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Nell’ultimo anno, lo scenario internazionale ha continuato a essere segnato da forti tensioni geopolitiche e da una crescente incertezza economica.

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Scenario geopolitico e necessità di innovazione strategica

La guerra in Ucraina prosegue senza una prospettiva chiara di risoluzione, mentre in Medio Oriente il conflitto tra Israele e Hamas ha assunto dimensioni sempre più drammatiche. Sul fronte economico, il ritorno di politiche protezionistiche – come l’annuncio di Donald Trump di reintrodurre dazi generalizzati sulle importazioni – ha alimentato nuove preoccupazioni su inflazione, commercio globale e stabilità dei mercati. A questi si aggiungono gli effetti del rallentamento cinese, dell’incertezza monetaria e della transizione energetica, che pongono sfide cruciali per l’Europa e per l’economia globale nel suo complesso.

Per affrontare questa crescente incertezza economica, è cruciale che ciascun Paese identifichi chiaramente le aree capaci di sostenere la crescita economica nel medio-lungo periodo, investendo risorse in modo strategico e attuando politiche di stimolo allo sviluppo. In questo contesto, l’innovazione si conferma una leva strategica su cui puntare, poiché risulta trasversale a più settori e permette all’ecosistema economico-industriale di essere competitivo a livello internazionale, favorendo la generazione di valore aggiunto a vantaggio dell’intera società.

Lo stato dell’innovazione misurata dal TEHA – Global Innosystem Index 2025

Il TEHA – Global Innosystem Index (TEHA-GII) rappresenta uno strumento in grado di fornire una valutazione completa delle prestazioni in ambito di innovazione di un paese. Tale indice misura in dettaglio i risultati di un ecosistema dell’innovazione, concentrandosi sui fattori fondamentali che influenzano la sua performance complessiva, identificando punti di forza e aree di miglioramento utili per guidare le decisioni strategiche nel campo dell’innovazione e dello sviluppo economico.

Il TEHA-GII 2025 consente il confronto della performance degli ecosistemi dell’innovazione di 47 paesi di riferimento (UE27, OECD, BRICCS e alcuni paesi chiave a livello mondiale, come Singapore) mediante l’analisi di 31 Key Performance Indicators (KPIs) raggruppati in 5 macrodimensioni: Capitale umano, Risorse finanziarie a sostegno dell’innovazione, Ecosistema innovativo, Attrattività dell’ecosistema ed Efficacia dell’ecosistema dell’innovazione.

Figura 1 – TEHA-Global Innosystem Index 2025: classifica dei 47 paesi (punteggio da 1 a 10) e confronto con il TEHA-GII 2022. Fonte: elaborazione TEHA Group, 2025.

I risultati del TEHA-GII mostrano Israele al primo posto con un punteggio di 5,38 (su un punteggio max di 10), seguito da Singapore con 5,21 punti e dal Regno Unito con 4,57. Nell’ultima classifica disponibile, l’Italia si trova al 30° posto, con un punteggio di 2,83, perdendo 2 posizioni rispetto al punteggio del TEHA-GII 2022 (2,99).

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Analizzando le diverse macrodimensioni del TEHA-GII 2025, emergono differenze significative per l’Italia. L’area in cui il Paese performa peggio è il capitale umano, dove si posiziona al 36° posto su 47 con 3,30 punti, ben distante dai paesi sul podio: Svezia, Danimarca e Corea del Sud con 7,82, 7,22 e 7,10 punti rispettivamente. Anche per quanto riguarda la presenza di ecosistemi innovativi, categoria dove i primi paesi a occupare il podio sono Singapore, Estonia e Finlandia, l’Italia occupa una posizione più arretrata, al 30° posto. Tuttavia, si registra una performance più promettente per l’efficacia complessiva dell’ecosistema innovativo, dove l’Italia si colloca al 7° posto. Questa differenza nei risultati sottolinea la complessità del panorama dell’innovazione italiana e suggerisce aree di miglioramento per potenziare ulteriormente il suo ruolo nell’ecosistema globale dell’innovazione.

Figura 2 – Panoramica dei Paesi leader nelle cinque dimensioni dell’Indice TEHA – Global Innosystem 2025. Fonte: Elaborazione TEHA Group, 2025.

