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Consorzio Vini DOC a rischio chiusura, appello alla responsabilità del presidente Profumo


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A un anno dal suo quarantesimo compleanno – fu costituito nel 1986 – l’annunciata uscita dalla compagine dei soci della Cantina di Vicobarone mette in serio pericolo la sopravvivenza del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Piacentini. Secondo il sito istituzionale (collipiacentinidoc.it) sono oggi 78 le aziende che fanno parte del cartello di imprese del territorio che vigila su norme e regole per la tutela e la valorizzazione delle produzioni a Denominazione di Origine Controllata. Formalmente la Cantina di Vicobarone, con i suoi circa 160 soci viticoltori, ne risulta ancora parte, ma solo fino a fine anno perché la nuova dirigenza, guidata dal dicembre scorso da Alessandro Braghieri, ha già comunicato al Consorzio la propria intenzione di disdettare l’iscrizione e uscire di scena. Il che minerebbe fatalmente la rappresentatività del Consorzio, già abbandonato nel corso degli anni da altre importanti aziende come la Cantina sociale Valtidone e più recentemente le cantine Bonelli e Manzini, portandola sotto i limiti minimi di legge per poter continuare a svolgere il proprio ruolo istituzionale. «Non usciamo a cuor leggero o per difficoltà economiche – precisa il presidente Braghieri – è una decisione molto sofferta, con la quale abbiamo voluto dare uno scossone a una situazione sempre più incancrenita. Da anni Vicobarone continua a metterci la faccia e i soldi per tenere in piedi il Consorzio mentre altri se ne fregano! Non è più accettabile. Quindi dal 1° gennaio 2026 noi siamo fuori, ma attenzione, prontissimi a rientrare se altre cantine importanti faranno la stessa scelta». Il presidente del Consorzio Marco Profumo fa invece appello alle cantine fuoriuscite invitando “con forza le grandi società cooperative e tutti gli operatori privati a una riflessione e a un’assunzione di responsabilità comune. Non è sostenibile che solo pochi sostengano lo sforzo e l’impegno di cui beneficiano tutti. Ricordo a tutti, infine, il grande valore dei nostri vigneti e vini per l’intero settore commerciale e turistico della provincia piacentina, invitandovi a condividerne con orgoglio l’appartenenza e l’importanza, proprio come facciamo noi ogni giorno”.

ADDIO ALLE DOCG / Ma non è il solo problema a cui dovrà far fronte il comparto piacentino del vino. È infatti fortemente a rischio, a prescindere dalle sorti del Consorzio, anche la progettata riorganizzazione della piramide qualitativa dei vini piacentini, partita ormai tre anni fa e che sembrava prossima al traguardo stante il dichiarato, imminente raggiungimento del numero di firme necessarie per avviare l’iter richiesto dalla Regione per autorizzare la DOCG, che avrebbe dovuto interessare l’attuale Gutturnio Riserva, la versione ferma e quella passita della Malvasia di Candia aromatica.  L’ottimistico conteggio pubblicato qualche mese fa si scontra con un sopravvenuto inasprimento delle regole a cui occorre attenersi per la creazione di una Denominazione di Origine Controllata e Garantita, che avrebbe spiazzato completamente i proponenti allontanando considerevolmente la linea d’arrivo di quella che avrebbe dovuto essere l’occasione di un importante salto di qualità, non solo di sigle, ma di identificabilità delle nostre bottiglie.



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