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“Risparmi e investimenti, le politiche utili per lo sviluppo del Paese”. Video – FIRST CISL


“Risparmi e investimenti – Le politiche utili per lo sviluppo del Paese” è il titolo della tavola rotonda tenutasi nell’ambito del 3° Congresso di First Cisl, in svolgimento a Roma. All’evento hanno partecipato la Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, il Viceministro dell’Economia e Finanze, Maurizio Leo, il giurista Andrea Zoppini, il docente della Bocconi, Stefano Caselli e il Segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani. I lavori sono stati moderati dal giornalista Alessandro Marenzi, Vicedirettore di Sky Tg24:

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“È con una grande alleanza della responsabilità tra governo e parti sociali che si creano le risorse, si rilancia la produttività, si genera ricchezza da redistribuire. Un patto sociale con chi ci sta. Significa salari più alti, più consumi, più entrate per lo Stato”. Lo ha detto la Segretaria Daniela Fumarola intervenendo alla tavola rotonda. “Per la Cisl – ha detto – bisogna partire da alcuni pilastri da mettere sul tavolo: tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, utilizzare bene e presto tutte le risorse del Pnrr, far crescere e legare produttività e salari, ridurre le tasse, maggiore partecipazione per far avanzare competitività e qualità, formazione per essere pronti a reggere l’impatto pervasivo delle nuove tecnologie digitali e delle nuove IA. Per alzare i salari occorre rinnovare tutti i contratti privati e pubblici, estendere la contrattazione non solo aziendale, ma soprattutto territoriale che è la vera leva per raggiungere anche il lavoro più frammentato”.

“Occorre proteggere e valorizzare il risparmio – ha aggiunto la leader della Cisl -e farne anche motore “politico” di sviluppo come può diventare il progetto del Fondo d’investimento nazionale per l’economia reale. Una mobilitazione volontaria, garantita e remunerata di risorse private che diventano leva di crescita, coesione sociale, democrazia economica. È una delle colonne negoziali di un grande patto tra governo, imprese e sindacato, un ponte tra l’impegno individuale dei risparmiatori e l’azione collettiva della contrattazione. Una forma di protagonismo economico dal basso che parla anche al mondo bancario e assicurativo che devono essere coinvolti insieme a Cassa depositi e prestiti”.

“Bisogna investire massicciamente in competenze e formazione, rafforzare le politiche attive, pubbliche e sussidiarie attraverso centri per l’impiego più forti, enti formativi più integrati, fondi interprofessionali più accessibili – ha proseguito la Segretaria generale – E poi serve una grande infrastruttura sociale per accompagnare ogni persona nelle transizioni scuola lavoro e lavoro- lavoro. Oggi il problema del nostro mercato del lavoro non e’ quello della quantità perché l’occupazione cresce con ottimi numeri anche nel tempo indeterminato. La questione vera è che si tratta di lavoro di scarsa qualità, con ampie aree di marginalità tra giovani e soprattutto donne. La soluzione a questi problemi non la si può cercare in un passato idealizzato. Bisogna mettere in campo strumenti nuovi, aggiornati, solidali e sussidiari. La partecipazione è nel Dna e nello Statuto della Cisl, l’impronta genetica con cui siamo nati. La nostra legge approvata in via definitiva dal Parlamento, che attua finalmente l’articolo 46 della Costituzione, ha una grande ambizione: dare un maggiore protagonismo ai lavoratori e qualificare anche le imprese attraverso la contrattazione. È un elemento di cittadinanza attiva e di responsabilità. Con una grande ambizione: mobilitare in una società democratica ed economicamente avanzata non solo le braccia, ma anche le menti, la creatività ed il capitale dei lavoratori”, ha concluso Fumarola.

“Quando la Cisl ha avviato il processo di attuazione dell’articolo 46 della Carta costituzionale – ha detto il Viceministro Maurizio Leo – che prevede la partecipazione dei lavoratori dipendenti ai quattro segmenti, gestionale, finanziario, organizzativo e consultivo. Abbiamo posto particolare attenzione al segmento economico-finanziario. L’obiettivo è ridurre il carico fiscale sul ceto medio, ovvero chi ha redditi tra i 28mila e i 50-60mila euro, oggi penalizzati fiscalmente. Per fare ciò, servono più risorse, recuperabili attraverso la lotta all’evasione. Nel 2024 abbiamo recuperato 33,4 miliardi, una parte dei quali potrà essere utilizzata per interventi strutturali. L’obiettivo è favorire investimenti qualificati, riducendo il carico fiscale solo a fronte di interventi produttivi”.

