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Crisi industriali: CIGS, cosa cambia



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Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 12 giugno 2025 sotto la presidenza di Giorgia Meloni, ha approvato un nuovo decreto-legge che introduce misure urgenti per affrontare crisi industriali. La proposta è stata presentata congiuntamente dal Presidente Meloni, dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone.

Obiettivo primario del provvedimento è garantire la continuità produttiva e la messa in sicurezza degli impianti industriali strategici, sostenendo anche l’indotto e favorendo la reindustrializzazione delle aree colpite da crisi complesse.

Intervento su Acciaierie d’Italia

È previsto un finanziamento di 200 milioni di euro a favore di Acciaierie d’Italia, attualmente in amministrazione straordinaria. Lo scopo è duplice: garantire la continuità produttiva e mettere in sicurezza gli impianti industriali.

Si introduce una semplificazione procedurale per impianti innovativi come quelli per la produzione di preridotto (DRI), alternativa ecologica agli altiforni. Per investimenti superiori a 50 milioni di euro negli stabilimenti ex ILVA o funzionalmente collegati sarà possibile accedere alla procedura agevolata prevista dall’art. 13 del D.L. n. 104/2023, con nomina di un Commissario straordinario di Governo e autorizzazione unica in deroga.

Supporto alle imprese dell’indotto

Le Regioni e le Province autonome (Trento e Bolzano) potranno svincolare, anche nel 2024, quote di avanzo di amministrazione per il pagamento dei crediti delle imprese dell’indotto degli stabilimenti di interesse strategico nazionale e per la salvaguardia della continuità aziendale.

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Novità nella gestione delle grandi imprese in crisi

Il decreto introduce novità nella disciplina della cessione dei rami aziendali: l’acquirente potrà cedere il contratto anche in deroga all’obbligo biennale di mantenimento dei livelli occupazionali, a patto che esista una proposta irrevocabile di subentro con obblighi contrattuali mantenuti e un prezzo non superiore all’80% del valore originario.

Esenzioni e agevolazioni per le aree di crisi industriale

Per gli anni 2025 e 2026, il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 giugno 2025 prevede l’esonero dal pagamento degli oneri aggiuntivi della CIGS per le imprese operanti in aree di crisi industriale complessa, purché non avviino procedure di licenziamento collettivo.

Estensione della CIGS ai grandi gruppi industriali

Si permette ai gruppi con oltre 1.000 dipendenti di accedere alla cassa integrazione straordinaria (CIGS) (la normativa attuale lo consente solo alle singole imprese), con riduzione oraria fino al 100% e durata estesa fino a fine 2027.

Estensione degli ammortizzatori per imprese in crisi

Prevista per il 2025 una proroga straordinaria della CIGS per 6 mesi non prorogabili, entro un limite di 20 milioni di euro, solo con accordo governativo e in presenza di prospettive concrete di cessione e riassorbimento occupazionale.

Viene inoltre introdotta la decadenza dal trattamento per i lavoratori sospesi in cassa integrazione guadagni straordinaria (per crisi aziendale) che rifiutano corsi di formazione o li frequentano in modo irregolare, o rifiutano offerte di lavoro con retribuzione almeno pari all’80% di quella precedente.

Sostegno ai lavoratori delle aziende sequestrate alla criminalità

Per gli anni 2025 e 2026, vengono stanziati 8 milioni di euro annui ad integrazione del Fondo sociale per occupazione e formazione, per garantire un trattamento pari alla CIGS (fino a 12 mesi nel triennio) a lavoratori di aziende confiscate o sequestrate alla criminalità.

Misure specifiche per il settore moda

Per il 2025 è prevista l’estensione, per massimo 12 settimane, della integrazione salariale INPS per:

  • lavoratori (anche presso datori artigiani) del settore moda,

  • in aziende con non più di 15 dipendenti nel semestre precedente,

  • nel periodo 1° febbraio – 31 dicembre 2025.

Pagamento diretto della CIG da parte dell’INPS

In via straordinaria, il datore di lavoro potrà richiedere direttamente all’INPS il pagamento delle prestazioni ai lavoratori, senza necessità di dimostrare difficoltà finanziarie.

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