Il FONDISS continua ad aumentare in termini di iscritti e di contributi versati, beneficiando della crescita del sistema economico sammarinese degli ultimi anni. In parallelo, anche il rendimento per i singoli iscritti, determinato dal valore delle quote possedute nelle loro posizioni individuali, è aumentato arrivando nel 2024 al 3,79%. Si tratta del miglior risultato di sempre, in aumento rispetto al precedente, quel 2,95% raccolto nel 2023, dopo anni di rendimenti abbastanza contenuti. In prospettiva, però, il trend positivo si fermerà già quest’anno, come preannunciato dal Comitato Amministratore durante la presentazione pubblica del bilancio 2024 lo scorso 28 maggio alla Sala Montelupo. Ci si attende infatti un “minore rendimento della gestione finanziaria, dovuto all’andamento dei mercati con tassi di interesse al ribasso, a meno che non ci siano modifiche sostanziali alle forme di investimento alle quali potrà accedere il Comitato Amministratore”. I problemi di FONDISS, come noto, sono tutti concentrati in questa frase, che può essere sintetizzata nella parola riforma, ovvero un intervento legislativo che dia finalmente slancio alla previdenza complementare sammarinese (che è obbligatoria, ndr) e le permetta di assolvere al suo scopo originale – previsto dalla legge n. 191 del 6 dicembre 2011 – di “compensare” gli effetti delle riforme pensionistiche che hanno abbassato le aspettative economiche degli attuali e futuri lavoratori. Le pensioni saranno più basse rispetto al passato (o meglio, sarà più basso il tasso di sostituzione tra l’ultimo stipendio e la pensione) e il FONDISS dovrebbe ridurre tale effetto. Il condizionale è legato appunto agli interventi necessari, che da anni sono sul tavolo dei vari Governi e che si auspica vengano predisposti e attuati al più presto. Come del resto ha sollecitato anche l’attuale Comitato presieduto dal Dott. Fabrizio Lonfernini.
LA CRESCITA NEI NUMERI
Come noto, FONDISS è un fondo basato su un sistema di finanziamento a capitalizzazione che consiste per ogni iscritto nella creazione di un conto individuale in cui confluiscono i versamenti contributivi (attualmente il 4% suddiviso equamente tra lavoratore e datore di lavoro) sotto forma di quote. Il valore della quota viene regolarmente aggiornato ed è direttamente legato all’aumento del patrimonio netto, per cui incidono positivamente l’aumento degli aderenti e dei contributi, ma anche ovviamente la rendita della gestione finanziaria (che vedremo nel capitolo successivo). Il numero degli iscritti totali è costantemente salito nel tempo, anche perché si tratta di un istituto relativamente giovane e obbligatorio per tutti i lavoratori (compresi coloro i quali al tempo dell’entrata in vigore a fine 2011, non avevano ancora compiuto 50 anni), che statisticamente sono cresciuti in questi anni, raggiungendo il numero di 43.005 nel 2024. Di questi, però, solamente 27.838 sono attivi, ovvero che hanno effettuato almeno un versamento nell’ultimo anno: gli altri, evidentemente, hanno smesso di lavorare o hanno smesso di lavorare a San Marino, perché molti – anzi la maggioranza degli iscritti da due anni a questa parte – sono lavoratori frontalieri, ben 22.347.
Allo stesso modo, complice l’aumento dei lavoratori ma anche degli stipendi determinati in primis dai rinnovi contrattuali, sono aumentati anche i contributi versati: 30.891.427,50 di euro nel 2024 contro i 28.827.042,27 di euro del 2023, a conferma di un trend in costante crescita dal 2015 a oggi eccezion fatta per il 2020 a causa del Covid.
Questo ha portato, nel bilancio 2024, l’attivo netto destinato alle prestazioni a 234.820.862 euro, in netta crescita rispetto ai 205.162.754 euro dell’anno precedente.
LA GESTIONE FINANZIARIA E I SUOI LIMITI
Se la crescita degli iscritti e dei contributi versati è sostanzialmente in linea con quella registrata negli anni precedenti, il risultato della gestione finanziaria è stato il migliore degli ultimi esercizi, dovuto ovviamente al fatto che i tassi di interessi concessi sugli investimenti sono stati molto più alti del passato, ma non così alti da potersi misurare con il mercato internazionale. Questo perché, come rimarcato dal Comitato Amministratore, è possibile investire esclusivamente in depositi a termine presso gli istituti bancari sammarinesi e legandosi, di fatto, al tasso di interessi che questi possono concedere. Tecnicamente si crea inoltre quella “concentrazione del rischio” che sarebbe invece opportuno evitare e che si potrebbe evitare facilmente, visto che una delibera dello stesso Comitato Amministratore del 2020 aveva prudentemente revisionato la politica di investimento diversificando tra 70% Monetari, 10% Obbligazioni Governativo, 15% Obbligazioni Corporate e 5% Azionario. Tale asset allocation strategica “attualmente non è applicabile a causa della mancata modifica della legge 191/2011”, si legge nella relazione al bilancio.
LE PROSPETTIVE TRA PENSIONATI E RIFORMA
Un problema, ma anche un’occasione persa, perché il volume totale degli investimenti è arrivato al 30 aprile a quasi 241 milioni di euro, per i quali è atteso un rateo di 5.768.994,11 euro spalmato nelle diverse scadenze del 2025. Si tratta di un patrimonio importante, su cui si potrebbero costruire investimenti a lungo termine con rendimenti ben superiori. Anche perché il patrimonio del FONDISS è destinato teoricamente ad aumentare ancora: il trend dell’occupazione, infatti, nonostante un generale rallentamento dell’economia sammarinese, è ancora positivo e il 2025 dovrebbe mantenersi su livelli molto alti. In aggiunta a questo, alcuni contratti di settore non sono scaduti (vedi Industria e Artigianato) quindi garantiranno gli aumenti previsti per migliaia di lavoratori e, di conseguenza, anche dei contributi versati. In prospettiva, inoltre, grazie all’ultima riforma pensionistica, dopo l’innalzamento delle aliquote contributive del Primo Pilastro dell’ISS, da gennaio 2026 scatteranno i “ritocchi” alle aliquote del FONDISS, che dall’attuale 4% totale tra lavoratori e datori di lavoro passerà nel giro di qualche anno ad un totale del 7%.
In teoria aumenterà anche il patrimonio, ma questo dipende anche dalle uscite, che iniziano ad essere particolarmente onerose: le anticipazioni, ad esempio, sono aumentate parecchio complice il fatto che per richiederle occorreva essere iscritti al FONDISS almeno da 8 anni e il 2024 è stato l’anno in cui scadeva questo limite per chi c’era dall’inizio. Ma soprattutto c’è stato un grande aumento delle erogazioni della prestazione pensionistica, che ha superato i 4 milioni di euro (per la precisione 4.461.612,79 euro), a causa della mancata regolamentazione dell’erogazione sotto forma di rendita: ciò comporta che venga erogata in forma di capitale e questo, all’aumentare degli anni di contributi di coloro i quali andranno in pensione, significa per il FONDISS un esborso sempre maggiore, che potrebbe diventare insostenibile.
La riforma non c’è ancora e questo resta solo un auspicio, anche se una bozza ha già iniziato a circolare e qualche segnale positivo sembra sia arrivato in questi ultimi mesi. I numeri confermano, anno dopo anno, come il FONDISS sia in grado di crescere in termini di valore, ma anche quanto potrebbe essere utile come strumento se fosse messo nelle condizioni di diventarlo effettivamente e operativamente.
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