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Marche a due facce: export e produzione industriale in calo. Ma cresce l’occupazione. Male il calzaturiero


FERMO – Il segno meno domina i dati economici delle Marche.  Tutte le province vedono l’export calare nel primo trimestre del 2025. Le province di Ascoli Piceno e di Ancona hanno contribuito maggiormente al calo tendenziale regionale: le esportazioni picene sono pari a 587,6 milioni di euro (-19,5% rispetto al gennaio-marzo 2024), mentre la provincia di Ancona, con vendite all’estero pari a 979,2 milioni di euro perde il 12,5%.

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Anche la contrazione di Fermo è marcata (287,5 milioni di euro; -11,1%), il decremento della provincia di Pesaro-Urbino (791,7 milioni di euro; -8,1%). In flessione anche la provincia di Macerata (528,9 milioni di euro; -4,9%). I maggiori contributi negativi all’andamento regionale del settore manifatturiero (-11,7% nel trimestre) sono giunti nell’ordine da Cina, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Malta, Corea del Sud. “Solo l’agroalimentare è in controtendenza” commenta Gino Sabatini, presidente camerale.

Pochi giorni fa la fotografia l’aveva scattata Roberto Cardinali, presindete di Confindustria Marche: “Nel 2024 la flessione dell’attività industriale marchigiana nell’ordine del 2,6% (Italia -2,7%), appena migliore del 2023, anche se ancora in territorio negativo”. Analizzando il Rapporto annuale sull’economia marchigiana stilato con Intesa Sanpaolo, Cardinali ha evidenziato il segno positivo dell’agroalimentare, +3,4%, ma non ha potuto nascondere il -15,6% delle scarpe e il -10 del mobile, oltre che la Gomma e Plastica (-4,7%).

“Riteniamo che la partita cruciale, per le imprese e per le Marche, si giochi sulla capacità del nostro territorio di diventare sempre più appetibile per fare impresa, attirare talenti, stimolare la crescita delle aziende, sia a livello dimensionale che nell’innovazione e ricerca. Servono investimenti nelle infrastrutture, un cambio di marcia sulle semplificazioni, una pubblica amministrazione più tempestiva. Un piano industriale straordinario a livello europeo, nazionale e regionale” ha aggiunto Cardinali.

Tra i numeri di positivo c’è il dato sul lavoro: nelle Marche gli occupati aumentano da 641mila a 644mila. Tra i lavoratori dipendenti si osserva una flessione nei servizi ed una crescita nell’industria. Stabile il tasso occupazione al 67,2%, cresce quello giovanile con andamento opposto al nazionale. Il tasso di disoccupazione nelle Marche registra una lieve diminuzione, 5,1.

“In questa fase è cruciale sostenere gli investimenti delle imprese, soprattutto in innovazione, internazionalizzazione, transizione digitale e ambientale, per affrontare le sfide del contesto internazionale” riprende Alessandra Florio, direttrice regionale Intesa Sanpaolo.

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Le fa eco il governatore Francesco Acquaroli: “Stiamo reagendo. Nell’agglomerato del centro Italia, siamo la regione che cresce di più nel Pil nel quinquennio 2020-24. Certo, ci sono problemi, ma il nostro tessuto produttivo sta mettendo in campo delle reazioni. Istituzioni e corpi intermedi stanno dimostrando capacità di riassetto, le università stanno contribuendo in modo significativo. Ritengo importante anche l’impatto del turismo. L’aeroporto è il principale generatore di connessioni, di opportunità di sviluppo e di crescita dei collegamenti”.

La chiosa è spettata al vicepresidente di Confindustria per le politiche industriali e il Made in Italy, Marco Nocivelli: “Siamo di fronte ad un tempo complesso e come ha evidenziato il nostro presidente nazionale Orsili, dobbiamo porci obiettivi ambiziosi e puntare ad un grande rilancio del sistema industriale. Sappiamo che giocheranno un ruolo determinante la tecnologia e l’innovazione digitale, in questo senso il sistema confindustriale mette a disposizione i digital innovation hub, uno strumento forse ancora poco conosciuto, ma che può fornire alle imprese uno strumento prezioso per la competitività”.





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