Centralità dei clienti, responsabilità sociale verso la comunità e il territorio, lavoro di squadra, cura dei dettagli. E poi passione, innovazione, impegno costante e ricerca di competitività. Sono questi gli ingredienti del successo di Davide Oldani, chef del ristorante stellato D’O di Cornaredo, istituzione dell’alta cucina italiana. Una ricetta di successo che non è propria solo dell’inventore della cucina pop, ma anche delle migliaia di piccole e medie imprese del territorio del nostro Paese, diventate al contempo eccellenze internazionali e punti di riferimento per la comunità locale.
Un universo messo al centro dell’obiettivo fotografico di A fuoco lento: ricetta di un’impresa, progetto portato avanti da Banca Generali e dal fotografo internazionale Stefano Guindani. Dopo gli scatti simbolo della sostenibilità nel mondo e le bellezze artistiche immortalate nell’ambito dell’Artweek, il progetto fotografico promosso dalla banca vuole mostrare e valorizzare il ruolo strategico delle Pmi italiane. E lo fa attraverso la storia, raccontata per immagini, di un’impresa che rappresenta e promuove l’eccellenza italiana nel mondo.
I gesti, gli strumenti, l’incontro con la comunità
Gli scatti di Guindani hanno immortalato il lavoro di Oldani (già testimonial di Banca Generali) e della sua brigata. Un esercizio quotidiano di eccellenza, raccontato attraverso tutte le fasi del lavoro: dai gesti ai dettagli degli strumenti, passando per gli spazi e gli incontri con la comunità locale che ospita il ristorante. Immagini che raccontano una storia non solo culinaria ma anche imprenditoriale e mostrano come grazie alla passione e all’impegno un’idea possa trasformarsi in realtà solida e di successo a livello internazionale.
Il territorio al centro
L’idea alla base del successo di D’O, come spiegato da Oldani nel suo ultimo libro Visioni pop, è stata quella di “aprire un’attività e servire del buon cibo”. Un progetto da portare avanti in un’isola tranquilla e protetta come Cornaredo: il territorio del piccolo centro lombardo rappresenta qualcosa di più di un semplice indirizzo per Oldani. Lo chef, nella tradizione delle Pmi italiane di successo, ha messo al centro rapporti umani e relazioni, impegnandosi per restituire alla comunità in un circolo virtuoso di crescita.
Il cibo così come la condivisione e l’aggregazione, ci devono accompagnare sempre
Davide Oldani – chef del ristorante stellato D’O di Cornaredo
La stella verde per la sostenibilità
Nel corso degli anni, questo percorso di crescita ed eccellenza ha fruttato due stelle al ristorante, oltre alla stella verde riconosciuta per l’impegno nella promozione di una cucina sostenibile. Da quasi 10 anni, Banca Generali è partner di questo viaggio fondato su talento, impegno e creatività. Per questo la banca ha scelto di immortalare, attraverso gli scatti di un altro suo storico compagno di viaggio, il fotografo Guindani, l’impresa dello chef milanese, come esempio di tutte quelle Pmi che sono i veri motori dell’economia nazionale. Aziende capaci di innovare senza dimenticare le proprie origini, svolgendo il ruolo di alfieri dell’eccellenza italiana nel mondo.
Investire nel territorio
«Ammiro la volontà dei giovani di fare bene e di prestarsi», spiega Oldani, «C’è un interesse nell’apprendere ancora, è una sorta di investimento che sto facendo sul mio progetto, una sorta di semina che raccoglierò tra qualche anno, senza contare il bene che ci ha fatto entrare in contatto con questo mondo. Si tratta di un investimento a lungo termine».
Lo chef è anche un imprenditore, la guida di un team di professionisti che porta avanti due ristoranti, una panetteria e altre prestigiose attività collaterali che, come un’orchestra, suonano a un ritmo impeccabile. Un ristorante, aggiunge lo chef, è «un’azienda che dev’essere guidata con assoluta precisione. Una delle svolte è stato scegliere una realtà credibile e affidabile come Banca Generali sul fronte della gestione patrimoniale: condividiamo gli stessi valori e lo stesso modo di rapportarci alle persone e questo per me fa la differenza».
In apertura e nel testo alcune foto dal progetto “A fuoco lento: ricetta di un’impresa” di Stefano Guindani
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