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RECIDIVA ZERO, GLI INTERVENTI DELLE QUATTRO SESSIONI DI LAVORO


(AGENPARL) – Roma, 17 Giugno 2025

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(AGENPARL) – Tue 17 June 2025 RECIDIVA ZERO, GLI INTERVENTI DELLE QUATTRO SESSIONI DI LAVORO
Si è svolta oggi presso la Scuola di formazione “Giovanni Falcone” del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) la II edizione di “Recidiva Zero. Studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere”, giornata di lavoro organizzata dal CNEL in collaborazione con il Ministero della Giustizia. L’obiettivo è di favorire e promuovere l’inclusione sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale.
L’iniziativa si inserisce nel quadro dell’Accordo interistituzionale sottoscritto nel giugno 2023 tra CNEL e Ministero della Giustizia e fa seguito alla I edizione che si è tenuta il 16 aprile dello scorso anno.
Quattro le sessioni tematiche. Le prime due, coordinate dal Segretario generale del CNEL Massimiliano Monnanni. Le altre due coordinate da Rita Russo, Direttore generale della Formazione del Ministero della Giustizia e direttore della Scuola Superiore dell’Esecuzione Penale “P. Mattarella”.
Ecco gli interventi.
PRIMA SESSIONE
L’Accordo CNEL – Ministero della Giustizia a due anni dalla sottoscrizione
SOTTANI: IL LAVORO È LA CHIAVE PER LA “RECIDIVA ZERO”
“Il progetto “Recidiva Zero” evidenzia il lavoro come strumento chiave per il reinserimento sociale e la riduzione della recidiva carceraria. Se la recidiva generale è del 70%, scende drasticamente al 2% per i detenuti che lavorano. Cruciale è garantire lavoro dignitoso e continuativo anche post-detenzione, superando il sovraffollamento e la scarsità di opportunità. La legge Smuraglia, che offre sgravi fiscali per l’assunzione di detenuti, è fondamentale ma ostacolata da diffidenza e posti limitati”. Lo ha affermato Sergio Sottani, procuratore generale della Repubblica di Perugia.
GIORDANO: SGRAVI LEGGE SMURAGLIA, gli enti coinvolti sono in crescita ma poca continuità
“Abbiamo analizzato le attività che beneficiano degli sgravi fiscali della legge Smuraglia, puntando a valorizzare il contributo del settore privato a Recidiva Zero. Sebbene gli enti coinvolti siano cresciuti del 40% tra il 2023 e il 2025, i primi risultati evidenziano una scarsa continuità, con meno del 25% che ha usufruito degli sgravi per tutti e tre gli anni. Ciò solleva un allarme sulla precarietà dei percorsi di inclusione lavorativa e sulla necessità di politiche mirate per la sostenibilità economica, sociale e istituzionale delle attività”. Così Filippo Giordano, docente di Economia aziendale presso l’Università Lumsa di Roma e componente del Segretariato permanente per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale del CNEL.
MINUNZIO: PASSARE DALLE BUONE PRATICHE ALLE AZIONI DI SISTEMA
“Questo primo anno di attività del Segretariato Permanente ci ha dato chiare indicazioni circa la necessità di passare dalle buone pratiche alle azioni di sistema. La reintegrazione sociale delle persone private della libertà personale è un processo complesso che può essere perseguito solo se accompagnato da tutta la società civile”. Lo ha dichiarato Emilio Minunzio, consigliere del CNEL e presidente del Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, istituito presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.
