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Insurance Review | AGRICOLTURA, ALLA RICERCA DI MERCATO


Tante soluzioni, tra polizze agevolate e parametriche, ma il livello di penetrazione assicurativa in Italia resta scarso: come emerso nel corso di una tavola rotonda, servirà un cambio di passo culturale per garantire la gestione e il trasferimento del rischio nello scenario del cambiamento climatico

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L’agricoltura si conferma uno straordinario laboratorio di sperimentazione e innovazione per il mercato assicurativo. Lo è stato nel passato più remoto del settore, praticamente agli albori dell’industria delle polizze, quando sorsero le prime compagnie specializzate nella copertura dei danni da grandine. Lo è stato più recentemente negli anni della predisposizione in Italia di forme di partenariato fra pubblico e privato per la gestione del rischio in un mercato cruciale per l’intera economia nazionale. E lo è ancora oggi con l’elaborazione e lo sviluppo di polizze parametriche a tutela delle diverse produzioni agricole. È difficile trovare un altro ambito di business che negli anni (anzi nei decenni, addirittura nei secoli) abbia potuto beneficiare di una simile evoluzione dell’offerta assicurativa. Eppure, la diffusione di polizze agricole in Italia resta bassa, pressoché inesistente in alcune aree del territorio nazionale: si stima che solo il 10% delle imprese del settore abbia stipulato una copertura assicurativa sulla propria produzione. “Al Centro-Sud i livelli di penetrazione assicurativa sono decisamente bassi”, ha esordito senza troppi mezzi termini Riccardo Garrione, presidente di Coordifesa, nelle battute iniziali di una tavola rotonda dedicata proprio al contributo che le polizze parametriche possono offrire al settore agricolo in Italia.

Al vertice della società nazionale dei consorzi di difesa di Confagricoltura, Garrione si è focalizzato soprattutto sul meccanismo di agevolazione che garantisce un contributo pubblico per le imprese agricole che sottoscrivono una polizza assicurativa. “Il sistema non ha funzionato”, ha commentato. “Il contributo dello Stato – ha proseguito – ha assunto un valore assistenziale, pertanto non è un incentivo per le imprese ad assicurarsi”.

IL BISOGNO DI ASSICURAZIONE

E pensare che mai come oggi ci sarebbe probabilmente bisogno di soluzioni per il trasferimento del rischio in agricoltura. “Negli ultimi dieci anni in Italia si sono verificati eventi che non hanno precedenti nella storia del nostro paese: si pensi alla gelata del 2017, alle tempeste convettive del 2023 o alla siccità dello scorso anno”, ha osservato Daniele Caceffo, head of agriculture di Generali Italia.

Di fronte a un simile scenario, la risposta del singolo non basta. “È necessario un approccio olistico, che preveda una partnership ancora più stretta fra pubblico e privato e, soprattutto, l’adozione di una logica di complementarietà degli strumenti che sono attualmente a disposizione del mercato”, ha osservato. Poi chiaramente serve uno sforzo maggiore dei professionisti delle polizze nell’allineare l’offerta alle esigenze del mercato. “Dobbiamo riflettere anche sull’adeguatezza delle nostre soluzioni, visto che dobbiamo confrontarci con un mercato in cui – ha aggiunto – l’80% delle aziende dichiara un fatturato inferiore ai 50mila euro all’anno”. 

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Da sinistra: Ilaria Gigante, head of product & proposition development di Zurich Italia; Riccardo Garrione, presidente di Coordifesa; Maurizio Cappiello, amministratore delegato di Acrisure Agricolture e Acrisure Agriservices; Maria Rosa Alaggio, direttore di Insurance Review; Daniele Caceffo, head of Agriculture di Generali Italia; e Ezio Bozzato, responsabile sviluppo iniziative Agricoltura di Reale Mutua 

© Valeria Beltrami

LO SVILUPPO DI POLIZZE PARAMETRICHE

L’impegno delle compagnie nel rinnovamento dell’offerta, in ogni caso, non è mancato. E moltissimo è stato fatto proprio nell’elaborazione e nel lancio di polizze parametriche. Ilaria Gigante, head of product & proposition development di Zurich Italia, ha portato l’esempio del percorso intrapreso dalla compagnia con xFarm Technologies. “Siamo partiti nel 2022 ponendo la nostra attenzione su dati, tecnologie, ascolto della clientela e il proposito iniziale di orientarci non sul tradizionale indennizzo del danno alla resa, ma sui costi aggiuntivi che un imprenditore agricolo è chiamato a sostenere in caso di evento avverso”, ha spiegato. “Abbiamo quindi adottato un approccio learning by doing che ci ha consentito di lanciare un primo prodotto su poche colture con una bassa esposizione al rischio, per poi – ha proseguito – estendere gli ambiti di garanzie e metterci nelle condizioni di proporre in futuro soluzioni che coprano anche il danno alla resa agricola”.

