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Nella sede milanese del Parlamento Europeo si discute di inclusione digitale e accessibilità, tra opportunità e priorità per le imprese


L’11 giugno, presso la sede del Parlamento Europeo a Milano, si è discusso del futuro dell’accessibilità digitale nel settore pubblico e privato con AccessiWay, parte di team.blue e operativa a livello paneuropeo con l’obiettivo di supportare grandi corporation, PMI e PA nel raggiungimento della compliance normativa.

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Mancano infatti poche settimane all’entrata in vigore dell’European Accessibility Act (28 giugno 2025),la direttiva europea che stabilisce i requisiti minimi di accessibilità, eppure il livello di preparazione, soprattutto nel pubblico, risulta ancora disomogeneo.

L’evento ha coinvolto numerose figure chiave del sistema in una discussione approfondita e sfaccettata sul tema dell’accessibilità digitale. Non ci si è limitati a illustrare le motivazioni, le sfide, le conseguenze e i rischi legati alla mancata adozione del nuovo quadro normativo, ma sono state anche condivise strategie concrete, buone pratiche e visioni prospettiche su come trasformare l’accessibilità in un motore di innovazione, inclusione e vantaggio competitivo.

La vera sfida è superare il paradigma assistenzialista e tradurre hard skills in soft skills

In questo scenario transitorio per le imprese sarà fondamentale partire dal management, che deve essere reso consapevole di cosa significa garantire un ambiente dove l’accessibilità è protagonista. Per esempio, inserendo tutte quelle persone che presentano una disabilità in ruoli differenziati, valorizzandone le competenze e superando la logica dell’inclusione formale. La formazione, inoltre, deve partire da esperienze autentiche e da un approccio radicato nei disability studies. La vera sfida per chi forma è tradurre le hard skills in soft skills: non basta sapere cos’è la disabilità, bisogna saperci lavorare, saper cambiare prospettiva e superare il paradigma assistenzialista.

“La piena entrata in vigore dello European Accessibility Act rappresenta un passo fondamentale verso un mercato digitale più inclusivo e armonizzato. Anche le piccole e medie imprese dovranno fare grossi passi avanti verso servizi e prodotti più accessibili. Ciò non significherà solo un grande progresso per le persone con disabilità, che nell’UE sono oltre 80 milioni, ma sarà un beneficio per tutti i cittadini, compresi gli anziani e le altre categorie vulnerabili. Una buona legge, seppur fondamentale, non basta: serve un passo avanti culturale perché l’accessibilità sia vista come un valore e un investimento che renda la nostra società un posto migliore per tutti e tutte”, dichiara Maurizio Molinari, Capo Ufficio, Parlamento Europeo – Liaison Ufficio di Milano

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Il divario tra ciò che le aziende dovrebbero fare e ciò che effettivamente fanno in tema di accessibilità non è così marcato come si potrebbe pensare. Non parliamo di una mancanza di consapevolezza o di strumenti: il nostro monitoraggio è costante e approfondito. Utilizziamo diversi strumenti di verifica e abbiamo già analizzato oltre 35.000 siti web, almeno una volta. Questo dimostra che l’attività di controllo e supporto è reale e sostanziale. Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act, tutti i nuovi servizi digitali dovranno essere progettati e offerti secondo criteri di accessibilità ben precisi. È quindi fondamentale una vigilanza attiva e competente, che accompagni le aziende in questo processo. Dal punto di vista normativo, tutti i settori saranno coinvolti.  La vigilanza non sarà facoltativa e le imprese dovranno essere pronte ad affrontarla: in termini di conformità, ci aspettiamo una fase transitoria, in cui verranno chiarite alcune dinamiche ancora in evoluzione. Tuttavia, è importante prepararsi fin da ora: chi sarà pronto, sarà anche più competitivo”, prosegue Mario Nobile, Presidente AGID.

“Per noi questo è davvero un momento epocale, che attendiamo dal 2021. Stiamo vivendo una rivoluzione digitale che dovrebbe abbattere le barriere ma, nonostante i progressi e le implementazioni, una parte significativa della popolazione continua a essere esclusa. Parliamo spesso di accessibilità digitale sebbene  ancora oggi non sia completamente compresa e implementata. Se ne parla, si misura l’impatto, ma non è sufficiente. Per cambiare davvero le cose servono due elementi che devono convergere: da una parte, un quadro normativo chiaro e relazioni istituzionali solide e dall’altra aziende che spingano concretamente verso l’innovazione. Quando innovazione e priorità si incontrano, si pongono le basi per il cambiamento. L’accessibilità non è solo una questione etica o legale, bensì un vantaggio competitivo: porta fidelizzazione, inclusione e migliora la qualità del servizio per tutti. Ecco perché non può più essere vista come un optional: deve diventare un pilastro fondamentale di questa rivoluzione digitale della quale, sempre di più, ci facciamo portavoce e portiamo avanti attraverso progetti concreti”, conclude Amit Borsok, CEO & Co-Founder AccessiWay.



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