggioni, vice chairman della Camera, il panel ha voluto presentare insieme alle opportunità quali strumenti finanziari possano agevolare ed supportare le imprese che desiderano per il futuro esplorare questa grande regione. Se da un lato, specialmente riguardo alla Cina, vi sono imprese che hanno disinvestito o sono alla ricerca di un compratore ( vedi Sturbucks, Hagen-Dazs e Decathlon ) potrebbero contemporaneamente nascere delle circostanze di ricambio “generazionale”.

Il secondo panel concerneva il business italiano nelle strategie regionali con uno sguardo alle Camere italiane presenti sul territorio. Moderato da Avril Accolla della Camera, Alessandro Giuliani, presidente della Camera italiana in India ha illustrato i vantaggi commerciali e produttivi per le imprese italiane che vogliano entrare nel mercato indiano che oggi offre innumerevoli vantaggi tra i quali quello di «essere una possibile piattaforma anche per le realtà presenti sulla costa occidentale e sull’Africa ed anche un’opportunità in attesa del FTrade agreement con l’Eu. Nonostante vi sia una adattabilità caratteriale tra le due Nazioni, in Italia si conosce ancora poco di questo grande Paese».

Michele d’Ercole, presidente della Camera Italiana in Vietnam, ha messo in luce «le possibilità per le aziende italiane di radicarsi in un Paese che ha una funzione di cuscinetto con gli Stati Uniti per quanto riguarda le esportazioni e con la Cina per le importazioni. Ovviamente sarà necessario attendere il 9 di luglio per capire come le decisioni americane, se confermate influenzeranno le esportazioni e la supply chain».

Giacomo Iobizzi, segretario generale della Camera Italiana in Thailandia ha messo in evidenza che «la Thailandia non ha assunto posizioni schierate e rimane un valido partner per Unione Europea, Giappone ed Australia. L’export è concentrato sulle esportazioni di macchinari ed elettronica e, a parte le imprese cinesi con i loro insediamenti produttivi, sono presenti aziende italiane come Ducati e Spea; non da ultimo va segnalata la recente apertura dell’ unità produttiva di Luxottica che a regime conterà un organico di cinquemila dipendenti».

Infine Davide De Rosa, presidente della Camera Italiana ad Hong Kong, ha messo in luce i vantaggi che oggi si possono ottenere per le imprese italiane vista la nuova conformazione della regione SAR quale hub strategico e punto di riferimento per l’intera Greater Bay Area.

Un importante passaggio è stato il case study presentato da Gianni di Giovanni, chairman ENI in Cina dal titolo «gestione sostenibile dell’energia e crescita strategica» quale testimonianza ormai di lungo termine dell’esperienza ENI e delle future soluzione in merito alla green energy.

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Iniziative di questo genere sono prioritarie e necessarie in uno stallo del concetto del multilateralismo e parafrasando Gustav Mahler “La tradizione è custodire il fuoco e non adorare le ceneri”. (riproduzione riservata)

* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni

  

 

 

 

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