Reale Mutua è invece partita con una sperimentazione su un’assicurazione parametrica dedicata alle fitopatie dell’uva da vino. “Il test è andato bene e nel 2024 abbiamo deciso di estendere la soluzione ad altre patologie della coltura”, ha detto Ezio Bozzato, responsabile sviluppo iniziative agricoltura di Reale Mutua. “Al momento stiamo analizzando le potenzialità di altri ambiti di protezione, cercando di individuare – ha aggiunto – altri eventi avversi che possano essere facilmente quantificati attraverso un parametro, il tutto secondo un modello scientifico capace di stabilire una connessione con il danno probabile alla coltivazione”. 

UN CAMBIO DI PASSO CULTURALE

Polizze tradizionali, poi polizze agevolate, adesso anche polizze parametriche: a ben guardare, sono molte le soluzioni assicurative che compongono il catalogo di offerta destinato alle aziende agricole. Eppure, come visto, il livello di copertura resta scarso. Secondo Maurizio Cappiello, amministratore delegato di Acrisure Agricolture e Acrisure Agriservices, quello che manca è un cambio di passo culturale. “C’è un po’ di resistenza al cambiamento, alla tecnologia e all’innovazione”, ha commentato.

Cappiello non ha nascosto i problemi dettati dalla normativa o dalla difficoltà di reperire parametri certi e attendibili che possano consentire di sviluppare soluzioni utili ed efficaci. L’ostacolo principale è dato tuttavia dalla necessità di “riuscire a trasmettere all’imprenditore agricolo tutta l’utilità di un risarcimento veloce che una polizza parametrica può garantire: magari – ha detto – servirà un passaggio intermedio, con prodotti più semplici che non spaventino il cliente e possano gradualmente introdurlo in questa nuova area del mercato”. In caso contrario, il rischio è che si ripeta quanto visto nell’ambito dell’assicurazione per le catastrofi naturali, in cui “c’è voluto un obbligo di legge per spingere le imprese ad assicurarsi”.

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© Valeria Beltrami

SOLUZIONI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO

Anche Garrione si è soffermato a lungo sulla necessità di un cambio di passo culturale che possa incentivare la domanda di soluzioni assicurative. “Occorre fare formazione, ma ancor prima è necessaria un’opera di informazione per illustrare alle aziende le soluzioni messe a disposizione dalle compagnie e, nel caso delle polizze parametriche, spiegare che cos’è un oracolo o un parametro”, ha affermato. Poi, ha proseguito, “serve la capacità di mettere insieme tutta l’offerta e di predisporre un piano di coperture che lavorino in sinergia fra loro e che possano in questo modo essere portate all’attenzione dell’ente pubblico per ricevere l’agevolazione di cui il settore agricolo ha comunque bisogno”.

Già, perché non basta un’assicurazione per contrastare il rischio che le imprese agricole sono oggi chiamate a sostenere al tempo del cambiamento climatico. “La semplice gestione passiva del rischio non è più sufficiente per il settore agricolo”, ha commentato Bozzato. “Grazie a una partnership quasi decennale con Confagricoltura, abbiamo realizzato uno strumento, che abbiamo chiamato AGRIcoltura100, che si propone proprio – ha aggiunto – di monitorare la sostenibilità delle imprese del settore agricolo e le misure che hanno adottato per la prevenzione e la gestione del rischio”.

UNO SFORZO DI FORMAZIONE E SEMPLICITÀ

Il tema, come detto, resta soprattutto culturale. E richiederà l’impegno di tutti per giungere a un chiaro ed efficace sistema di gestione del rischio in agricoltura. “Come intermediari sentiamo molto questa responsabilità”, ha commentato Cappiello. “Acrisure ha da poco creato un polo dedicato all’agricoltura a Roma per sviluppare e rafforzare la nostra offerta, con l’ambizione di accompagnare le imprese del settore in un percorso completo di formazione e informazione: non sarà un percorso facile – ha aggiunto – ma lavoreremo fin da subito per raggiungere il nostro obiettivo”.

Per Caceffo serviranno soprattutto tre elementi: semplicità, sburocratizzazione e digitalizzazione. In merito a quest’ultimo punto, il manager ha evidenziato che “il settore agricolo ha bisogno di tecnologie e scienza applicata, strumenti avanzati che possano consentire di innescare un’evoluzione dell’intero sistema”. Gigante, in chiusura, si è invece focalizzata sul valore della semplicità. “Per quanto ci siano molti giovani che stanno entrando nel settore e che mostrano un approccio più aperto alle nuove tecnologie, la stragrande maggioranza di coloro che lavorano nell’agricoltura ha più di 60 anni”, ha affermato. “È con loro che ci confrontiamo quando spieghiamo il funzionamento di una polizza in cui, dato un certo index, al verificarsi di un determinato trigger, che viene certificato da un oracolo, si ha diritto a un pay-out: forse – ha concluso – bisogna talvolta rinunciare alla complessità per garantire la trasparenza e la comprensione, adottando il linguaggio delle persone comuni”.

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