Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, nella riunione del 12 giugno, al decreto legge con il quale vengono stanziati 200 milioni di euro in favore di Acciaierie d’Italia in as e necessari per garantire la continuità finanziaria e, soprattutto, produttiva e mettere in sicurezza gli impianti.
Una misura necessaria per poter far fronte all’aumento dei costi determinato dal calo della produzione di acciaio.
I contenuti del provvedimento sono stati illustrati dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una conferenza stampa convocata subito dopo la conclusione dei lavori del CdM.
Oltre allo stanziamento dei 200 milioni di euro, il decreto ha prorogato l’utilizzo dei residui di bilancio della Regione Puglia accogliendo, di fatto, la specifica richiesta arrivata da Bari di poter utilizzare quelle somme per pagare le imprese dell’indotto «particolarmente danneggiate dal provvedimento inibitorio dell’Altoforno 1 disposto dalla magistratura», ci ha tenuto a sottolineare il ministro Urso.
Altra novità inserita nel decreto è la norma che consente l’ingresso di investitori privati nella società Dri Italia, partecipata al 100% da Invitalia, con l’obiettivo di incrementare il capitale disponibile che oggi è pari a 1 miliardo di euro, in modo da gestire le opere con la società privata che acquisterà l’ex Ilva. «Il partner industriale privato di Dri – ha precisato il ministro – sarà scelto ovviamente a mezzo gara».
Sono anche previste procedure di fast track (percorso preferenziale che permette di passare attraverso un processo o un controllo in modo più rapido e senza aspettare le code standard) con la nomina di un commissario straordinario «a favore di coloro che faranno investimenti – ha spiegato ancora Urso – a Taranto in area ex Ilva o al suo esterno purché collegati con la produzione siderurgica applicando l’articolo 13 del decreto Asset che ci consente, appunto, di nominare un commissario per la concessione di tutte le autorizzazioni come abbiamo fatto con lungimiranza in questi mesi nel cado di investimenti esteri come quelli di Silicon box in Piemonte, di Amazon in Lombardia e di un’impresa danese nel Lazio».
Il decreto legge, ha poi sottolineato il ministro delle Imprese e del made in Italy, colma una lacuna emersa con la legge Prodi per quanto riguarda le amministrazioni straordinarie nei casi di inadempienze. «La norma – ha spiegato il ministro Urso – prevede che, quando un’attività è stata ceduta da parte di un’amministrazione straordinaria e chi deve realizzare un piano industriale e non può sostanzialmente farlo per avvenimenti nel frattempo intercorsi, si possa riprenderlo nella disponibilità dell’amministrazione straordinaria che può, successivamente, affidarlo a chi, anche società pubblica, realizza quello che era previsto, appunto, nel piano industriale».
Questa norma, ci ha tenuto a precisare il ministro Urso, non è collegata al caso specifico dell’ex Ilva ma fa parte di una più ampia riforma del sistema delle amministrazioni straordinarie.
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