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Risparmio, quella straordinaria opportunità europea. Scrive Paganetto


Nel  corso del recente incontro al Cnel del Gruppo dei 20 si è discusso, con il contributo tra gli altri di Paolo Savona, Pier Carlo Padoan, Rainer Masera e Michele Bagella, il documento della Commissione Ue “Una strategia per un mercato europeo del risparmio e dell’investimento”. Ecco l’intervento di Luigi Paganetto, coordinatore del Gruppo

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15/06/2025

Le famiglie, in Europa risparmiano il 13% del proprio reddito contro l’8% di quelle Usa, ma diversamente da esse prediligono detenere in contanti o depositi i propri 11.500 miliardi di liquidità. Ed è un risparmio con un notevole potenziale per la crescita degli investimenti se prevalesse il modello Usa delle famiglie che usano l’80% del loro risparmio per sottoscrivere attività finanziarie. Secondo la Bce oltre il 60% degli investimenti delle famiglie non supera i confini nazionali, anche a ragione della grande frammentazione delle infrastrutture finanziarie europee. E le commissioni a favore degli intermediari finanziari sono quasi il 60% in più rispetto agli Usa.

La Commissione europea ha varato nel marzo 2025 il progetto Savings and investments Union con l’intento di rilanciare la capacità del Sistema finanziario di connettere risparmi e investimenti europei. E, allo stesso tempo, creare migliori opportunità finanziarie per i cittadini europei, osservando che manca una regolamentazione comune delle attività finanziarie tanto che la Commissione riterrebbe opportuno adottare il ricorso al 28° regime, comune ai 27 Paesi dell’Unione.

Il progetto della Commissione indica una serie di meccanismi a favore dei risparmiatori che, in principio potrebbero realizzare l’obbiettivo di mobilitare questo risparmio a cominciare da un progetto di alfabetizzazione finanziaria ,per arrivare ad interventi legislativi che rendano piu’ conveniente detenere attività finanziarie anziché liquidità. Per le imprese sono previsti interventi volti a migliorare la disponibilità e l’accesso al capitale per tutte le imprese, comprese quelle piccole e medie e normative che consentano alle imprese finanziarie di espandersi in tutta l’Ue.

Un punto importante è l’inadeguatezza del flusso di investimenti che si rivolge a settori innovativi. Secondo la Bce una delle ragioni di questa inadeguatezza è che gli investimenti in venture capital sono soltanto un terzo di quelli Usa e che oltre il 50% degli investimenti in società europee high-tech proviene dall’esterno della Ue. Le banche europee prestano 600 miliardi alle società immobiliari e 100 miliardi a quelle tecnologiche. La Bei potrebbe intervenire assumendo una quota di rischio negli investimenti più rischiosi che sono spesso legati alle nuove tecnologie. Fin qui la proposta della Commissione europea.

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Ma c’è di più perché, come ha ricordato i governatore Panetta lo scorso 30 maggio, in Europa ciò che veramente manca è un mercato finanziario integrato capace di sostenere crescita e competitività. Il dollaro ha, rispetto all’euro, un enorme vantaggio competitivo non solo perché è la moneta usata per l’80% delle transazioni internazionali ma anche perché in dollari é espresso il maggior debito pubblico del mondo (36 mila miliardi) che da vita ad un enorme mercato di safe assets fondato un mercato finanziario con regole certe ed uniformi.

Il mercato europeo può contare su un mercato del debito di 14.000 miliardi diviso nel debito di Francia, Germania e Italia per citare i maggiori emittenti debito, che ne detengono meno di un 1/3 circa ciascuno. L’introduzione di un titolo pubblico europeo ,secondo le stime Bankitalia potrebbe attivare investimenti aggiuntivi per 150 miliardi l’anno innalzando il pil dell’1.5% e anche assai di più (fino a 3 volte )se gli investimenti fossero destinati alle nuove tecnologie

In conclusione: la modesta dimensione del mercato europeo del debito non consente di avere un mercato attraente di safe assets espressi in euro.
La frammentazione del mercato dei capitali tra i diversi paesi Ue e la mancanza di una normativa comune è un vulnus alla possibilità di utilizzare al meglio l’ampio risparmio delle famiglie europee. La bassa propensione al rischio prevalente tra gli investitori europei non consente di offrire agli investitori le occasioni che attirano il risparmio all’estero a ragione del loro più elevato rendimento Ne segue una propensione all’uscita del risparmio verso l’estero favorita dalla dimensione internazionale dei maggiori investitori finanziari che sono, in prevalenza Usa o, comunque, non europei.



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