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Marelli Italia, nuovo vertice al Mimit il 19 giugno. I sindacati: “Serve un tavolo permanente”


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Sede Marelli a Southfield, Usa.

Mentre negli Stati Uniti la procedura di Chapter 11 sta ridisegnando gli assetti proprietari e finanziari di Marelli, in Italia si apre ufficialmente il confronto tra azienda, governo e sindacati. È stato infatti convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy un nuovo incontro per il 19 giugno, con l’obiettivo di fare il punto sui prossimi passi della ristrutturazione nazionale.

«Come organizzazioni sindacali manteniamo alta l’attenzione sul tema con la richiesta di aggiornamenti tempestivi rispetto all’andamento di ciascuno step della procedura – fanno sapere da Fiom Cgil – Abbiamo chiesto garanzie chiare sul futuro industriale di Marelli in Italia, ribadendo che una ristrutturazione finanziaria non deve trasformarsi in una ristrutturazione organizzativa che abbia ripercussioni negative sui siti italiani».

In Italia Marelli occupa circa 6.000 addetti, distribuiti nei vari stabilimenti del gruppo, tra cui lo storico sito di Bologna dove lavorano circa 550 persone. Proprio a Bologna, la Fiom ha definito “utile” il primo confronto avuto in questi giorni, ribadendo però la richiesta di attivare un tavolo permanente di monitoraggio, in grado di seguire passo dopo passo l’evoluzione della crisi. La priorità resta la salvaguardia dell’occupazione e la definizione di un piano industriale che garantisca nuovi investimenti sulle linee produttive strategiche, soprattutto in vista della transizione verso la componentistica per i veicoli elettrici.

L’azienda ha confermato che, per il perimetro italiano, verrà avviata una procedura di concordato preventivo in continuità, che si muoverà in parallelo alla ristrutturazione statunitense. In questa fase, Marelli ha garantito che la crisi finanziaria non avrà impatti immediati su produzione, livelli occupazionali o investimenti già in corso, ma i sindacati chiedono ora impegni formali e vincolanti.

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Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy.

Al tavolo del 19 giugno siederanno i vertici del gruppo, i rappresentanti sindacali, le istituzioni territoriali e il governo. Sul tavolo, oltre alle tempistiche operative del concordato, verranno affrontati i nodi industriali di medio periodo: il mantenimento delle attività produttive in Italia, la centralità degli impianti nel piano industriale post-crisi, e il ruolo che il fondo Svp — candidato al controllo del gruppo — intende giocare nel futuro assetto di Marelli.

La partita italiana resta dunque aperta. Se la ristrutturazione finanziaria internazionale dovrà alleggerire il debito, il tema vero — soprattutto per gli stabilimenti italiani — sarà la tenuta industriale e occupazionale nel nuovo contesto competitivo dell’automotive.

«Abbiamo ribadito all’azienda di tenere fede agli impegni presi e agli investimenti previsti nel piano industriale – commentano da Fiom Cgil – Questo punto sarà al centro anche del prossimo incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove chiederemo impegni concreti sulla tenuta occupazionale, sugli investimenti e sulla prospettiva degli stabilimenti italiani. Chiederemo al governo di rendersi da subito parte attiva e garante rispetto al mantenimento del più grande Gruppo di componentistica in Italia».

 

Marelli: la crisi in numeri

Marelli – Sistema di scarico per veicoli a motore.

Marelli nasce nel 2019 dall’integrazione tra Magneti Marelli, ceduta da Fca, e la giapponese Calsonic Kansei, sotto il controllo del fondo Kkr. Un’operazione valutata all’epoca circa 6-7 miliardi di euro. Dopo anni difficili, segnati dalla pandemia, dal rincaro delle materie prime e dal rallentamento della domanda da parte di clienti chiave come Stellantis e Nissan, il gruppo è arrivato a un’esposizione debitoria di 4,9 miliardi di dollari.

La crisi è esplosa formalmente con il ricorso al Chapter 11 negli Stati Uniti, dove la controllata Marelli Holdings ha ottenuto un finanziamento ponte da 1,1 miliardi di dollari, destinato a sostenere l’operatività durante la procedura. Il fondo Strategic Value Partners (Svp), affiancato da Fortress, Mbk e Deutsche Bank, guida il consorzio dei nuovi finanziatori e si candida a rilevare la proprietà dell’azienda. È stata attivata anche una finestra di 45 giorni per eventuali offerte concorrenti.

Sul fronte italiano, Marelli sta per avviare una procedura di concordato preventivo in continuità. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato per il 19 giugno un nuovo incontro con azienda, sindacati e istituzioni locali per discutere le tempistiche e i contenuti del piano. I rappresentanti dei lavoratori, in particolare Fim, Fiom e Uilm, chiedono l’attivazione di un tavolo permanente, con garanzie formali sulla tenuta occupazionale e sugli investimenti futuri.

Il gruppo impiega oggi circa 6.000 addetti in Italia, con poli produttivi principali a Bologna (550 persone), Sulmona e Crevalcore. La continuità delle attività produttive è stata garantita dall’azienda, ma resta aperta la questione industriale di lungo periodo, strettamente legata alla capacità di Marelli di rilanciarsi nella componentistica per l’elettrico e di mantenere un ruolo attivo nella filiera automotive europea.

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