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“Un’altra importante fonte di risorse – ha aggiunto il Viceministro del ministero dell’Economia e delle Finanze – sono le casse di previdenza, che oggi investono spesso all’estero, attirate da rendimenti superiori. Per incentivarne l’investimento in Italia, nella delega fiscale abbiamo previsto un allineamento della tassazione: dal 26% attuale al 20%, come per i fondi pensione. Tuttavia, anche questo beneficio fiscale sarà vincolato all’investimento produttivo e all’occupazione. Dobbiamo intercettare aree di risparmio che oggi restano inattive: 1.300 miliardi di euro giacciono nei conti correnti senza produrre reddito per i risparmiatori, ma solo per le banche. Oggi, le misure fiscali aiutano solo in parte i redditi più bassi (14-15mila euro annui), ormai quasi incapaci di ricevere ulteriori benefici. Gli interventi devono quindi focalizzarsi sulla produttività e sulla reale crescita salariale. Serve quindi semplificare le regole per rendere più attrattivi gli investimenti, anche in settori strategici come il Green Deal. Sulla questione delle aggregazioni aziendali, occorre superare l’attuale frammentazione. L’Italia presenta molte imprese piccole, che competono anche a livello europeo. Il PNRR resta essenziale: tutte le amministrazioni devono impegnarsi per mettere a terra gli interventi previsti, altrimenti le risorse rischiano di restare inutilizzate, serve quindi uno sforzo coordinato di tutti gli attori istituzionali per rispettare i tempi e sfruttare appieno le opportunità offerte”, ha concluso Leo.

“L’Italia – ha dichiarato Stefano Caselli, Dean della Sda Bocconi School of Management – possiede una risorsa naturale poco valorizzata: il risparmio privato, pari a 5.300 miliardi di euro, di cui 1.300 miliardi sono parcheggiati in liquidità improduttiva. Questo capitale rappresenta circa il 5% del Pil mondiale, ma rischia di essere sottoutilizzato o di finire all’estero se non gestito consapevolmente. Per sfruttarlo al meglio, servono tre elementi: consapevolezza individuale, massa critica e strumenti adeguati. I risparmiatori devono diventare più coscienti delle proprie scelte finanziarie, evitando il disallineamento tra i propri valori e i propri investimenti. Sul modello francese, il sistema finanziario può canalizzare parte del risparmio verso l’economia nazionale grazie all’azione pianificata di grandi investitori istituzionali. Al tempo stesso, come avviene in Gran Bretagna o Svezia, è possibile incentivare i piccoli risparmiatori ad allocare capitali in strumenti di rischio grazie a regimi fiscali strutturalmente favorevoli e stabili nel tempo”.

“Tuttavia – ha proseguito Caselli – il risparmio può essere investito solo se esiste una “terra” su cui farlo fruttare: servono quindi imprese di grande dimensione e un ecosistema di innovazione solido. Le grandi aziende trainano la competitività nazionale, aumentano la produttività e favoriscono l’occupazione qualificata. Oggi l’Italia ha solo 6 aziende nella classifica Fortune 500, contro le 27 della Germania e le 26 della Francia. È quindi necessario superare l’avversione culturale alla crescita dimensionale attraverso politiche industriali e operazioni di aggregazione. Anche l’innovazione è centrale: non bastano contributi a pioggia alle startup, serve vera innovazione per attrarre capitale di rischio. Sul fronte fiscale, gli incentivi temporanei non bastano: servono misure permanenti e coerenti. Infine, la responsabilità di avviare il cambiamento è anche dei singoli risparmiatori: già oggi ognuno può decidere di destinare una piccola parte dei propri risparmi a strumenti che investano nell’economia reale italiana ed europea, muovendo così concretamente il sistema”, ha concluso Caselli.

