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La svolta partecipativa delle imprese


a cura dell’avv. Francesco Fiore e del dott. Carlo Cunto

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Con la legge 15 maggio 2025, n. 76, entrata in vigore il 10 giugno, l’Italia compie un passo rilevante verso la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, attuando quanto previsto dall’articolo 46 della Costituzione. La norma ha carattere volontario: le imprese che decidono di adottare modelli partecipativi tramite la contrattazione collettiva possono beneficiare di incentivi fiscali, strumenti di governance condivisa e, più in generale, di un miglioramento delle relazioni industriali e dell’efficienza aziendale.

La legge si applica alle imprese private, incluse le cooperative, e mira a promuovere la partecipazione su quattro piani: gestionale, economico-finanziario, organizzativo e consultivo. L’intento è quello di rafforzare la democrazia economica e migliorare la qualità del lavoro, la competitività, la sostenibilità e la resilienza delle imprese. Dal punto di vista gestionale, la partecipazione può avvenire sia nel sistema dualistico, con la presenza di rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di sorveglianza, sia nel sistema tradizionale, attraverso la previsione statutaria o contrattuale della presenza nei consigli di amministrazione o nei comitati interni. I rappresentanti devono possedere requisiti di professionalità e indipendenza, e non possono ricoprire incarichi direttivi nei tre anni successivi alla fine del mandato.

Per quanto riguarda la partecipazione economico-finanziaria, nel 2025 le imprese che, in attuazione di contratti collettivi aziendali o territoriali, attribuiscono almeno il 10% degli utili ai lavoratori possono applicare l’imposta sostitutiva agevolata fino a un tetto annuo di 5 mila euro, anziché tremila. Inoltre, i dividendi da azioni assegnate in sostituzione dei premi di risultato beneficiano di un’esenzione Irpef del 50% fino a un massimo di 1.500 euro annui. A sostegno di queste misure, sono stati stanziati 70 milioni per il 2025 e 800 mila euro per il 2026.

Sul piano organizzativo, la legge promuove l’istituzione di commissioni paritetiche composte in modo equilibrato tra rappresentanti aziendali e sindacali, incaricate di elaborare proposte su innovazione, servizi, organizzazione del lavoro e benessere aziendale. È inoltre possibile individuare figure di riferimento per la formazione continua, il welfare, le politiche retributive, la qualità dei luoghi di lavoro, la conciliazione vita-lavoro e l’inclusione. Anche le microimprese possono aderire al modello, con l’assistenza degli enti bilaterali.

Sotto il profilo consultivo, è previsto l’obbligo per le imprese aderenti di avviare un processo di consultazione preventiva delle rappresentanze sindacali su scelte aziendali rilevanti. La procedura deve essere avviata entro cinque giorni dalla comunicazione e concludersi entro dieci giorni, salvo diverso accordo. Le controparti hanno trenta giorni per esprimere un parere scritto e ricevere una risposta motivata. I dati strategici devono restare riservati e, in caso di conflitti, è possibile ricorrere alla Commissione nazionale istituita presso il Cnel.

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Gli accordi aziendali più favorevoli restano in vigore, e la legge garantisce una formazione obbligatoria di almeno dieci ore annue per i rappresentanti dei lavoratori, finanziabile tramite enti bilaterali, il Fondo Nuove Competenze e i fondi interprofessionali.

Il Cnel ospita la nuova Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori all’impresa, con funzioni di interpretazione, monitoraggio e proposta. La Commissione raccoglie buone prassi, redige una relazione biennale e conserva i verbali delle consultazioni aziendali. I componenti operano a titolo gratuito e si avvalgono di risorse già disponibili.

La nuova normativa, quindi, pur non introducendo obblighi, crea le condizioni per lo sviluppo di modelli partecipativi evoluti, che favoriscono l’inclusione e l’efficienza aziendale. Le imprese che decideranno di cogliere questa opportunità potranno intervenire su statuti, contratti collettivi e formazione, costruendo assetti più sostenibili, resilienti e allineati alle sfide del lavoro contemporaneo.



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