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Sapevi dell’esistenza di un nuovo welfare? È quello fiscale ma a beneficiarne sono i redditi elevati – Lavoro e Lotte sociali


 

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Tra gli innumerevoli intenti, o più semplicemente promesse elettorali, della destra anche la revisione del sistema di detrazioni fiscali con successiva ridistribuzione delle risorse e dei risparmi a favore dei meno abbienti.

Promesse da marinaio se pensiamo che il primo provvedimento adottato riguardava la cancellazione del Reddito di cittadinanza.

Solo tra il 2018 e il 2020 lo Stato italiano ha assicurato agevolazioni fiscali nell’ambito del welfare pari a 70 miliardi di euro, praticamente il 15% della spesa annua per il sociale. Agevolazioni fiscali per la casa, incentivi per pensioni complementari e sanità integrativa, sono forse queste misure socialmente efficaci? La risposta è negativa, non si capisce la ragione per la quale rinunciare a entrate fiscali sicure in cambio di sconti e agevolazioni per misure di welfare liberamente scelte dal singolo cittadino o imposte attraverso la contrattazione di primo e di secondo livello nei luoghi di lavoro.

La motivazione addotta è che gli aiuti fiscali risultino comunque convenienti rispetto all’intervento diretto del Pubblico a favore del welfare.

Ma molte di queste misure sono in realtà dei regali alle imprese che attraverso il welfare aziendale evitano di pagare troppe passe e scambiano aumenti con benefit.

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Lo Stato si sostituisce all’economia o, meglio, ai datori, finanzia con aiuti fiscali i salari evitando alle imprese di erogare gli aumenti per arrestare la erosione del potere di acquisto.

E il welfare fiscale conviene soprattutto ai redditi elevati e alle famiglie con elevata capacità contributiva che in questi anni avevano da scaricare le visite mediche dal privato, gli interventi di manutenzione della casa e altro ancora, queste misure sono state da sempre uno straordinario strumento per guadagnare consensi politici indebolendo alla fine il welfare universale e le casse statali. Quando sentiamo parlare di aumento del debito pubblico dovremmo chiederci come sia possibile con una sanità ridotta al collasso, la chiusura di plessi e servizi ospedalieri, la erogazione di minori servizi rispetto al passato, la mancata assunzione di personale sanitario, ebbene se guardiamo ai paesi dove la sanità è privatizzata la spesa complessiva non diminuisce ma aumenta sotto forma di rimborsi per le convenzioni dei soggetti privati.

Le grandi riforme annunciate sono rimaste lettera morta ad esempio quella del catasto, la rendita catastale infatti è decisamente bassa rispetto a un ipotetico canone di locazione e i valori catastali di riferimento sono fermi a 36 anni or sono senza applicare alla rendita i coefficienti di rivalutazione in base al costo della vita. In Italia toccare la rendita e la proprietà immobiliare è sempre stato pericoloso per la stessa democrazia che in tempi lontani dovette perfino guardarsi da un tentativo di Golpe di Stato. Il problema annoso è collegare la proprietà della casa a quella del terreno, avere privilegiato l’acquisto della prima casa senza costruire un bacino di case popolari per le classi sociali meno abbienti.

Il patrimonio di edilizia popolare è insufficiente e soprattutto carente di manutenzione, molti Enti pubblici hanno svenduto i loro immobili a prezzi infinitamente inferiori al costo sul mercato della stessa casa, i governi via via succedutisi hanno solo pensato a fare cassa senza affrontare le reali problematiche dell’abitare e oggi la ricetta del Governo Meloni è quella repressiva e securitaria del Pacchetto sicurezza con la Lega a rivendicare le case popolari solo per gli italiani.

Aiuti fiscali e monetizzazione dei servizi sociali sono un fattore determinante per l’impoverimento delle casse statali e del welfare favorendo la privatizzazione dei servizi e soprattutto le classi sociali benestanti. I bonus sono poi strumento utilissimo anche a fini elettorali come lo sono stati nei mesi pandemici i buoni spesa.

Sono in molti a chiedersi se sia corretto non tassare la prima casa, da parte nostra pensiamo che dovrebbe valere un altro principio tassando le abitazioni superiori a una certa cifra o superficie, i beneficiari dell’esenzione dall’Imu e dall’Irpef possono essere tanto una famiglia che con grandi sacrifici ha investito risparmi e mutuo per una casa quanto chi è proprietario di villa con piscina o di appartamento nel centro storico di qualche città d’arte.

Molte risorse mancanti a Bilancio degli enti locali, nel frattempo, non sono mai ritornate nelle loro disponibilità per volontà politica e qui entra in gioco il rapporto Stato e Funzioni locali.

Ma anche le ulteriori case possedute da una famiglia non hanno delle tassazioni progressive ossia tanto maggiori a seconda del numero di abitazioni e terreni posseduti e del loro valore effettivo, la base dell’imposta dipende non dal valore ma dall’utilizzo che ne viene fatto.

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Poi ci sarebbero gli affitti al nero spesso con una cifra bassa concordata con l’inquilino e la quota residua che non risulta al fisco. La casa o la proprietà immobiliare viene ancora vista in una ottica arcaica ossia di investimento dei risparmi di una vita, la realtà è invece ben diversa come dimostrano gli affitti brevi, la gentrificazione dei centri storici, l’acquisto di interi lotti da Fondi di investimento stranieri ai quali i Comuni hanno promesso di favorire in ogni modo il recupero di queste aree abbandonate.

E mancano norme per costringere gli immobiliaristi a destinare almeno il 30 per cento delle nuove case all’affitto sociale come non esistono obblighi dello Stato ad acquistare, in caso di bisogno, case da affittare o norme che impediscano agli Enti locali di alienare il loro patrimonio in toto senza destinarne una buona parte alla manutenzione delle case popolari e alla costruzione di nuovi edifici per fronteggiare la emergenza abitativa.

 I tanti interventi di riqualificazione dei quartieri con soldi pubblici costituiscono invece una indubbia valorizzazione degli investimenti immobiliari. Ma queste politiche di valorizzazione del capitale hanno trasformato la casa in una merce rara, i costi e gli affitti sono in costante aumento e non ci sono appartamenti di edilizia popolare da locare e nelle case popolari vivono migliaia di famiglie che ormai superano il tetto economico previsto e se la cavano pagando qualche decina di euro in più al normale canone di locazione. Ma anche con questa cifra aggiuntiva i costi sono un terzo di quanto le stesse famiglie pagherebbero sul mercato libero.

E chiudiamo sulle imposte di successione che in Italia sono tra le più basse dei paesi Ue, anche questa triste verità viene debitamente occultata con le solite motivazioni ossia che lo Stato vuole mettere le mani sui risparmi dei cittadini. Ma la classica argomentazione neoliberista stride con due regole che altri paesi capitalisti si sono dati per equità fiscale e sociale ossia prevedere una tassazione maggiore o accrescerla in base al valore delle ricchezze ereditate. E paradossalmente, ma fino ad un certo punto, i detrattori del pubblico e dello Stato, i fautori del mercato, insomma, quando si tratta di trarre benefici dal welfare fiscale diventano rapidamente assertori del pubblico.

 

 

 

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