NAPOLILLO: IL LAVORO PENITENZIARIO DEVE PRIMA DI TUTTO RESTITUIRE DIGNITÀ AL DETENUTO
“Il modello tradizionale del sistema penitenziario – ha dichiarato Ernesto Napolillo, Direttore Generale dei detenuti e del trattamento, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ministero della Giustizia – concepisce il lavoro come strumento per ‘addomesticare l’anima’, un mezzo per riflettere sul proprio passato e guardare al futuro. È la logica su cui si fonda il sistema penitenziario attuale. Tuttavia, è necessario ripensare questo approccio, poiché sappiamo che solo il 34% dei detenuti svolge un’attività lavorativa e, di questi, l’85% è impegnato alla dipendenza dell’amministrazione penitenziaria, quindi nel settore pubblico. Il coinvolgimento del settore privato è estremamente ridotto. Lo scenario diventa ancora più critico se si guarda al circuito dell’alta sicurezza, dove tutti i detenuti lavorano solo all’interno del carcere. Per puntare concretamente all’obiettivo della recidiva zero, è fondamentale cambiare prospettiva e spostare l’attenzione sull’articolo 2 della Costituzione, che pone al centro la persona. Il lavoro penitenziario non può limitarsi all’insegnamento di un mestiere, deve prima di tutto restituire dignità al detenuto. Un’attività lavorativa in ambito penitenziario ha un reale valore socializzante solo se è volontaria, qualificante e formativa. Per raggiungere questo obiettivo è essenziale aprire l’accesso dei detenuti al lavoro nel settore privato. È una sfida, quindi, che non riguarda soltanto il sistema carcerario, ma chiama in causa anche il tessuto imprenditoriale e civile del Paese”.
PETRUZZO: RIDURRE LA RECIDIVA ATTRAVERSO OPPORTUNITÀ CONCRETE DI IMPIEGO
“Il progetto Recidiva Zero è un’iniziativa volta al reinserimento sociale e lavorativo di detenuti e internati. L’iniziativa enfatizza l’importanza dello studio, della formazione e del lavoro sia all’interno che all’esterno delle strutture carcerarie. Un aspetto importante è la necessità di approfondire nel dettaglio la Legge Smuraglia, che prevede incentivi fiscali per le aziende che assumono persone private della libertà personale, fornendo guide dettagliate sul credito d’imposta e sulla riduzione della contribuzione per tali assunzioni. L’obiettivo è favorire l’inclusione sociale e ridurre la recidiva attraverso opportunità concrete di impiego”. Lo ha dichiarato Mario Petruzzo, Direttore Ufficio VI, Direzione generale dei detenuti e del trattamento, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ministero della Giustizia.
FINITI: MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA SVOLGE RUOLO CRUCIALE SU REINSERIMENTO DETENUTI
“Investire sul detenuto significa adottare un’ottica di riabilitazione sociale. La condanna non riguarda solo il singolo individuo, ma colpisce anche il suo nucleo familiare. È fondamentale costruire un ponte tra gli istituti di pena e il mondo esterno, affinché il reinserimento possa avvenire in modo efficace. La Magistratura di sorveglianza svolge un ruolo cruciale in questo processo. Credo fermamente che sia necessario offrire una nuova possibilità a chi ha sbagliato. Ce lo impone l’articolo 27 della Costituzione, che sancisce la funzione rieducativa della pena, e l’articolo 3 della CEDU, che garantisce il diritto alla dignità e alla riabilitazione”. Così Marina Finiti, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma.
Irma Conti, componente del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha fatto trasmettere in sala un video in memoria del prof. Felice Maurizio D’Ettore, già presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
SECONDA SESSIONE
Le misure per l’inclusione socio lavorativa dei soggetti in esecuzione penale
PARISI: SERVONO PROFESSIONISTI CAPACI DI DIALOGARE CON IL MONDO IMPRENDITORIALE
“Il lavoro penitenziario rappresenta una leva fondamentale per il reinserimento, e proprio per questo l’Ufficio del DAP dedicato al personale merita un ulteriore potenziamento. I provveditorati dovrebbero essere dotati di figure specificamente incaricate di occuparsene: professionisti capaci di dialogare con il mondo imprenditoriale e diventare così punti di riferimento concreti per chi vuole investire nel valore sociale del lavoro in carcere. Anche sul piano delle risorse umane, gli istituti penitenziari chiedono un rafforzamento. Oggi ogni istituto ha finalmente il suo direttore, ma non basta. Renato Brunetta ha giustamente parlato del direttore come “manager”: una figura che deve unire competenze gestionali e visione strategica. In molti casi è la burocrazia a rappresentare l’ostacolo principale al reinserimento, più che la mancanza di volontà o capacità”. Così Massimo Parisi, direttore generale del personale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Ministero della Giustizia.
