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Veneto Est, industria: leggera flessione (-0,3%) nel 1° trimestre 2025, ma in recupero


PADOVA-TREVISO-VENEZIA-ROVIGO – L’attività produttiva del settore manifatturiero nel Veneto orientale prolunga la fase di debolezza a inizio dell’anno, ma con segnali di (lento) recupero e stabilizzazione. Nel primo trimestre 2025, la produzione registra una debole flessione del -0,3% su base annua (-1,0% nel metalmeccanico), più contenuta dopo quella sperimentata nell’intero anno 2024 (-1,2%). Non si intravedono chiari segnali di svolta a breve, con la produzione attesa stabile tra aprile e settembre dal 61,3% delle aziende.

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Avanti adagio il fatturato dell’industria nel primo trimestre, in particolare grazie al contributo della componente estera (+1,1%), spinto dal raffreddamento dell’inflazione e dall’aumento delle vendite verso l’area UE (+3,4%), in calo quelle extra UE (-2,3%). Ristagnano i ricavi sul mercato interno (+0,1%). In segno negativo per il nono trimestre consecutivo gli ordinativi, sia pure per un decimale (-0,1%), principale fattore che limita la produzione. Ancora positiva la dinamica dell’occupazione, pari al +0,5%.

Prezzi delle materie prime in aumento tra gennaio e marzo per il 36,3% delle imprese (dal precedente 33,5). La riduzione dei tassi BCE si trasferisce progressivamente all’economia reale, anche se l’incertezza riduce la domanda di credito: il costo del denaro è in aumento solo per il 9,9% delle aziende (37,1 nell’analogo periodo del 2024), a fronte della larga maggioranza (69,2%) che lo rileva stabile. Liquidità aziendale tesa per il 14,8%.

Sono i principali risultati dell’indagine La Congiuntura dell’Industria del Veneto Orientale (consuntivo primo trimestre 2025 – previsioni aprile-settembre 2025) condotta da Confindustria Veneto Est, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 772 aziende manifatturiere e dei servizi delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.

Sul clima di fiducia delle aziende gravano l’incertezza e le preoccupazioni per i dazi e le alterne decisioni dell’amministrazione Trump, la limitata domanda dalla Germania, i prezzi dell’energia e materie prime ancora elevati, e le conseguenti pressioni sui margini. Le previsioni per aprile-settembre sono orientate in prevalenza per il mantenimento dei livelli produttivi: ottimisti e pessimisti si pressoché equivalgono (19,8% e 19% rispettivamente), a fronte del 61,3% (era il 57,2 a fine dicembre) che propende per la stabilità. Gli ordini dal mercato domestico sono attesi in calo dal 25,4% delle aziende, stabili dal 56,2%. Quelli dai mercati esteri sono in calo per il 24,9%, stabili per il 53,6% e in crescita per il 21,5%. Il 37,3% prevede nuove assunzioni. Il clima di incertezza e le nuove minacce tariffarie frenano o rinviano la spesa per investimenti, confermati su livelli stabili dalla larga maggioranza delle aziende (61,1%), ma in contrazione per il 26,4%, in aumento per il 12,5%. Anche perché la misura Transizione 5.0 così costruita non è risultata congeniale alle aziende.

“I dati del primo trimestre e le prospettive a breve confermano un quadro ancora fragile per la nostra manifattura, che continua a confrontarsi con una domanda debole e un contesto internazionale incerto – commenta Paola Carron, Presidente di Confindustria Veneto Est. Tuttavia, i segnali positivi che emergono, in particolare la sostanziale stabilità della produzione, e il lento ma costante recupero degli ordini, dimostrano ancora una volta la capacità di tenuta e adattamento delle nostre imprese. E quella di fronteggiare – almeno per ora – un contesto globale gravato da fardelli cronici e nuovi rischi. Ma per quanto potremo ancora farlo?”.

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“Costi dell’energia del 40% superiori al prezzo medio europeo e con punte dell’80%, effetti delle politiche commerciali Usa, minacce di import massiccio dalla Cina come reazione indiretta ai dazi. Queste sono le principali criticità che ci chiamano tutti a un cambio di marcia: un Piano industriale straordinario per l’Italia e per l’Europa, almeno triennale, per aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione con gli investimenti e la semplificazione. La proposta del Presidente Orsini, che condividiamo pienamente, esprime le istanze degli imprenditori del nostro territorio. Apprezziamo le aperture del Governo ma occorre agire con urgenza. Siamo pronti a lavorare insieme per tradurle in misure concrete ed efficaci”.

“I prossimi mesi saranno cruciali per la nostra economia e dobbiamo lavorare su alcuni capitoli chiave: mettere più risorse su misure come Industria 4.0, 6.0 – chiamiamola come vogliamo – ma potenziata e semplificata per essere un impulso, non un ostacolo agli investimenti produttivi; ridurre in modo strutturale il prezzo dell’energia che è un vero dramma, cominciando dal disaccoppiare subito il prezzo del gas da quello delle rinnovabili e ridurre gli oneri di sistema (circa 40 euro per MWh) per tutte le PMI industriali; potenziare l’IRES premiale per le imprese che investono o ripristinare l’ACE, attingendo le risorse da quelle del PNRR non utilizzabili entro metà 2026 e dai Fondi di Coesione”.

Quanto ai dazi al 50% all’Ue annunciati e poi sospesi da Trump fino al 9 luglio: “I dazi, anche se solo annunciati, condizionano la fiducia degli imprenditori, con inevitabili ricadute negative – dichiara la Presidente Paola Carron. Qualora ci fossero dazi al 50% da luglio, sarebbero a rischio 7 miliardi di euro di export in Veneto. Il nostro appello è quello di trovare al più presto un accordo con gli Stati Uniti a livello europeo e, parallelamente, di stringere collaborazioni per aprirsi a nuovi mercati. Le nostre imprese lo stanno già facendo. Bisogna agire velocemente per non rischiare di compromettere la competitività della nostra manifattura. Ma anzi, darci l’obiettivo ambizioso di una crescita di almeno il 2% nel prossimo triennio. Il nostro territorio e le nostre imprese hanno tutte le carte in regola per farcela. Ma bisogna agire subito”.





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