Il percorso delle azioni tedesche dall’inizio dell’anno è impressionante: mentre i titoli globali[1] crescono del 2,7% il DAX mette a segno un rialzo del 22%, ben superiore a quello delle azioni europee già al + 10,7%.
Da alcuni mesi tutto sembra deporre a favore della borsa tedesca: un nuovo Cancelliere conservatore, favorevole a priori agli investitori ancorché con moderazione poiché eletto alla guida di un’ampia coalizione – la configurazione ideale per i mercati; una riforma storica delle regole di bilancio, sostenuta da un consenso insolito nel Paese, che permette di stimolare l’economia attraverso il debito; un gigantesco piano di sostegno alla spesa militare e infrastrutturale, incoraggiato dall’Unione Europea; infine, la volontà politica di sostenere gli investimenti produttivi a lungo termine, come dimostra il progetto sulla fiscalità delle imprese presentato lo scorso 4 giugno che dovrebbe consentire di abbassare l’aliquota fiscale a carico delle società tedesche di 5 punti entro il 2032.
Ma la Germania è davvero la nuova America? I flussi di capitali faranno straripare il Reno così come hanno alimentano la Silicon Valley per interi decenni? Una prospettiva idilliaca, questa, che potrebbe essere ridimensionata da alcuni venti contrari.
Innanzitutto, il piano di riduzione della fiscalità sulle imprese non è gigantesco. Corrisponde a 46 miliardi di euro entro il 2029, pari a poco meno dell’1% del PIL in quattro anni, e non trasformerà radicalmente il panorama economico. Il piano di nuove spese militari e infrastrutturali è decisamente più significativo in quanto ammonta a circa 1.000 miliardi in 12 anni, anche se i suoi effetti tangibili dovrebbero iniziare a manifestarsi non prima del 2026. Nel frattempo, le previsioni di crescita economica rimangono molto cupe: un modesto 0,1% nel 2025 secondo il consenso Bloomberg al termine di due anni leggermente negativi e la previsione di un 1,1% nel 2026. Non si tratta certo di un’impennata, anche se le previsioni potrebbero – per una volta – essere riviste al rialzo.
La Germania dovrà inoltre fare fronte alla guerra commerciale condotta dagli Stati Uniti, gravata da una condizione di particolare debolezza: la sua struttura economica, molto sensibile al commercio mondiale vista la quota delle esportazioni nel reddito delle sue imprese. Il vento contrario sarà notevole se si considera lo stato di fragilità delle prospettive di crescita mondiale indotto dalle misure statunitensi.
Il mercato tedesco, infine, ha fortemente beneficiato di due settori, a scapito degli altri: i beni strumentali, tra cui Rheinmetall e Siemens Energy, e SAP, il gioiello tecnologico del Paese. Ma questi titoli sono diventati ormai molto costosi. Dopo un aumento del 205% dall’inizio dell’anno (e del 2400% in 5 anni!) Rheinmetall scambia a più di 60 volte gli utili per azione previsti nel 2025 secondo il consenso Bloomberg, contro 17 volte gli utili per il DAX. Quanto a Siemens Energy, è cresciuta quest’anno del 77% e scambia all’incirca allo stesso prezzo rispetto agli utili di Rheinmetall. Sembra difficile poter sorprendere in positivo con questo livello di valutazione ma l’impatto di una delusione sarebbe significativo.
Ciò detto, le grandi capitalizzazioni non costituiscono l’intero listino del Paese e le piccole imprese presentano dei vantaggi. Sebbene siano cresciute quest’anno del 25%, su un orizzonte temporale di 5 anni sono ancora molto in ritardo rispetto alle grandi. Meno esposte alle fluttuazioni del commercio mondiale, ma sostenute anche dai piani di rilancio interni, potrebbero registrare degli andamenti molto favorevoli nei prossimi trimestri, a patto che si venisse a creare un circolo virtuoso di fiducia.
La posizione dell’attuale governo sarà fondamentale per mantenere l’entusiasmo tornato di recente nel Paese. Se ci riuscirà, come finora, potrà raccogliere i frutti di un nuovo orientamento, ancorché parziale, dei flussi tradizionalmente orientati verso gli Stati Uniti, mentre altri Paesi europei sono impantanati nelle loro difficoltà di bilancio. I primi segnali sono incoraggianti.
Dopo l’ora della Silicon Valley, è giunta quella della “Metall Valley” sul Reno?
Rédaction achevée le 06.06.2025, Alexis Bienvenu, Gérant, La Financière de l’Échiquier (LFDE)
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[1] Al 5 giugno, con copertura in euro
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