DE STRADIS: L’OBIETTIVO FINALE È LA CREAZIONE DI UN CURRICULUM PERSONALIZZATO
“Le azioni previste dal cosiddetto “Piano Giustizia” comprendono interventi di sistema replicabili su scala nazionale. Tutte le regioni sono state coinvolte in una prima fase di ripartizione delle risorse. Le azioni di sistema ammontano a circa 21 milioni di euro, di cui 5 milioni sono destinati allo sviluppo di piattaforme per la profilazione delle competenze in ingresso, da utilizzare lungo tutto il percorso della misura penale. L’obiettivo finale è la creazione di un curriculum personalizzato che permetta alle persone coinvolte di presentarsi in modo strutturato e qualificato al mercato del lavoro”. Lo ha dichiarato Gabriella De Stradis, Direttore Generale per il coordinamento delle politiche di coesione, Ministero della Giustizia.
TANTIMONACO: L’AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA STA PRODUCENDO RISULTATI POSITIVI
“Vorrei evidenziare tre profili essenziali, relativamente all’Amministrazione Penitenziaria. Il primo profilo è generale, più normativo. Questo profilo tiene conto delle peculiarità del lavoro, in particolare dei diritti e delle garanzie. In quest’ottica, nell’ambito del lavoro penitenziario, occorrerebbe ragionare in modo da delineare e avviare una riflessione serie riconoscendo al lavoro dei detenuti le peculiarità che lo caratterizzano. Un altro profilo generale attiene invece di più alla formazione professionale all’interno del carcere. Questa dimensione risente tuttavia delle diversità regionale, in quanto dipende dalla regione in cui si colloca l’istituto. Il terzo profilo si fonda su ciò che raccontano i numeri. Attualmente sono istituiti 495 corsi professionali e il numero è in costante aumento anno dopo anno. Le statistiche mostrano chiaramente che l’ampliamento dell’offerta formativa sta producendo risultati positivi, testimoniati da un crescente numero di detenuti promossi”. Così Oriana Tantimonaco, Direttore Ufficio V Alta Sicurezza, Direzione Generale detenuti, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ministero della Giustizia.
FALABELLA: IL CARCERE COME LABORATORIO DI FUTURO
“Il sistema penitenziario deve trasformarsi: non basta il lavoro per la rigenerazione sociale. Con il 72% dei detenuti senza diploma e carenza di educatori, serve un modello integrato. Questo include formazione professionale, sostegno psicologico-sociale e un nuovo patto con comunità e aziende. Cruciale il ruolo del Terzo Settore. E anche quello della giustizia riparativa. L’obiettivo è fare del carcere un ‘laboratorio di futuro’ per la sicurezza collettiva, trasformando i detenuti in risorse da valorizzare”, lo ha evidenziato Vincenzo Falabella, consigliere del CNEL e coordinatore dell’Osservatorio per l’inclusione e l’accessibilità.
LANGELLA: CON DAP SVILUPPIAMO PROGETTI SU MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE
“L’Italia è protagonista di un’importante azione di diplomazia giuridica multilaterale. La Farnesina promuove iniziative di armonizzazione normativa e assistenza tecnica nei settori della giustizia e della sicurezza. Uno degli ambiti in cui il nostro Paese riceve richieste di capacity building e institutional building, oltre che di supporto nei processi di riforma legislativa, è proprio il sistema penitenziario. In collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), sviluppiamo progetti sulla gestione carceraria e sulle misure alternative alla detenzione, attraverso iniziative italiane ed europee. Operiamo soprattutto a favore dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, rafforzando il dialogo e la cooperazione sui temi della giustizia penale e della reintegrazione sociale”. Così Raffaele Langella, coordinatore diplomazia giuridica Ministero degli Affari Esteri.
