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Il “Piano Strategico per la Portualità Turistica”: sostenibilità, infrastrutture e sburocratizzazione


 Il “Piano Strategico per la Portualità Turistica” di SACE e Assonat: sostenibilità, infrastrutture e sburocratizzazione. Chi c’era e cosa si è detto durante la presentazione 

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Il diporto si conferma la pecora nera dell’economia del mare. Nuove infrastrutture, sburocratizzazione e sostenibilità sono le chiavi del “Piano Strategico per la Portualità Turistica” di SACE e Assonat per svegliare il gigante addormentato dell’economia del mare. Chi c’era e cosa si è detto durante la presentazione.

IL PIANO PER IL RILANCIO DEI PORTI

Il “Piano Strategico per la Portualità Turistica” di SACE e Assonat mette in luce i punti di forza del settore (tradizione nautica e design Made in Italy), ma anche le ombre: troppa burocrazia, strutture spesso non all’altezza dei competitor internazionali. Il cuore del Piano è il Masterplan nazionale, che punta a mappare, valutare e riqualificare l’intera infrastruttura portuale dedicata al turismo nautico per renderla più efficiente, sostenibile e competitiva. Il modello che promette di traghettare l’intero comparto verso il futuro si chiama GROW e sarà finanziato grazie al sostegno di SACE. Tra le priorità troviamo più posti barca, più servizi e più digitalizzazione.

“Solo partendo dai dati e capendo come funzionano si può valutare cosa fare di più per gli investimenti che rappresentano moltiplicatori per la comunità. Per ogni porto in più ci sarà almeno un caffè in più. La centralità del porto nell’economia del mare è un’altra delle premesse del Piano”, ha affermato Alessandra Ricci, amministratore delegato nel corso dell’evento di SACE “Port in Italy: Il Piano Strategico per la portualità”.

“Abbiamo realizzato progetti per 124 miliardi di euro, con un impatto di 315 miliardi sul sistema italiano. Tutto questo grazie al nostro effetto GROW, un insieme di servizi per supportare la crescita delle imprese. La Marina di Pescara ha installato un impianto fotovoltaico, ad esempio, attivando filiere produttive ed occupazionali. Copriamo anche i rischi emergenti, connessi alle mutazioni climatiche, ad esempio attraverso il rischio clima, un supporto concreto alle aziende, anche piccole affinché riprendano rapidamente l’operatività. Ogni euro di valore generato dalla blue economy ne genera 1,8 nei settori collegati. Vogliamo creare collaborazioni e sinergie concrete”, ha affermato Silvia Massaro, Head of Business Solutions di SACE.

LA BUROCRAZIA FRENA GLI INVESTIMENTI

“L’Italia è costruita sulle Conferenze di Servizi o sui tavoli di lavoro. Almeno il 70% del dipendenti della Regione Siciliana era inutile, non incapace. Non possiamo continuare ad essere ostaggi di certa burocrazia. Tra 10/15 anni di questo passo ci troveremo nelle palafitte”, ha affermato Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, nel corso dell’evento di presentazione del Piano.

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“Sostenibilità dei porti e sburocratizzazione sono le priorità del Piano strategico per la portualità turistica italiana. Le imprese devono avere la certezza su quando si inizia e quando si finisce l’iter di autorizzazione e la realizzazione dell’opera. La maggior parte delle problematiche dei porti riguarda la movimentazione delle sabbie, non il dragaggio. Chiediamo al ministro di essere ricevuti il prima possibile per mostrare il buon lavoro portato avanti in questo periodo”, ha affermato Luciano Serra, presidente di Assonat

IL NODO DELLE CONCESSIONI

Il rinnovo delle concessioni dei porti rappresenta un nodo importante per il rilancio di questi hub della transizione.

“Le nostre strutture sono all’avanguardia ma necessitano di una riqualificazione tecnologica ed ambientale. Riguardo la proroga delle concessioni si potrebbe immaginare una misura operativa che consenta agli operatori di effettuare interventi in materia di riqualificazione e transizione ecologica esercitando un diritto e non una facoltà degli enti locali. C’è una visione che vede le infrastrutture pronte al cambiamento tecnologico e alla transizione”, ha affermato Marco Machetta, responsabile area legislativa Assonat.

MUSUMECI: “MANCANO 50.000 POSTI BARCA, PORTI TURISTICI IN ISOLE MINORI GRANDE RISULTATO”

Il tallone d’Achille del diporto è la carenza di posti barca. Oggi la domanda di posti barca supera l’offerta, sprecando il potenziale dei porti per lo sviluppo economico del Paese. Infatti, le banchine italiane possono diventare veri e propri motori di sviluppo. Il turista nautico, infatti, porta crescita e sviluppo per il territorio, come suggerisce anche il profilo delineato nel Piano. Infatti, ha un’età media tra i 31 e 50 anni (64%), il 58% appartiene a una fascia economica medio-alta/alta. La maggior parte soggiorna da 3 a 5 notti in barca (50%).

“Mancano 50.000 posti barca, dall’Estero si chiede di avere uno spazio sulle nostre coste ma non possiamo rispondere, in un settore che registra una selvaggia concorrenza. Verso settembre potremo tirare le fila del nostro lavoro per capire cosa siamo riusciti a modificare i 5/6 articoli da sistemare. Sarebbe un grande risultato introdurre porti turistici nelle isole minori”, ha affermato Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, nel corso dell’evento di presentazione del Piano.

IL PIANO DI SACE E ASSONAT PER I PORTI

Il rilancio dei porti non passa però solo dall’urbanistica e dall’ingegneria. Infatti, il “Piano Strategico per la Portualità Turistica” tratta anche di diritti, equità fiscale e governance trasparente e condivisa, che coinvolga Regioni, imprese, Guardia Costiera e territori. Tra le proposte di SACE e Assonat figurano l’esenzione IMU per i porti turistici, il riconoscimento di indennizzi equi al termine delle concessioni, l’introduzione di procedure più snelle per attrarre investimenti e incentivi all’uso di energie rinnovabili e impianti per la gestione dei rifiuti.



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