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incentivi incerti e di bassa intensità


In Italia permangono persistenti barriere nell’attuazione delle disposizioni sulle comunità energetiche rinnovabili, in particolare le procedure amministrative per istituirle e attivarle si distinguono per essere un processo lento. I consumatori riscontrano poi difficoltà e ritardi nell’accesso ai propri dati di consumo in tempo reale, anche laddove gli edifici siano dotati di contatori intelligenti. L’interazione con i distributori è spesso complessa e sbilanciata, anche per quanto riguarda le procedure di connessione alla rete di nuove centrali elettriche. È il quadro tracciato nel rapporto Enabling frameworks for energy communities: a state of play, che offre focus e raccomandazioni per rendere i progetti energetici guidati dai cittadini vere realtà a livello europeo. Redatto da una coalizione di 44 organizzazioni multisettoriali, tra cui Energy Cities e RESCoop.eu, fornisce un’analisi approfondita dell’attuale panorama legislativo negli 11 Paesi osservati, tra cui l’Italia.

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Foto di Mischa Frank su Unsplash.

Dall’analisi emerge che la capacità della rete di distribuzione è spesso insufficiente a supportare modelli di condivisione dell’energia e lo stesso concetto rimane principalmente virtuale.

Incentivi incerti nella loro attuazione e di bassa intensità

Le barriere allo sviluppo dell’energia comunitaria nel nostro Paese sono forti. Restano dubbi circa i rendimenti economici: “Il complesso sistema di incentivi introdotto dal decreto Mase n. 414/2023 crea incertezze finanziarie per gli investitori. Gli incentivi sono incerti nella loro attuazione e di bassa intensità, limitando l’attrattiva economica delle comunità energetiche” si legge nel rapporto.

Cittadini e imprese hanno spesso conoscenze limitate su come istituire e partecipare a una Cer: “Se le persone percepiscono la partecipazione esclusivamente come un mezzo per ottenere un ritorno economico o un risparmio, potrebbero rimanere deluse e demotivate”.

Viene però riconosciuto l’ampliamento dei criteri di partecipazione e dei vincoli geografici: il quadro normativo nazionale consente infatti alle medie imprese e ai Comuni di aderire alle Cer, rafforzando il coinvolgimento locale negli sforzi di transizione energetica. “I confini geografici sono ora sufficientemente ampi da consentire la creazione di comunità energetiche rinnovabili di diverse dimensioni e su territori diversi (aree di stazione primarie per la condivisione dell’energia, fino al territorio nazionale per le entità giuridiche)”.

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Comunità energetiche: collaborazione con i servizi sociali per i gruppi vulnerabili

Diverse sono le raccomandazioni al nostro Paese per superare gli ostacoli, offrendo percorsi pratici per sviluppare il mercato energetico dal basso. Tra queste, la semplificazione dei processi amministrativi, modernizzare la rete, aumentare e stabilizzare gli incentivi, garantire finanziamenti dedicati per lo sviluppo delle comunità energetiche. Ma soprattutto, aumentare il sostegno agli enti locali, con lo stanziamento di fondi e assistenza tecnica ai Comuni e alle municipalità. Un punto importante che viene rilevato è favorire la collaborazione con i servizi sociali e associazioni del terzo settore che si occupano di gruppi vulnerabili.

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Più in generale, sulla base delle osservazioni agli 11 Paesi target della ricerca, emerge che le comunità energetiche costituiscono ancora un concetto relativamente nuovo a livello europeo e nazionale, e pertanto “i processi di recepimento continuano a presentare difficoltà”. In particolare, persiste una mancanza di chiarezza sul concetto organizzativo e le attività che possono svolgere, come la condivisione dell’energia e l’autoconsumo collettivo. Permangono lacune e barriere, come l’accesso ai finanziamenti, le lunghe procedure autorizzative e le difficoltà per gli enti locali nel garantire spazio alle comunità energetiche nelle loro concessioni e nelle procedure di appalto pubblico. Infine, si nota una tendenza preoccupante: “Le nuove leggi nazionali stanno iniziando ad attrarre grandi operatori storici, portando all’appropriazione del concetto da parte di attori a scopo di lucro”.

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