TERZA SESSIONE
Reti, soggetti e sistemi per inclusione socio-lavorativa
D’ANGELO: PIATTAFORMA SIISL MIRA A POTENZIARE IL REIMPIEGO DEI DETENUTI
“La piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa) mira a potenziare il reimpiego dei detenuti, nel quadro del progetto Recidiva Zero. Dalla fase preparatoria di caricamento dei curriculum si passa poi a una seconda fase, che vedrà l’attivazione di accessi diretti per i funzionari penitenziari e nuove funzionalità per i Centri per l’Impiego. L’INPS supporterà questa fase pilota, raccogliendo suggerimenti per l’evoluzione della piattaforma che si propone come strumento chiave per l’inserimento lavorativo”. Così Massimiliano D’Angelo, direttore centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione dell’INPS.
SOMMAGGIO: LA PENA DEVE DIVENTARE UN PROGETTO SOCIALE RIGENERATIVO
“Solo con una collaborazione strutturale tra istituzioni pubbliche, imprese, università e Terzo Settore sarà possibile trasformare la pena in un progetto sociale rigenerativo. L’idea di una pena sostenibile ed inclusiva rappresenta, quindi, una svolta culturale che mette al centro la dignità della persona: si tratta di un superamento anche dello scopo riparativo della pena, che consente di trasformarla in una vera e propria risorsa tanto per il reo quanto per la comunità. Per il reo perché egli può trovare un nuovo orizzonte di dignità e troncare così ogni rapporto criminogeno. Per la comunità, perché consente di pensare a nuove opportunità di crescita e di sviluppo, in particolare attraverso il rapporto con il privato e con il privato ‘qualificato’ del terzo settore.” Così Paolo Sommaggio, professore Università degli Studi di Padova.
MONINA: CRUI-CNUPP, 1.837 STUDENTI DETENUTI ISCRITTI A UNIVERSITÀ NEL 2024/2025
“La CNUPP, con 47 università associate, sta rivoluzionando il diritto allo studio in carcere, essenziale per la riabilitazione. I Poli Universitari Penitenziari (PUP) offrono corsi e supporto. Il Rapporto CNUPP 2025 rivela 1.837 studenti detenuti iscritti nel 2024/2025, supportati da oltre 230 tutor. Questo testimonia un notevole successo nell’ampliamento dell’offerta formativa e nell’impegno verso una società più giusta, puntando anche su apprendimento online e ricerca futura”. Lo ha sottolineato Giancarlo Monina, presidente della Conferenza nazionale dei delegati dei Rettori per i poli universitari penitenziari (CRUI-CNUPP).
SAVI: TRA I DETENUTI CHE LAVORANO 85% IMPIEGATO IN ATTIVITÀ INTERNE AL DAP
“Sono 21.300 dei 62.000 complessivi i detenuti italiani che lavorano e l’85% è impiegato in attività interne all’Amministrazione Penitenziaria. Nonostante gli incentivi, l’inserimento con datori esterni trova diversi ostacoli, legati al dialogo interistituzionale, alle normative restrittive e alla diffidenza delle imprese. Per contrastare ciò, Sviluppo Lavoro Italia ha avviato il progetto ‘Reti specialistiche e misure per l’inserimento lavorativo delle persone detenute’. Finanziato dal FSE+, il progetto mira a favorire l’inserimento formativo e lavorativo di 1.000 detenuti e coinvolgere 1.000 imprese, creando un modello replicabile per il reinserimento”. Lo ha affermato Annamaria Savi, di Sviluppo Lavoro Italia.
RIGHETTI: DA FONDAZIONI BANCARIE OLTRE 10 MILIONI PER REINSERIRE I DETENUTI
“Le Fondazioni di origine bancaria investono significativamente nel reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, contribuendo al benessere delle comunità. Attraverso Acri, sono attive in iniziative sistemiche. Il Fondo per la Repubblica Digitale ha stanziato 10 milioni di euro per la formazione digitale, con 244 proposte in valutazione. Il progetto ‘Per Aspera ad Astra’ promuove il teatro in 16 carceri. Mentre il bando “Evado a lavorare” di Fondazione Con il Sud ha destinato 3 milioni di euro, con 63 progetti in fase di valutazione”. È quanto ha affermato Giorgio Righetti, Direttore generale ACRI e Fondo per la Repubblica Digitale.
