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«Un’Europa più forte per un’Italia più competitiva»


(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Enrico Zobele è Presidente della Federazione Cavalieri del Lavoro Triveneto. È Cavaliere del Lavoro dal 2000 (nominato dal Presidente Ciampi), presidente onorario della multinazionale Gruppo Zobele e da due settimane nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione di SIE SpA, la società editrice dei quotidiani “l’Adige” e “Alto Adige”.

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Domani a Venezia l’evento annuale della Federazione dei Cavalieri del Lavoro avrà per titolo “L’Europa che vogliamo”. Quale Europa gli imprenditori del Triveneto e Italiani oggi hanno più bisogno?
«Nei suoi primi 70 anni l’Europa ha conseguito successi enormi: il mercato unico, Schengen, l’euro. Da un po’ di tempo è grande assente. Di fronte agli USA sempre più isolazionisti, l’aggressività della Russia, le velleità della Cina e la crescita dei BRICS resta in silenzio e soprattutto non dà sicurezza alle imprese. Mancano il completamento del mercato unico dei capitali, omogeneità fiscale ed energetica. Non possiamo assistere passivamente. Va cambiata la governance e il sistema di governo non più basato sull’unanimità».

Su quali pilastri dovrebbe fondarsi la nuova politica industriale europea?
«Concretezza e rilancio della competitività. L’Europa brilla per creare regole vacue ed inutili (tappini in plastica, diametro delle vongole ecc.), anche con decisioni dannose e tragiche per l’economia, come lo stop ai motori endotermici nel 2035. Abbiamo buttato alle ortiche un primato tecnologico e industriale di settore per sostenere un principio senza aver creato un’alternativa produttiva. Un’autostrada  per Cina e USA. E quello che fa più male è che malgrado gli effetti siano già catastrofici, la decisione ad oggi si mantiene».

Ci spiega da Cavaliere del Lavoro perché è tanto urgente il completamento dell’Unione europea dei capitali?
«Perché l’Unione fa la forza. Mettere assieme tutte le fasce di risparmio e di capitali permette di affrontare meglio i rapidi cambiamenti in atto. Le relazioni Letta e Draghi lo dimostrano».

Innovazione digitale, ricerca tecnologica e maggiore competitività. Se questa è la strada puo’ mettere in ordine di priorità questi fattori?
«Prima la ricerca, perché senza ricerca non c’è innovazione. E senza innovazione non c’è competitività».

L’Italia paga uno scotto atavico in termini di crescita della produttività. Qual è la sua visione per colmarlo e quanto può essere d’aiuto l’Unione europea?
«Il problema di fondo dell’Italia è il costo del lavoro rapportato al salario reale per i lavoratori. Finché non riusciremo a riportare questo rapporto alla media europea il problema non sarà risolto. L’Europa può aiutare con l’eurobond per arrivare più velocemente alla cosiddetta “Industria.5” e alla digitalizzazione. Ma ricordiamoci che l’automazione è una bellissima cosa, ma non potrà mai sostituire completamente l’uomo».

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Lei ha portato con successo il Gruppo Zobele nel mondo (settore prodotti per la cura della casa e della persona). Su cosa dovrebbe puntare l’Italia per essere sempre più competitiva a livello economico nel mondo?
«Il made in Italy ha tre ingredienti fondamentali: qualità, creatività e capacità di innovazione. Conditi con un po’ di fantasia e l’arte di sapersi dare da fare. Con questi  può continuare a giocare il suo ruolo internazionale come sempre fatto».

Da qualche settimana Lei è Presidente del Consiglio di Amministrazione di SIE SpA, la società editrice dei due quotidiani locali “l’Adige” e “Alto Adige”. L’editoria italiana vive una lunga crisi. Si può salvare? E come?
«Sono stato appena nominato e non sono un gran conoscitore del mondo dell’editoria. Ma guardo ai numeri e “l’Adige” cala meno rispetto a molti giornali. Il giornale è il sale della democrazia, è la parte iniziale della mia giornata senza la quale  la giornata non ha un senso. Ci vuole un sostegno pubblico, ma l’editoria va rafforzata perché è una componente fondamentale della nostra vita».







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