Il commercio estero italiano registra ad aprile una battuta d’arresto significativa. L’Istat rileva una contrazione marcata delle esportazioni verso i Paesi extra Unione Europea, con un calo congiunturale del 2,8%, che su base mensile si traduce in una vera e propria flessione del 7% delle vendite.
Crolla l’export italiano extra UE: ad aprile segno meno e nuove preoccupazioni per l’economia
Il dato, seppur parziale, riflette un rallentamento dell’economia globale e conferma la crescente difficoltà delle imprese italiane a mantenere competitività nei mercati al di fuori del perimetro comunitario. Il quadro si complica ulteriormente per effetto delle tensioni internazionali, della volatilità dei costi di approvvigionamento e della pressione competitiva proveniente da economie emergenti e da partner storici che hanno cambiato priorità commerciali.
Le importazioni tengono ma crescono solo dello 0,3%
Nel complesso del mese di aprile, le importazioni dai Paesi extra UE fanno segnare un timido +0,3%, che non basta a controbilanciare la discesa dell’export. Il saldo commerciale con l’estero risulta quindi meno favorevole per l’Italia, contribuendo a riaprire un dibattito sul posizionamento strategico delle nostre imprese a livello globale. La riduzione dell’export è da attribuire principalmente alla flessione nelle vendite di beni intermedi e di beni strumentali, due segmenti centrali per l’economia manifatturiera italiana. In particolare, calano le commesse dall’Asia, con Cina e India che riducono drasticamente gli ordini, mentre restano deboli le relazioni commerciali con il continente americano, già influenzate dalle dinamiche post-pandemiche e dai dazi ancora in vigore in alcuni comparti.
Segnali positivi dall’Unione Europea
A fare da contraltare al calo extra Ue, ci sono le esportazioni verso i Paesi dell’Unione, che nello stesso periodo registrano un incremento dell’1,5%. Questo segnale positivo, seppur moderato, conferma il ruolo cruciale del mercato interno europeo per la tenuta del commercio italiano. Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi si confermano partner stabili, sia sul fronte dell’export sia su quello dell’import. In particolare, i beni alimentari, la farmaceutica e l’industria dell’arredo sembrano godere di una domanda ancora solida nel contesto europeo. Tuttavia, la debolezza dei mercati esterni rischia di annullare i benefici di questi segnali, soprattutto se proiettati su scala annuale.
I settori più colpiti: meccanica, automotive, energia
Nel dettaglio settoriale, i comparti maggiormente colpiti dalla contrazione delle esportazioni extra UE sono la meccanica strumentale, l’automotive e l’industria energetica. La riduzione delle vendite di macchinari verso Paesi asiatici ed extra europei evidenzia un rallentamento degli investimenti industriali globali, mentre il settore auto continua a scontare gli effetti della transizione elettrica e delle politiche protezionistiche adottate da numerosi Stati. L’energia, invece, risente delle oscillazioni nei prezzi e nella domanda, aggravate dalle incertezze geopolitiche legate ai conflitti in corso. I dati pubblicati dall’Istat mettono in guardia su un possibile allargamento del trend negativo anche nei mesi successivi, qualora non si registrino segnali di rilancio commerciale o di apertura di nuovi mercati.
Strategie per il rilancio: innovazione, logistica e diplomazia commerciale
Le associazioni di categoria chiedono al governo misure rapide per sostenere l’export, in particolare attraverso il rafforzamento della diplomazia economica e il supporto alle imprese più piccole. Il Ministero degli Esteri, tramite l’Agenzia ICE, ha già attivato alcuni strumenti di promozione e supporto digitale all’internazionalizzazione, ma le imprese sollecitano una strategia più ampia, che coinvolga anche infrastrutture logistiche e semplificazioni normative. In parallelo, si torna a parlare della necessità di innovare l’offerta, puntando su prodotti ad alto contenuto tecnologico e sulla sostenibilità ambientale come vantaggi competitivi chiave per riaprire canali nei mercati asiatici, africani e sudamericani.
Le prospettive economiche nel contesto globale
Il dato negativo di aprile si inserisce in un contesto macroeconomico caratterizzato da una crescita debole e da forti pressioni inflazionistiche. L’instabilità politica in diverse aree del mondo, i costi elevati delle materie prime e l’incertezza sulle mosse future delle banche centrali alimentano un clima poco favorevole per gli scambi commerciali. Se da un lato il mercato europeo sembra resistere meglio all’urto, dall’altro lato la flessione extra UE potrebbe influenzare negativamente il PIL nazionale, che nel 2025 è già atteso in lieve rallentamento. Gli osservatori economici invitano a non sottovalutare il dato, considerandolo un campanello d’allarme per la resilienza complessiva del sistema produttivo italiano in un mondo sempre più frammentato e competitivo.
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