ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
“Le contraddizioni nell’azione di governo su un problema così urgente rischiano di danneggiare doppiamente milioni di cittadini.Le regioni padane e il Paese hanno bisogno di investimenti sultrasporto pubblico e risorse per la transizione all’elettrico di artigiani e imprese”
Lazzaro: “Ma quale green deal, l’Europa non ha nulla a che fare con il provvedimento di limitazione progressiva del traffico veicolare nelle regioni del nord. L’hanno voluto e poi applicato le Giunte regionali di Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna in accordo con il Governo. Questa è la politica nazionale e regionale dello scarica barile che da decenni danneggia i cittadini della pianura padana: con i soldi dei contribuenti si finanzia il ponte sullo stretto mentre per evitare le 50mila morti premature dovute alla scarsa qualità dell’aria non si stanzia nulla ma si introducono obblighi e costi a cui devono provvedere famiglie e imprese in autonomia, dicendo però che è colpa di qualcun altro. Oggi è dell’Europa, domani di chi sarà?”
Ancora una volta si cerca di rinviare l’inevitabile, per giunta, imputando al Green Deal europeo le responsabilità di una misura varata dall’attuale governo nel 2023 e che, a ben guardare, ha una genesi ben più vecchia risalente al 2017, anno del nuovo accordo di programma per il risanamento dell’aria del bacino padano. Lo stesso governo che oggi vorrebbe derogare questo divieto imputando all’Europa la responsabilità della norma.
In questi anni, nulla è stato fatto a livello centrale per gestire il prevedibile impatto di un provvedimento assolutamente necessario, non solo per tutelare la salute pubblica, ma altresì per evitare nuove sanzioni. Una misura, quella del blocco degli Euro5, che era stabilita infatti nel Decreto Legge del 12/9/2023, n. 121.
Nel tempo trascorso, non sono stati messi in campo strumenti e risorse utili ad accompagnare il necessario shift modale, dall’auto privata al tpl, o il passaggio per i cittadini da veicoli inquinanti a mezzi a zero emissioni, tuttora necessari per diverse categorie di utenti, quali artigiani, piccole imprese o pendolari che non hanno accesso ad efficienti infrastrutture di trasporto pubblico. Dunque, al danno dell’immobilismo sul fronte dell’inquinamento, si aggiunge anche quello della mancata realizzazione di un sistema di mobilità zero emissions.
Ma poco o niente è stato fatto anche rispetto ad altre fonti emissive, note e altrettanto impattanti, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura, ma prese in considerazione dallo Stato, nonostante le ripetute richieste di intervento e di risorse aggiuntive portate dalle Regioni del bacino padano sui tavoli nazionali.
Si preferisce invece attaccare le politiche europee, evocando la presunta contrarietà dei cittadini alle auto elettriche. Ma la realtà è ben altra. Infatti, gli incentivi per l’acquisto di nuove auto negli ultimi anni sono stati poco efficaci, non solo perché sul mercato mancano modelli di utilitarie elettriche a basso costo, ma anche perché gli incentivi economici sono stati stanziati in maniera tale che fosse più conveniente acquistare un’auto endotermica.
E a proposito di investimenti ed incentivi, è bene ricordare che sul futuro delle infrastrutture del trasporto pubblico del Paese grava una pesante ipoteca, quella dei 13,5 miliardi necessari a realizzare il ponte sullo Stretto. Nel contesto attuale, è inevitabile chiedersi con quei soldi quanti interventi si potrebbero realizzare per garantire ai cittadini delle regioni padane, e di tutte le altre, un trasporto pubblico più capillare ed efficiente, oppure quante misure di sostegno, come micro-credito o social leasing, si potrebbero erogare ad artigiani, imprese e famiglie per dotarsi di mezzi a zero emissioni.
“Ma quale green deal– è il commento di Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto –l’Europa non ha nulla a che fare con il provvedimento di limitazione progressiva del traffico veicolare nelle regioni del nord. L’hanno voluto e poi applicato le Giunte regionali di Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna in accordo con il Governo. Questa è la politica nazionale e regionale dello scarica barile che da decenni danneggia i cittadini della pianura padana: con i soldi dei contribuenti si finanzia il ponte sullo stretto mentre per evitare le 50mila morti premature dovute alla scarsa qualità dell’aria non si stanzia nulla ma si introducono obblighi e costi a cui devono provvedere famiglie e imprese in autonomia, dicendo però che è colpa di qualcun altro. Oggi è dell’Europa, domani di chi sarà?”
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link