Eccellenze e aree critiche dell’ecosistema italiano dell’innovazione

L’ecosistema italiano dell’innovazione si distingue per alcune eccellenze. Innanzitutto, la qualità della ricerca accademica, misurata dal numero di pubblicazioni per cento ricercatori, vede l’Italia al secondo posto con 80,6 documenti pubblicati ogni 100 ricercatori, seconda solamente alla Svizzera con 96,5 pubblicazioni ogni 100 ricercatori (nel periodo 1996-2024).

Un risultato che ha sicuramente a che fare con la qualità dei ricercatori italiani. Il nostro Paese si classifica infatti 7° al mondo e 2° in UE per numero di ricercatori nella top 2% dei più citati a livello mondiale.

L’Italia ottiene ottimi risultati anche nel tasso di successo delle domande di brevetto, dove si posiziona al 1° posto in Europa, con un tasso di successo del 76,6%, verso il 62,1% della Germania, il 60,7% della Francia e il 41,7% della Spagna.

Infine, l’Italia si posiziona al 3° posto al mondo e 1° in Europa per capacità computazionale, con 2 computer (HPC6 e Leonardo) nella top 10 mondiale dei supercomputer più potenti.

Nonostante questi punti di forza, l’ecosistema italiano della ricerca e dell’innovazione presenta alcune aree critiche che necessitano di interventi. Ad esempio, la quota di PIL destinata alla ricerca e sviluppo è solo dell’1,32%, significativamente inferiore al 3,13% della Germania e al 2,18% della Francia, e la percentuale di popolazione con educazione terziaria in Italia è del 30,61%, molto distante dal 51,89% della Francia.

Il Rapporto del Technology Forum contiene queste e altre analisi, oltre a confronti internazionali, con l’obiettivo di fornire esempi concreti e specifici di politiche e azioni volte a potenziare la capacità di innovazione dell’ecosistema italiano.

Le priorità di intervento e il potenziale del paese al 2040

L’Italia ha accumulato un forte ritardo sul fronte dell’innovazione, ma ci sono azioni concrete che, se attuate, potrebbero far scalare al nostro Paese molte posizioni. Secondo lo studio elaborato da TEHA, l’Italia potrebbe passare dal 30° al 18° posto e registrerebbe una crescita del PIL pari al +20,6% (+475,3 miliardi di dollari) nell’arco di 15 anni. È lo scenario “What If” dell’indice, in cui è stato ricalcolato l’indicatore TEHA-GII proiettandolo al 2040, ipotizzando che l’Italia implementi misure di politica economica, finanziaria, industriale e sociale volte ad allinearla alla media dei primi 5 paesi di riferimento dell’UE.

Interventi sul fronte degli investimenti in istruzione

Sul fronte degli investimenti in istruzione, l’Italia dovrebbe aumentare la spesa del 36% (ossia +35 miliardi di dollari), portandola a 132,2 miliardi di dollari e passando dal 4,22% al 5,75% di PIL dedicato. La popolazione italiana laureata , inoltre, dovrebbe crescere del 74%, toccando quota 31,3 milioni. Secondo le stime di TEHA Group, questi interventi potrebbero far salire il PIL fino al +11%.

Interventi sul fronte della spesa in ricerca e sviluppo delle imprese

Sul fronte della spesa in ricerca e sviluppo delle imprese lo scenario What-if al 2040 prevede un aumento di spesa complessiva di 43,9 miliardi di dollari (+144% rispetto alla spesa attuale), raggiungendo quota 74,3 miliardi di dollari. In particolare, la spesa in R&D delle imprese private dovrebbe aumentare di +34,5 miliardi di dollari (+195% rispetto ad oggi), superando i 52 miliardi di dollari. Tali aumenti di investimenti in R&D porteranno a un aumento del +34,6% nel numero di lavoratori impiegati nel settore R&D, del +5,3% nei ricercatori e del +28,7% nel numero dei brevetti. Con un aumento del PIL, nel lungo periodo, fino a +3,3%.

