Stefano Stefanini
NewTuscia – ROMA – Il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 richiede un cambiamento profondo e sistemico che coinvolga tutti i livelli della società. Nella trasformazione necessaria per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile, i territori rappresentano non solo il luogo in cui si manifestano con più forza le sfide ad essa legate, ma anche lo spazio in cui nascono soluzioni innovative, inclusive ed efficaci.
Così esordisce nella presentazione del Rapporto il prof. Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Le città, i piccoli Comuni, le aree interne e le comunità locali diventano così protagonisti di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla coesione sociale, la giustizia ambientale e un’economia orientata al benessere delle persone e del pianeta. L’ASviS promuove da anni un’attenta analisi delle dinamiche territoriali attraverso il “Rapporto annuale sui territori”, evidenziando squilibri, fragilità, ma anche segnali di miglioramento.
In parallelo, ha ribadito il prof. Giovannini con la ricerca di “Buone pratiche territoriali”, l’Alleanza valorizza esperienze concrete che dimostrano come la sostenibilità possa tradursi in azioni capaci di generare impatti reali e duraturi. Questo documento, che illustra 125 buone pratiche selezionate su tutto il territorio dalla Commissione “Buone Pratiche” del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11, restituisce un quadro ricco di novità e testimonia come il cambiamento parta proprio dai territori.
Dalla rigenerazione urbana alla valorizzazione delle aree interne, dalla mobilità sostenibile alla gestione partecipata dei beni comuni, dalle politiche abitative inclusive all’uso intelligente delle tecnologie, il panorama che emerge è ricco e articolato, con una “biodiversità” progettuale che rappresenta un valore in sé.
Questa varietà riflette la complessità dei contesti locali e la necessità di risposte da parte delle politiche pubbliche “su misura”, costruite in modo partecipato e integrato. Un elemento comune a quasi tutte le esperienze è la dimensione collaborativa: il 93% delle iniziative include tra gli obiettivi anche il Goal 17 “Partnership per gli obiettivi”.
Reti, alleanze e partenariati si confermano ingredienti fondamentali per generare impatti significativi e le pratiche raccolte dimostrano come la cooperazione tra amministrazioni pubbliche, imprese, università, Terzo settore e cittadini rafforzi la resilienza dei territori e acceleri il percorso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Ad esempio, per Economia circolare (G12) si rilevano risultati positivi per nove Regioni/PA (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia), mentre appare piuttosto omogenea e complessivamente stabile la condizione dei diversi territori rispetto a Imprese, infrastrutture e innovazione (G9) e Città e comunità (G11). Nessuna Regione/PA presenta dinamiche positive per più di due Goal, mentre in un caso (Molise) il peggioramento tocca sette Goal, in sette Regioni sei Goal (Valle d’Aosta, PA di Bolzano, PA Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata).
Se, invece, si guarda ai livelli degli indici compositi rispetto alla media nazionale, emerge la classica disuguaglianza tra Nord e Mezzogiorno, anche se alcune Regioni del Sud presentano, per alcuni Goal (ad esempio, Energia – G7 e Vita sulla terra – G15), risultati superiori a quelli delle altre ripartizioni. Il Rapporto illustra anche la distanza di ciascuna Regione/PA da 28 dei 37 obiettivi quantitativi contenuti in strategie, piani e programmi ufficialmente adottati a livello europeo e nazionale, e presentati per il livello nazionale nel Rapporto ASviS 2024.
In estrema sintesi, guardando agli ultimi 3-5 anni, si evidenzia che:
• Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Umbria e Lazio appaiono in grado di raggiungere 11-12 obiettivi quantitativi;
• Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna ne possono raggiungere 8-9;
• gran parte delle altre Regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono in grado di raggiungere solo 4-6 obiettivi quantitativi. Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna presentano, alla luce delle tendenze degli ultimi anni, il numero maggiore di obiettivi impossibili da raggiungere.
Infine, sulla base di un’analoga analisi relativa alle Città metropolitane e, a causa di limitazioni nei dati, a 14 obiettivi quantitativi, emerge che:
• Firenze, Milano, Roma e Cagliari appaiono in grado di centrare 6-8 obiettivi;
• Torino, Genova, Venezia, Bologna, Messina e Cagliari possono raggiungerne cinque;
• Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Catania ne possono centrare solo due. Se però si osservano gli obiettivi certamente non raggiungibili, la situazione peggiore si rileva per Catania, Torino, Roma e Reggio Calabria (5-6), e per Venezia, Napoli e Palermo (4).
