L’Ance è impegnata in maniera strutturale e continuativa nella prevenzione e nel contrasto della corruzione e delle infiltrazioni criminali nei circuiti economici. Ha messo in campo numerosi strumenti, dal Codice Etico a quello di Comportamento, fino ai Protocolli di legalità, che hanno ottenuto risultati significativi. Lo ha ribadito il delegato dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, Vincenzo Bonifati, davanti ai deputati e senatori della Commissione Antimafia. Nel corso dell’audizione, non solo ha offerto un quadro della situazione e degli impegni già assunti, ma ha anche presentato le proposte e le posizioni dell’Associazione per rendere ancora più efficaci le norme e gli strumenti già operativi.
WHITE LIST
L’Ance ha sempre creduto nella validità del sistema delle white list, considerandole un efficace strumento di lotta e prevenzione contro le infiltrazioni criminali nell’economia. Inoltre, ha ricordato Bonifati, “per anni ha portato avanti un’intensa azione nei confronti del decisore pubblico affinché l’istituto trovasse un’adeguata collocazione nell’ordinamento giuridico”.
RATING DI LEGALITÀ
Positivo anche il giudizio sul “rating di legalità”, che mira a incentivare le imprese a dotarsi di sistemi di governance e controllo delle scelte aziendali orientati al rafforzamento dei presidi di legalità. Tuttavia, nella consapevolezza dell’importanza di tale strumento, l’Associazione ritiene necessario eliminare la soglia minima dei 2 milioni di euro di fatturato per poter accedere al rating.
INTERDITTIVE ANTIMAFIA
Il sistema delle interdittive antimafia ha rappresentato, negli ultimi anni, uno strumento fondamentale per arginare i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in settori strategici dell’economia, in particolare negli appalti pubblici. Tuttavia, ha sottolineato il vicepresidente dell’Ance, “nonostante i risultati conseguiti, non sono mancati casi in cui tali misure hanno avuto conseguenze rilevanti anche per imprese non direttamente coinvolte in attività illecite, che si sono trovate a fronteggiare gravi difficoltà operative a seguito dell’adozione del provvedimento prefettizio”. Per rendere più efficace l’azione di prevenzione, riducendo al contempo gli effetti sproporzionati delle misure in questione, “potrebbe essere opportuno intervenire sul piano procedurale, assicurando maggiore trasparenza e flessibilità nelle valutazioni”.
CONTROLLO GIUDIZIARIO DELLE IMPRESE
Importante anche il tema delle interdittive antimafia e del rapporto con l’istituto del controllo giudiziario delle imprese. Attualmente, infatti, non è previsto un termine massimo entro il quale il Prefetto, una volta cessato il controllo giudiziario, debba attivarsi per rivedere l’interdittiva antimafia, rilasciando la relativa liberatoria ove non siano sopraggiunti nuovi elementi che ne giustifichino il mantenimento. Si apre, dunque, per le imprese un periodo temporale indefinito e molto critico. Per l’Associazione, è necessario avviare una riflessione sul rapporto tra l’istituto del controllo giudiziario delle imprese, disciplinato dall’articolo 34-bis del Codice Antimafia, e il processo di ritorno in bonis delle aziende sottoposte a tale misura, attraverso il rilascio di un’informazione liberatoria da parte del Prefetto, coerente con il termine di ultimazione del controllo “commissariale”.
IL RISCHIO CAVE
Le cave rappresentano un settore economico strategico, fondamentale per l’approvvigionamento di materiali da costruzione come ghiaia, sabbia e pietre. Tuttavia, proprio per la loro rilevanza e per le ingenti somme di denaro che ruotano attorno a queste attività, sono divenute terreno fertile per le infiltrazioni mafiose. Bisogna considerare, ha ricordato il rappresentante dell’Ance, che per l’approvvigionamento di alcuni materiali necessari alla realizzazione degli appalti (come bitume o calcestruzzo), le imprese devono necessariamente ricorrere a fornitori situati entro un raggio limitato dal cantiere. La proposta dell’Associazione è di procedere al censimento delle cave effettivamente attive, verificandone anche il titolare effettivo e il beneficiario economico.
LINEE GUIDA SUI PROTOCOLLI
Nel campo degli appalti pubblici, si registra sul territorio nazionale la diffusione di numerosi protocolli che, sebbene condivisibili nelle finalità, vengono spesso stipulati senza il coinvolgimento delle imprese o delle associazioni di categoria, imponendo ai partecipanti alle gare l’accettazione preventiva di clausole contrattuali talora eccessivamente onerose. I contenuti di questi protocolli possono variare sensibilmente da un territorio all’altro, con conseguente disomogeneità. Questo non favorisce i principi di certezza del diritto e massima concorrenza. “Per questo motivo – pur condividendo pienamente l’obiettivo di rafforzare gli strumenti di contrasto all’illegalità – l’Ance auspica l’avvio di un confronto volto alla predisposizione di linee guida per la sottoscrizione dei protocolli negli appalti pubblici”.
COSTI DELLA LEGALITÀ
Il Codice dei contratti pubblici prevede la remunerazione dei costi per l’attuazione di misure di prevenzione e repressione della criminalità e delle infiltrazioni mafiose. Questa previsione, seppur meritoria, è tuttavia limitata agli appalti affidati al contraente generale, una tipologia specifica e residuale, tipicamente legata alle grandi opere infrastrutturali. L’Ance ritiene auspicabile l’estensione generalizzata di tale previsione a tutte le procedure di gara pubblica, indipendentemente dall’importo o dalla modalità di affidamento.
PROTOCOLLI DI LEGALITÀ MGO
I Protocolli di legalità per le Grandi Opere (Protocolli MGO) sono stati introdotti in Italia a partire dai primi anni 2000, con una significativa accelerazione dopo il D.P.C.M. 18 ottobre 2011, che ha stabilito le prime linee guida organiche per l’adozione di tali strumenti nei cantieri strategici. L’Ance ne condivide senz’altro le finalità. Al contempo, ritiene opportuno avviare un percorso di aggiornamento, volto a rendere più efficienti le modalità di tracciamento dei flussi finanziari, anche alla luce delle nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale applicata al procurement.
ESCLUSIONE DALLE GARE E IMPRESE SOTTOPOSTE A SEQUESTRO
Sebbene la norma persegua la salvaguardia della continuità aziendale e la tutela dei livelli occupazionali, essa determina un impatto rilevante sull’equilibrio concorrenziale tra operatori economici. In particolare – sottolinea l’Ance – si configura il rischio di un’alterazione delle dinamiche competitive, riconducibile a una forma di “concorrenza sleale pubblica”, con possibili profili di contrasto con la normativa europea in materia di appalti e concorrenza. Occorrerebbe valutare l’opportunità di applicare la deroga in modo limitato, sia per quanto riguarda la durata che le finalità, al fine di garantirne il carattere eccezionale e transitorio.
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