Aumento del numero dei programmatori

Per raggiungere il livello delle 5 nazioni dell’Unione Europea più innovative l’Italia dovrebbe poi moltiplicare per 2,36 volte il numero dei suoi programmatori, portandoli a 10,1 milioni e moltiplicare di 47 volte il valore dei propri unicorni, portandolo a 221,6 miliardi di dollari. L’impatto di queste misure sarebbe un aumento del PIL pari al +1,6%.

Infine, se riuscisse ad aumentare di 517,7 miliardi di dollari lo stock di investimenti esteri diretti – un valore 1,05 volte superiore all’attuale – e ad aumentare di 1,8 volte la quota di studenti internazionali che scelgono l’Italia come Paese di destinazione dei loro studi e del loro primo lavoro, il PIL potrebbe crescere fino al +4,6%.

Lo stato dell’innovazione misurata dal TEHA – Regional Innosystem Index

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Sebbene l’innovazione e la ricerca siano fenomeni globali, il loro impatto si riflette in modo tangibile a livello regionale. I territori diventano il luogo dove si manifestano e si concretizzano le dinamiche dell’innovazione, le quali influenzano direttamente lo sviluppo economico e sociale. Pertanto, comprendere le performance e le peculiarità delle diverse regioni diventa cruciale per trarre conclusioni significative sull’efficacia delle politiche di innovazione e per identificare opportunità di miglioramento e collaborazione a livello locale e internazionale.

Per questo motivo, TEHA Group ha sviluppato il TEHA – Regional InnoSystem Index (TEHA-RII), che valuta le performance dell’innovazione di 242 regioni europee attraverso l’analisi di 11 KPIs raggrupati in 4 macrocategorie: Sviluppo Economico, Capitale Umano, Talento per l’Innovazione e Infrastrutture e Tecnologie Digitali.

Il TEHA-RII 2025 mostra la regione dell’Île-de-France (Francia) in testa alla classifica con un punteggio di 6,99 (su un max di 10), seguita da Praha (Repubblica Ceca) con un punteggio di 5,80. Le tre posizioni successive sono occupate da Stockholm (Svezia), Budapest (Ungheria) e Helsinki – Uusimaa (Finlandia) con rispettivamente punteggi di 5,66, 5,33 e 5,26.

Figura 3 – TEHA Group – Regional Innosystem Index 2025: Calissifica delle top 50 Regioni Europee (punteggio da 1 a 10). Fonte: Elaborazione TEHA Group, 2025.

La posizione delle regioni italiane nell’analisi TEHA

Come si posizionano le regioni Italiane in questa analisi?

Nella classifica delle prime cinquanta regioni, due regioni italiane si sono assicurate una posizione: la Lombardia, che si colloca al 13° posto con un punteggio di 4,61, e il Lazio al 34° posto con un punteggio di 3,76.

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Allargando la prospettiva alle top 100 regioni europee troviamo l’Emilia-Romagna al 51° posto con 3,35 punti, il Veneto al 73° posto con 2,97 punti, la Toscana al 75° posto con 2,94 punti e il Piemonte al 96° posto con 2,80 punti.

Figura 4 – Classifica delle Regioni Italiane secondo il TEHA-RII 2022 e 2025. Fonte: elaborazioneTEHA Group, 2025.

Un aspetto significativo della performance delle regioni italiane è la netta disparità tra le regioni del Nord e del Sud, evidenziata dal fatto che le regioni meridionali si collocano tutte nella seconda metà della classifica a causa della significativa differenza nelle performance in termini di innovazione tra le due aree del Paese.

Le proposte per l’ecosistema italiano della ricerca e dell’innovazione

Dopo aver analizzato le attuali performance e il potenziale dell’ecosistema dell’innovazione in Italia e grazie al confronto con alcuni top business leader, TEHA ha elaborato 8 proposte da cui è necessario partire per sostenere l’ecosistema italiano dell’innovazione, così da orientare le scelte dei policy maker e dei principali stakeholder.