GUIDA: LA PIATTAFORMA SIISL PER L’OCCUPAZIONE E L’UPSKILLING
“La piattaforma SIISL, dalla sua creazione, si è già presa carico di oltre 1 milione di persone, che comprendono sia percettori di NASPI che lavoratori impegnati in corsi di formazione. 150mila hanno già trovato lavoro. Il mercato del lavoro sta vivendo un momento di grandi trasformazioni, dal punto di vista tecnologico e ciò richiede costante aggiornamento e formazione allo sviluppo di nuove competenze. L’obiettivo della piattaforma è di favorire l’ingresso e la permanenza delle persone nel mondo del lavoro, attraverso un percorso di matching tra domanda e offerta di lavoro e supporto all’upskilling. SIISL è, inoltre, un cantiere aperto che cerca costantemente di migliorarsi, attraverso una rete solida che comprende tutti gli attori sociali, economici e istituzionali coinvolti.” Così Sabrina Guida, Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
QUARTA SESSIONE
Ruolo delle Parti sociali e degli operatori penitenziari
BIONDO: CONTRATTAZIONE COLLETTIVA ASSICURA DIRITTI E DIGNITÀ A DETENUTI
“Il Sindacato confederale conferma il proprio impegno per un sistema penitenziario più inclusivo. Un anno fa abbiamo avviato un percorso di programmazione all’interno del Segretariato permanente del CNEL, lavorando su un disegno di legge del Consiglio dedicato proprio al reinserimento sociale delle persone detenute. Il progetto Recidiva Zero punta a coniugare l’aspetto umano della pena con la responsabilità pubblica. La pena deve avere una funzione di recupero e risultare utile alla società, restituendo individui capaci di reinserirsi e contribuire positivamente dopo aver scontato la loro condanna. Il lavoro contrattualizzato rappresenta una leva fondamentale per il recupero della persona detenuta. È essenziale garantire che il lavoro svolto all’interno delle carceri sia regolato, applicando i contratti collettivi nazionali, assicurando diritti e dignità ai detenuti lavoratori. Si tratta di un punto su cui il CNEL richiama l’attenzione anche all’esterno. Una buona pratica, se strutturata correttamente, può diventare un modello istituzionale replicabile su scala nazionale, contribuendo a rendere il sistema penitenziario più equo ed efficace”. Così Santo Biondo, segretario confederale UIL, stato sociale, politiche economiche e fiscali, Mezzogiorno, immigrazione.
MARCHESINI: SERVE UN APPROCCIO DI RETE
“Restituire dignità attraverso il lavoro non è solo un gesto di civiltà, ma un investimento responsabile nel futuro del Paese, perché la responsabilità sociale è parte integrante del fare impresa. Le aziende del sistema Confindustria, con numerose progettualità già attive sui territori, da tempo dimostrano una sensibilità al tema del reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute. Il lavoro è uno strumento eccezionale di riscatto personale e reintegrazione sociale, ma serve un approccio di rete, capace di coinvolgere in modo stabile e strutturato tutti gli attori territoriali che possono dare un contributo fattivo e responsabile. Proprio in questa logica di cooperazione nasce il Protocollo d’intesa tra Confindustria e CNEL. L’auspicio è che la sinergia tra tutti gli attori coinvolti possa rafforzarsi e diventare un modello operativo stabile, efficace e replicabile”. Così Maurizio Marchesini, vice presidente di Confindustria per il lavoro e le Relazioni industriali.
DI BENEDETTO: SERVE NUOVA NARRAZIONE SU REINSERIMENTO DETENUTI
“La Fondazione Severino si occupa di accompagnare le persone nel percorso di riabilitazione, offrendo loro strumenti concreti per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Oggi ci troviamo in una fase storica cruciale, in cui si possono cogliere opportunità significative per migliorare il sistema di reintegrazione. Il progetto Recidiva Zero ha il potenziale per generare un impatto concreto, ma per raggiungere risultati tangibili è fondamentale lavorare sulla narrazione, valorizzando l’utilità del reinserimento sia dal punto di vista sociale che occupazionale. Investire in questo ambito significa non solo restituire dignità a chi ha affrontato un percorso di pena, ma anche rafforzare la coesione sociale, favorendo un sistema in cui la riabilitazione diventa un’opportunità reale per tutti”. Così Eleonora Di Benedetto della Fondazione Severino.