Le proposte dell’ASviS. Il Rapporto propone quattro aree prioritarie d’intervento:
1. Ripristino della natura nei territori: Il Regolamento europeo sulla Nature Restoration Law impone dal 2025 il blocco del consumo netto di suolo nelle città. Per attuare questo obiettivo, è necessario aggiornare la pianificazione urbanistica e idrogeologica.
2. Politiche climatiche per le città: L’UE ha selezionato nove città italiane per i Climate City Contracts (CCC), un modello replicabile in altre aree urbane. La transizione edilizia deve essere incentivata con agevolazioni fiscali e prestiti agevolati, mentre il trasporto sostenibile richiede investimenti per ridurre il tasso di motorizzazione italiano.
3. Rigenerazione urbana e politiche abitative: Serve una legge quadro nazionale per il governo del territorio, evitando frammentazioni dovute all’autonomia differenziata. Inoltre, occorre regolamentare gli affitti brevi, finanziare l’edilizia sociale e censire gli immobili abbandonati per destinarli ad alloggi.
4. Politiche per la montagna e le aree interne: La legge sulla montagna dovrebbe integrare la Strategia per le Aree Interne (SNAI), valorizzare i servizi ecosistemici e introdurre una fiscalità di vantaggio. Si propone un Programma Operativo Nazionale (PON) per la montagna nel ciclo di programmazione 2028-2034, con almeno il 20% dei fondi destinato alla coesione territoriale.
Dalla lettura sintetica delle Buone Pratiche 2024, dei dati raccolti e dai dibattiti presenti nel Paese si evince la centralità di azione culturali per favorire, accelerare e diffondere maggiormente lo sviluppo sostenibile. Con «azioni culturali» si intende fare riferimento sia ad espressioni artistiche, quali teatro, cinema, letteratura, mostre, concerti, etc. sia a percorsi di formazione rivolti a persone di tutte le età, territori ed ambiti (scolastico, lavorativo, carcerario, …). Nell’ultimo anno diverse sono state le buone pratiche nate nell’ambito dell’arte e della cultura per promuovere la sostenibilità, la giustizia sociale e l’inclusione, arricchendo mente e cuore di tutte e tutti, indispensabili fonti di energie nuove, motivazioni rigeneranti, speranze profonde e visioni condivise.
Azioni che dialogano su “frequenze diverse”, riuscendo a mobilitare anche su temi molto controversi, come ad esempio migrazioni o accoglienza. Altrettanta rilevanza assumono sia le modalità con le quali cittadine e cittadini, giovani e meno giovani sono coinvolti nella co-progettazione, sia iniziative dal basso.
Leggendo le buone pratiche comprese in questo rapporto si delinea chiaramente che le “reti per la sostenibilità” si stanno espandendo e sono il volano e moltiplicatore degli impatti economici, sociali ed ambientali generati; i segnali indicano inoltre che le reti sono anche un’evoluzione delle forme di governance, ovvero costituiscono una risposta alla necessità di gestire progetti di complessità crescente e fortemente interconnessi.
“L’Italia sostenibile sommersa” è costituita da una galassia di iniziative, progetti, comunità e territori, sintonizzati con l’Agenda 2030, che reagiscono a modelli di sviluppo “predatori”, come l’overtourism, man mano che si fa largo la consapevolezza che quei modelli non costituiscono più una strategia vincente oltre il breve termine (e per pochi peraltro).
In conclusione, si conferma la crescita “dell’Italia sostenibile” più consapevole della propria rilevanza, che agisce attraverso reti complesse, impegnata per uno sviluppo inclusivo, giusto, sano e bello.
In chiusura il Rapporto di ALleanza per lo Sviluppo Sostenibile ha condiviso vorremmo condividere due citazioni sull’importanza e sulla ricchezza che le biodiversità culturali rappresentano; parole estratte dalla lettera inviata da Papa Francesco in occasione dell’apertura di «Terra Madre» – Slow Food il 25 settembre 2024. “…Voi rappresentate una biodiversità culturale che oggi va portata in salvo.
Conoscere le vostre realtà, conoscere le vostre comunità, ascoltare le vostre istanze e le vostre preoccupazioni, permettete di acquisire un’ampiezza di vedute che allargano la nostra umanità. …
Solo abbracciando le diversità e concependole come un arricchimento, piuttosto che motivi di divisione”. “Emerge la necessità di intraprendere tutti, nessuno escluso, un percorso comune che mira verso un’ecologia integrale ed una conversione ecologica secondo cui tutto è intimamente connesso”.
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