Per Andrea Zoppini, giurista e professore ordinario di Diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, “nel sistema attuale si è creata una scissione tra chi risparmia e chi gestisce professionalmente il risparmio, analoga a quella avvenuta nelle imprese tra proprietà e gestione. La figura dell’intermediario, in particolare il promotore o consulente finanziario, ha assunto un ruolo decisivo nelle scelte d’investimento, ma il sistema presenta ancora criticità e rischi di conflitto d’interesse, specie quando la remunerazione degli operatori è legata alla vendita di determinati prodotti speculativi ad alto rischio. In questo contesto l’educazione finanziaria è fondamentale, ma non può essere surrogato del ruolo pubblico e delle autorità di vigilanza. Favorire l’educazione finanziaria non deve significare trasferire tutta la responsabilità al singolo risparmiatore, perché i mercati finanziari richiedono comunque una forte cornice di regole, vigilanza e tutela collettiva”.

“La digitalizzazione – ha aggiunto – ha reso i movimenti di capitale istantanei, mettendo in crisi i tempi e gli strumenti della vigilanza tradizionale, come dimostrano i recenti casi di crisi bancarie negli Usa, in cui durante i week-end i clienti hanno svuotato i propri conti correnti. “In caso di crisi oggi non c’è più la corsa agli sportelli, ma la corsa alla App” e questo impone un’evoluzione degli strumenti di vigilanza pubblica, che deve essere più veloce forte e aggiornata, capace di fronteggiare i nuovi rischi sistemici. Il sistema delle imprese quotate italiane soffre di un eccesso di regolazione. La mia proposta – ha concluso Zoppini – è un intervento di semplificazione normativa come leva per incentivare le quotazioni in borsa evidenziando, però, anche la necessità di un cambiamento culturale nelle imprese affinché questo processo possa avvenire”.

Per il Segretario generale First Cisl Riccardo Colombani “la concentrazione del sistema bancario deve creare valore per le imprese e le famiglie. Lo ha detto il governatore Fabio Panetta nelle sue Considerazioni finali ed è assolutamente condivisibile. Creare valore significa erogare finanziamenti in misura adeguata per quantità e costi all’economia reale e disporre di prodotti di risparmio che siano efficaci, trasparenti e a condizioni eque. Non credo si possa dire che queste condizioni oggi siano soddisfatte. Nel 2011 il credito diretto verso le imprese non finanziarie ammontava a 995 miliardi di euro, nel 2024 siamo scesi a 665 miliardi. I primi cinque gruppi bancari hanno ridotto il credito per 10 trimestri consecutivi. Ciò significa che l’intermediazione creditizia non riesce a spingere il risparmio verso l’economia reale. Eppure è solo attraverso il risparmio che possiamo innescare lo shock da investimenti di cui la nostra economia ha bisogno per crescere a ritmi sostenuti”.

“Il mercato italiano – ha proseguito il leader dei bancari della Cisl – sconta dimensioni asfittiche: Borsa Italiana capitalizzava a fine marzo appena 907 miliardi. È un problema che si presenta anche per l’Europa. Borsa Italiana fa parte del network Euronext, a guida francese, che in Europa capitalizza 6.300 miliardi di euro. Dimensioni veramente modeste se pensiamo che le prime sette aziende americane, i grandi gruppi tecnologici, valgono circa 15mila miliardi di dollari. Ciò spiega perché una parte del risparmio europeo prenda la strada del mercato Usa. Inoltre i principali asset manager sono americani. Tra questi Blackrock, il più grande a livello globale, fa investimenti nel capitale di rischio di tutte le principali banche italiane, ma solo in poche imprese industriali, dal momento che solo 413 aziende italiane sono quotate a Piazza Affari. Per invertire questa tendenza l’Europa ha varato il progetto dell’Unione dei risparmi e degli investimenti. È un passo positivo, ma va completato con strumenti ‘su misura’, definiti su base nazionale, come in Fondo nazionale di investimento nell’economia reale che abbiamo proposto insieme alla Cisl. Si tratta di una piattaforma con governance pubblico-privata che riunisce Cassa depositi e prestiti, banche e assicurazioni, soggetti questi ultimi in grado di porre in relazione il risparmio con le esigenze del tessuto produttivo. Agli investitori che, volontariamente, accedono al fondo va assicurata la protezione dei loro risparmi, la garanzia integrale del capitale e, al tempo stesso, limiti temporali e di ammontare definiti per evitare qualsiasi forma di speculazione”, ha concluso Colombani.


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