CASARIN: SOSTEGNO COSTANTE AL DETENUTO NEL RECUPERO DEL PROPRIO RUOLO NELLA SOCIETÀ
“La cooperazione sociale ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto Recidiva Zero, adottando un approccio multidisciplinare che si è rivelato vincente e ha garantito la continuità della collaborazione con gli istituti penitenziari. Questo approccio integra formazione e riabilitazione, due elementi chiave per favorire il reinserimento. La riabilitazione, in particolare, non si limita a un percorso teorico, ma rappresenta un motore concreto che stimola e sostiene la costruzione di nuovi percorsi di vita. Tuttavia, il reinserimento non segue mai un percorso lineare. Ogni persona attraversa fasi complesse che influenzano autostima e competenze, determinanti per acquisire la capacità di vivere in autonomia. Per questo motivo è necessario un sostegno costante che accompagni il detenuto nel recupero del proprio ruolo nella società”. Lo ha sottolineato Giulia Casarin, vicepresidente nazionale Legacoopsociali.
GRANATA: DA COOPERATIVE SOCIALI PIÙ DI 11.500 PERSONE IMPIEGATE
“La seconda edizione di Recidiva Zero del CNEL e Ministero della Giustizia vede Confcooperative Federsolidarietà protagonista. Con 189 cooperative sociali attive nella giustizia, il settore genera oltre 430 milioni di euro di fatturato e impiega più di 11.500 persone. Le cooperative sociali di tipo B, in particolare, si confermano motore dell’inserimento lavorativo, impiegando oltre un terzo dei detenuti beneficiari della legge Smuraglia, dimostrando l’efficacia del loro modello nell’inclusione e rieducazione”. Lo ha affermato Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà.
FARINA: ‘MODELLO VENEZIA’ VEDE LAVORO E FORMAZIONE COME PILASTRI DEL REINSERIMENTO
“Il ‘modello Venezia’ è un approccio penitenziario innovativo che vede lavoro e formazione come pilastri del reinserimento, in linea con l’Art. 20 della Legge sull’ordinamento penitenziario. La Casa Circondariale integra laboratori professionalizzanti, tirocini e collaborazioni culturali e sociali. Iniziatore anche di azioni per il benessere del personale penitenziario, come la riqualificazione della caserma e l’accesso a fitti calmierati, Venezia si pone come un attore territoriale strategico nella lotta alla recidiva”. Così Enrico Farina, direttore della Casa circondariale di Santa Maria Maggiore (Venezia).
FAGGIOLI: PROMUOVERE LA CULTURA DEL LAVORO SOSTENIBILE
“La missione della Fondazione AIDP è promuovere la cultura del lavoro sostenibile. Il benessere delle persone è un tema centrale, in quanto significa offrire alle persone la possibilità di esprimersi. La finalità principale della Fondazione è dare senso al lavoro e fare pace con il lavoro; creare con esso un rapporto positivo, coinvolgendo in particolare le persone escluse, oggi ancora più necessarie. Reinserirle nel mondo del lavoro significa infatti essere in grado di far fronte a diverse richieste. La Fondazione ha firmato un protocollo di intesa con il CNEL, che prevede diversi ambiti di intervento ma che si concentra in particolare su quello della Recidiva Zero. Come Fondazione, ci stiamo quindi impegnando molto per rappresentare il mondo delle imprese. Imprese che possono recepire le istanze delle persone dando loro una dignità. AIDP è presente in tutta Italia con 16 gruppi regionali, ognuno dei quali lavora attivamente per raggiungere gli obiettivi dell’associazione, tra cui proprio Recidiva Zero”. Così Isabella Covili Faggioli, Presidente Fondazione AIDP.



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