Le prime tre proposte fanno riferimento all’area strategia “Rafforzamento del Capitale Umano e delle competenze nell’ecosistema”:

  • Introdurre il coding come competenza di base, al pari di italiano, inglese e matematica, lungo tutto il percorso scolastico, a partire dalla primaria. La proposta prevede curricula progressivi, formazione docenti, indicatori pubblici di diffusione e partnership strategiche con le aziende tecnologiche per fornire piattaforme educative intuitive, accessibili e interoperabili.
  • Definire una Strategia Nazionale STEM per colmare il gap di competenze in Italia. Il nostro Paese registra ancora un ritardo nella formazione scientifico-tecnologica: solo il 23,5% degli studenti sceglie percorsi STEM, a fronte di una domanda in crescita. Serve una strategia strutturata che promuova una cultura scientifica e quantitativa, coordini programmi didattici, orientamento e investimenti, valorizzi il ruolo di docenti e ricercatori, e coinvolga attivamente imprese, università e territori.
  • Istituire un “Talent Attraction Package” per attrarre talenti globali ad alto potenziale. In un’economia fondata su innovazione e tecnologie strategiche, l’Italia deve attrarre non solo capitali, ma anche i “miliardari della conoscenza”: imprenditori, ricercatori ed esperti ad alta specializzazione. La proposta prevede l’istituzione di un pacchetto integrato di misure nazionali, ispirato alle migliori pratiche internazionali, volte a semplificare le procedure per l’accesso agli incentivi fiscali e introdurre canali di ingresso prioritari (fast-track) per talenti high-skilled, anche in assenza di un contratto di lavoro preesistente, su modello “Opportunity Card” della Germania.

Le successive cinque proposte fanno invece riferimento all’Area Strategica “Promozione dell’innovazione e dello sviluppo dell’ecosistema della ricerca

Semplificare la burocrazia e favorire gli investimenti per rafforzare l’ecosistema delle start-up italiane. Avviare una start-up in Italia è ancora troppo oneroso e complesso, con procedure lente, costi elevati e investimenti insufficienti rispetto ai principali Paesi europei. La proposta prevede la semplificazione della normativa, l’accelerazione del processo di unificazione delle leggi sulle start-up, e il rafforzamento degli incentivi agli investimenti e dell’accesso al capitale, attraverso il potenziamento delle agevolazioni fiscali per gli investitori e la semplificazione delle procedure per le istituzioni pubbliche che investono in start-up.

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Istituire un “One Stop Shop per la Ricerca Sperimentale” per semplificare le autorizzazioni e accelerare l’innovazione. La capacità di testare nuove tecnologie e trasformare la ricerca in applicazioni industriali è un fattore chiave di competitività. In Italia, sperimentare richiede tempi lunghi e procedure complesse. La proposta prevede la creazione di un ente coordinatore unico, con un mandato chiaro di coordinamento interministeriale, per la gestione delle richieste di sperimentazione tecnologica.

Rafforzare la collaborazione tra industria e accademia e aumentare la retribuzione dei ricercatori PhD. In un contesto di crescente domanda di competenze tecnico-scientifiche, i dottorati industriali rappresentano uno strumento strategico ma ancora sottoutilizzato. La proposta mira a renderli più efficaci attraverso la semplificazione e la standardizzazione delle procedure di attivazione, e sottolinea la necessità di aumentare la retribuzione dei dottorandi industriali, che in Italia resta inferiore rispetto a Paesi benchmark come Germania e Francia.

Pacchetto Attrazione R&D: offrire stabilità e certezza di lungo periodo alle imprese che investono in Italia. L’Italia investe in ricerca e sviluppo solo l’1,32% del PIL, con una quota privata ancora limitata. Per rafforzare la competitività e attrarre investimenti high-tech, la proposta prevede un piano strategico di lungo termine, incentivi stabili, norme chiare, sostegno a progetti collaborativi che collegano le imprese alle loro filiere strategiche e misure fiscali per attrarre capitale umano qualificato.

Rafforzare il trasferimento tecnologico in Italia. Il trasferimento tecnologico italiano è frammentato e sotto-dimensionato: il 69% dei Technology Transfer Offices (TTO) ha meno di cinque addetti, mancano figure professionali dedicate e una governance nazionale coordinata. La proposta prevede investimenti nella crescita strutturale dei TTO, percorsi formativi ad hoc, semplificazione normativa, incentivi per la valorizzazione della proprietà intellettuale anche nella carriera accademica e il sostegno a modelli peer-to-peer capaci di connettere ricerca, impresa e territori.



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