Il settore dell’automotive ha subito un nuovo scossone. Marelli Holding, azienda globale dell’industria automobilistica, ha avviato la procedura volontaria di Chapter 11 presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti del Delaware. Una misura di fallimento controllato che la società ha scelto di intraprendere per ristrutturare il proprio debito senza dover cessare le operazioni. E migliorare la propria liquidità.
La strategia prevede un finanziamento da 1,1 miliardi di dollari per gestire le spese durante il processo. La Marelli potrà continuare a lavorare normalmente, mentre i debiti aziendali verranno rinegoziati in azioni e alcuni dei creditori diventeranno i nuovi proprietari dell’azienda. Circa l’80% dei finanziatori ha già accettato l’accordo di ristrutturazione. Questo rende molto più probabile il successo del piano.
Le cause della crisi
Alla base della crisi aziendale di Marelli Holding ci sarebbe un modello di sviluppo troppo esposto al rischio finanziario, aggravato dall’assenza di basi industriali sufficientemente solide. Questo perché, la gestione del debito è stata inadeguata. La leva finanziaria troppo elevata rispetto ad un contesto di mercato instabile (aumento dei costi e transizione verso l’elettrico), ha svelato l’insostenibilità della strategia perseguita.
Marelli nasce nel 2019 dalla fusione tra l’italiana Magneti Marelli (ex FCA, oggi Stellantis) e la giapponese Calsonic Kansei, acquistata dal fondo americano KKR. L’acquisizione aveva l’ambizione di creare un colosso globale dei componenti per auto. Da qui la domanda se questa fusione sia stata realmente industriale o piuttosto un’operazione in cui si è preferito generare valore nel breve periodo.
Secondo la versione ufficiale di David Slump, direttore e CEO della Marelli, la crisi è stata generata da “pressioni del mercato” e dalla “carenza di capitale circolante”. Motivazioni troppo generiche rispetto a quella che sembrerebbe più una crisi strutturale che altro. Le difficoltà di mercato sono reali, ma il dubbio è che la Marelli abbia scelto una via troppo rischiosa e inefficace per il suo profilo aziendale.
Le dichiarazioni del CEO
“In Marelli siamo stati proattivi nell’apportare i necessari aggiustamenti per stabilizzare la nostra posizione finanziaria, in modo da poter continuare a fornire benefici a lungo termine ai nostri stimati clienti, partner e dipendenti” ha dichiarato David Slump, direttore e CEO della Marelli.
Il processo fallimentare, ha spiegato Slump, “fornisce l’accesso a nuova liquidità per finanziare la nostra crescita a lungo termine e la nostra pipeline di innovazione, e garantisce che i nostri clienti e partner in tutto il mondo possano continuare a fare affidamento su Marelli per la consegna puntuale di tecnologie avanzate che danno forma ai veicoli del futuro”.
E i lavoratori?
In questo contesto la comunicazione portata avanti dal CEO David Slump non è credibile. Dire “non cambierà nulla” pretende più trasparenza. Soprattutto nei confronti dei lavoratori. I rappresentati dei lavoratori (Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Fismic, Uglm e Aqcfr) chiedono chiarezza circa i 6mila dipendenti che attualmente sono impiegat nei 10 impianti in Italia. Invocato l’intervento del governo che faccia luce sulla situazione della società in Italia soprattutto in prospettiva di un possibile “deterioramento della situazione” negli stabilimenti della Penisola.
Gli scenari possibili
L’attuale assetto societario deriva da una serie di operazioni portate avanti a partire dal 2019 quando la Marelli è stata ceduta da Fca per 6,2 miliardi di dollari al fondo statunitense Kkr. Nel 2022, Kkr ha avviato un piano di ristrutturazione che ha migliorato la situazione finanziaria della società, ma solo in via temporanea.
Le difficoltà sono tornate a scuotere la società anche a causa delle criticità di Nissan, uno dei clienti principali della società di Slump che ha subito un importante deterioramento dei conti e accumulato un debito pari a 650 miliardi di yen (pari a 4,5 miliardi di dollari).
Al momento si sta valutando anche la possibilità di cedere l’azienda all’indiana Motherson che, secondo le ultime indiscrezioni, sembrerebbe avrebbe accettato l’offerta.
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