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Confartigianato: per il 50% delle imprese lucane difficile reperire manodopera


La difficoltà per le imprese artigiane di trovare lavoratori da inserire in azienda segnalato dal presidente di UnioncamereAndrea Prete, è un serio problema anche in Basilicata dove secondo il nostro Centro Sudi la difficoltà a reperire la manodopera necessaria supera il 50% per complessive 2 mila unità, contro quasi il 60% delle assunzioni programmate dalle imprese dell’intero settore. A sostenerlo è Rosa Gentile, dirigente nazionale e regionale Confartigianato.

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I dati di Unioncamere e Istituto Tagliacarne evidenziano che il problema del mismatch per le imprese artigiane è superiore a quello medio, peraltro elevatissimo, registrato per le aziende non artigiane sotto i 50 dipendenti (49,9%). Anche per questo, un’impresa artigiana su 4 fa ricorso a lavoratori extra comunitari.

Più di un lavoratore su due è difficile da reperire dalle MPI per Installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con 65,1%, falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno con 64,7%, carpentieri e falegnami nell’edilizia con 64,7%, conduttori di macchinari per il movimento terra con 63,5%, pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali con 62,8%, disegnatori industriali con 62,3%, meccanici e montatori di macchinari industriali con 62,1%, autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli con 60,3%, operai addetti macchinari confezioni abbigliamento in stoffa con 58,3%, conduttori di mezzi pesanti e camion con 57,6%, estetisti e truccatori con 56,8%, acconciatori con 55,7%, assemblatori in serie di parti di macchine con 54%, muratori in pietra, mattoni, refrattari con 53,8%, ingegneri industriali e gestionali con 53,2% e tecnici della vendita e della distribuzione con 51,9%

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L’impresa artigiana è peraltro un modello già esistente di integrazione: nel 2024, contiamo oltre 220mila imprese del settore guidate da stranieri, il 17,8% del totale, in crescita del 25,2% rispetto a 10 anni prima.

Gli artigiani sono anche campioni del Made in Italy: le imprese esportatrici artigiane sono quasi 22mila. Di queste, il 63,6% esporta prodotti legati all’eccellenza italiana nel mondo (Agroalimentare, Abbigliamento, Automotive, Arredamento) con una forte concentrazione nel settore della moda (il 18,4% delle artigiane esportatrici opera in questo settore).

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Per Gentile diversi fattori influiscono sul fenomeno della carenza di manodopera tra i quali  gli effetti di una profonda crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, che restringe l’offerta di lavoro. A fronte del calo della popolazione in età lavorativa, si osserva il paradosso del ‘grande spreco’ rappresentato dai giovani inattivi , che interessa circa un quarto dei giovani tra 25 e 34 anni. Tra gli altri fattori, viene considerato il profilo del candidato conseguente al percorso scolastico e formativo svolto e il set di competenze acquisite nel percorso professionale. Le nostre analisi – dice ancora Gentile – rilevano, inoltre, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, oltre all’accesso a strumenti di welfare aziendale. Sono determinanti gli investimenti nella contrattazione collettiva di qualità, come nell’artigianato, con l’obiettivo di fidelizzare i lavoratori alle imprese anche con le importanti tutele di welfare fornite dagli enti bilaterali. Cambiano le aspettative dei giovani rispetto al lavoro, con un crescente orientamento ad un lavoro autonomo che dia maggiore indipendenza e tempo libero. Sull’offerta di lavoro influiscono quantità e qualità dei flussi migratori in ingresso e uscita, di cui la fuga di giovani cervelli è una delle caratterizzazioni.



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